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Manovra, le novità sulle pensioni
Nella legge di Bilancio in arrivo +3 euro per le pensioni minime e l’anticipo a 64 anni. I dettagli
La legge di Bilancio 2025 introduce alcune novità sul fronte delle pensioni. Si tratta di interventi limitati, in quanto il governo ha più volte ribadito l’intenzione di avviare una riforma complessiva del sistema previdenziale nel corso della legislatura. Tuttavia, i vincoli di bilancio e il piano di rientro del deficit concordato con l’Unione europea lasciano poco spazio di manovra.
AUMENTO SIMBOLICO PER LE PENSIONI MINIME
Tra le misure previste, un incremento di 3 euro per le pensioni minime, che passeranno da 614,7 euro a 617,9 euro al mese. Forza Italia aveva proposto, attraverso degli emendamenti, di portare l’importo ad almeno 620 euro, ma la mancanza di coperture finanziarie ha bloccato l’iniziativa.
NUOVE OPZIONI PER L’ANTICIPO PENSIONISTICO
Una delle novità principali riguarda la flessibilità in uscita. Grazie a un emendamento della Lega, sarà possibile cumulare previdenza obbligatoria e complementare per ottenere un assegno pari a tre volte il minimo, accedendo così alla pensione a 64 anni.
Viene inoltre confermata Quota 103, che consente di andare in pensione anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, questa misura ha registrato un numero di adesioni ben al di sotto delle aspettative: secondo l’Inps, a fronte di 50.000 domande attese, ne sono arrivate appena 1.600, a causa della sua scarsa convenienza.
Un’altra misura rilevante è la detassazione del cosiddetto bonus Maroni, che premia chi decide di rimanere in servizio nonostante abbia raggiunto i requisiti per il pensionamento. I contributi a carico del lavoratore vengono infatti trasformati in un bonus esentasse.
Resta invece esclusa dalla manovra la riapertura di un semestre di silenzio-assenso per il trasferimento del Tfr alla previdenza complementare, proposta che non è stata approvata per motivi di bilancio.
LE CRITICHE DI ELSA FORNERO
L’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero ha espresso dure critiche nei confronti delle misure incluse nella manovra. In un’intervista a Repubblica ha definito le novità “una sconfessione del vicepremier Salvini”, sottolineando che la flessibilità introdotta non rappresenta una reale innovazione, ma si rifà a norme già esistenti, come quelle introdotte dalla riforma Dini nel 1995 e rafforzate con la stessa riforma Fornero nel 2011.
“Non solo questa flessibilità esisteva già, ma le nuove regole peggiorano la situazione, privilegiando maschi di età matura e lasciando fuori i più deboli: giovani e donne”, ha dichiarato. Fornero ha anche criticato l’inasprimento dei requisiti per il pensionamento flessibile: dai 20 anni di contributi attuali, si passerà a 25 anni dal 2025 e a 30 anni entro il 2030.
LA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO DURIGON
Pronta la replica del sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, il quale ha sostenuto che le nuove misure rappresentano un “cambio culturale” che permette di offrire maggiore flessibilità ai lavoratori. “Non accettiamo lezioni dalla professoressa Fornero, che con un pianto ci ha tolto sette anni di pensioni” ha puntualizzato Durigon, riferendosi alla riforma Fornero del 2011.
Il vicesegretario leghista ha inoltre sottolineato l’importanza della previdenza complementare, definendola uno strumento essenziale per garantire un futuro pensionistico adeguato, soprattutto in un contesto in cui il sistema contributivo introdotto nel 1996 porterà a pensioni più basse. “Abbiamo introdotto una norma che consente il cumulo tra previdenza obbligatoria e complementare, un passo fondamentale per sostenere i giovani e non solo”, ha aggiunto.
Infine, Durigon ha ribadito l’impegno del governo nel lavorare su altre proposte, come il meccanismo del silenzio-assenso per il Tfr, che potrebbe essere ripreso in futuro. “Siamo sulla strada giusta per migliorare il sistema previdenziale e garantire maggiore flessibilità ai lavoratori”, ha concluso.