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Manovra, ecco l’emendamento senza copertura
Caos in commissione Bilancio: la maggioranza approva per sbaglio un fondo con una dotazione da 450 milioni di euro per il 2023
Si sta arrivando alle vacanze di Natale con grande fatica. Oggi la Manovra arriva alla Camera dei Deputati ma anche la giornata di ieri ha offerto nuove vicende sulle discussioni e le approvazioni degli emendamenti alla legge di Bilancio.
CAOS IN COMMISSIONE BILANCIO, ECCO L’EMENDAMENTO DA 450 MILIONI DI EURO
Che cosa è successo? In commissione Bilancio, la maggioranza ha approvato per errore un fondo da 450 milioni di euro per finanziare la riduzione del disavanzo dei comuni italiani. Disavanzo, quindi, eventualmente registrato dagli enti locali a seguito dell’applicazione della disciplina legislativa in materia di contabilizzazione del fondo anticipazioni di liquidità.
L’emendamento portava la firma di Andrea Gnassi, del Partito Democratico. Una trappola? Più o meno. La norma prevedeva di dare più attenzione e sostegno agli enti pubblici e ai piccoli Comuni in termini di corretto utilizzo e applicazione dei fondi e dei progetti del Pnrr in materia di turismo e autonomia fiscale. Un aiuto ai territori, insomma. Per il governo si è trattato di un incidente di percorso, un intoppo che non intralcia quanto discusso per il resto.
“Il caos, però, nasce soprattutto dalla mancanza di coordinamento nella maggioranza”, scrive oggi sul Giornale Adalberto Signore. “Tra i partiti e anche con l’amministrazione, che non sembra aver ancora trovato una sintonia con i nuovi vertici politici. Certo, il nodo vero restano le tensioni tra alleati”. E non solo. Anche tra “Palazzo Chigi e Forza Italia, ma pure quelle tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) e il suo vice Maurizio Leo (Fdi) sulla tregua fiscale. Incomprensione che si va allargando all’interno del Carroccio, visto che il sottosegretario leghista al Mef, Federico Freni, rinfaccia a Giorgetti di essere troppo schiacciato sulla Meloni”.
ESERCIZIO PROVVISORIO VICINO?
Che succede adesso? I tempi stringono e il testo deve tornare in Commissione tardando così la discussione in Aula. Lo spettro dell’esercizio provvisorio torna in auge, anche se non troppo. Il governo, infatti, si è detto non preoccupato da questo intoppo. Perché al ritorno in Parlamento occorrerebbe la ricezione del parere della Ragioneria generale di Stato e quindi la modifica in Commissione ma, appunto, non sembra esserci preoccupazione nella maggioranza.