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L’Ue deve avere una difesa comune: il messaggio del Meeting di Rimini
All’Ue servono 5400 miliardi di euro nei prossimi 6 anni per dare attuazione alla transizione verde, digitale e giusta. Serve più Europa anche nel settore della difesa
Integrazione nei settori delle telecomunicazioni, nell’energia e nei mercati finanziari. E poi in quello della difesa. Questo è quello che emerge dal Rapporto strategico sul Mercato unico europeo elaborato da Enrico Letta e illustrato nel corso del Meeting di Rimini nell’ambito del convegno “Mercato unico, euro, Pnrr: quale sviluppo economico per l’Ue?”.
PIÙ UNIONE NEL SETTORE DELLA DIFESA
I 27 paesi dell’Ue devono lavorare in vista dell’integrazione “nei tre campi presenti nel mio rapporto. Come possiamo essere sicuri se non c’è sicurezza nella connettività? Come possiamo essere sicuri se non c’è sicurezza energetica e nei mercati finanziari. Noi dobbiamo mettere la bandiera europea in quei settori non per un’ideologia ma per una convenienza. Più unione serve anche nel settore della difesa”. Indicazioni simili arrivano dall’intervento del ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto. “L’Ue deve lavorare sull’autonomia strategica: deve essere in grado di chiudere la filiera produttiva al suo interno – ha detto il ministro -. Questo è strategico e fondamentale nel settore della difesa e dell’energia. Dal 22 febbraio 2022 ad oggi è quasi scomparsa la dipendenza del nostro paese da parte del gas russo”.
DIFESA COMUNE EUROPEA: SPESI 140 MLD PER AIUTARE L’UCRAINA
Quello della difesa è un capo relativamente nuovo per l’Unione europea. A parlarne, tra i primi, fu Alcide De Gasperi, a cui il Meeting ha dedicato una bella mostra. Il politico democristiano contribuì a sviluppare l’idea della politica europea comune di difesa, ma con rammarico, come ricorda dall’ex premier Letta, la vide svanire poco prima della sua morte. “L’Ue deve essere uno strumento di difesa – ha continuato Enrico Letta -. La Comunità europea della difesa non esiste. L’Unione europea ha speso 140 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina. Con quei soldi abbiamo comprato materiale non europeo, creando posti di lavoro in Turchia, Usa e Corea del sud. Abbiamo bisogno di integrarci di più. Senza unione della difesa siamo destinati a essere una colonia degli Usa o della Cina, e non possiamo credere che sia questo il futuro dell’Europa”.
COME FARE LA TRANSIZIONE GIUSTA, VERDE E DIGITALE
Ma non è la difesa l’unica preoccupazione dell’Unione europea. “La questione più importante della prossima Commissione europea sarà dove trovare i 500 miliardi di euro l’anno che servono per finanziare la transizione giusta, verde e digitale – ha aggiunto Letta -. Noi dobbiamo fare la transizione ma dobbiamo finanziarla”. Una transizione giusta che non faccia pensare ai cittadini e ai lavoratori che i costi della transizione si riverseranno su di loro. “Nel mio viaggio ho incontrato agricoltori, di tutte le nazionalità, preoccupati di dover essere loro, in prima persona, a pagare i costi della transizione – ha continuato Letta -. Così come i lavoratori dell’industria automobilistica. La mia proposta, che ho inserito nel libro, è di unire risparmi, investimenti e intervento pubblico per finanziare la transizione. Se lo faremo la transizione si farà, viceversa andrà contro gli interessi dei suoi cittadini”.
DAL 2025 AL 2031 SERVIRANNO 5400 MILIARDI DI EURO PER LA TRANSIZIONE GREEN, DIGITALE E DI DIFESA
La BCE stima che tra il “2025 e il 2031 serviranno 5400 miliardi di euro per dare corso alla transizione green, digitale e di difesa, 400 mld arriveranno dai fondi europei, 900 da fondi nazionali e il resto fondi privati”. A snocciolare questi numeri è Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca Centrale Europea. Queste risorse dovranno essere prodotte attraverso una crescita della competitività e della produttività. “La crescita nei prossimi anni non sarà brillante perché produttività e demografia non girano alla velocità necessaria – continua Cipollone -. Secondo stime Eurostat popolazione della Ue nei prossimi 5 anni resterà intorno ai 450 milioni di persone, ma la popolazione tra 20 e 64 anni scenderà di 6 milioni e di 4 milioni le persine ancora più giovani. In tema di produttività dobbiamo riconoscere che nell’area euro, negli ultimi 30 anni, è cresciuta solo dei 2/3 rispetto agli Usa”.