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Manovra, perché scioperano i medici? Le ragioni in dieci punti
Dal taglio dei finanziamenti, alla riduzione dei fondi per ridurre le liste d’attesa al rinnovo dei contratti collettivi: tutte le ragioni dello sciopero dei medici del prossimo 20 novembre
Lo sciopero dei medici, previsto per il prossimo 20 novembre, rappresenta l’ennesimo capitolo di un acceso dibattito sulle risorse destinate alla sanità pubblica nella nuova Legge di Bilancio. Sul tavolo c’è il malcontento sia delle associazioni di categoria sia dei partiti di opposizione, che criticano le misure proposte, giudicate inadeguate rispetto alle promesse fatte.
Nonostante l’aumento in termini assoluti del Fondo sanitario nazionale (con un balletto tragicomico di cifre andato avanti per giorni), le stime indicano che l’impatto delle risorse potrebbe non bastare per colmare carenze storiche, aggravate dalla crescita delle liste d’attesa e dalla carenza di personale. Il Governo sottolinea l’impegno per aumentare gradualmente i fondi fino a 140 miliardi entro il 2026, ma i rappresentanti dei medici esprimono scetticismo, considerando gli interventi insufficienti rispetto al fabbisogno reale.
I DIECI MOTIVI ALLA BASE DELLO SCIOPERO DEI MEDICI
Di seguito, le 10 principali ragioni dello sciopero, così come elencate dal presidente di Cimo-Fesmed, Guido Quici:
1.Taglio ai finanziamenti promessi: dei 3,7 miliardi previsti per la sanità, solo 1,3 miliardi sono stati realmente stanziati per il prossimo anno, evidenziando un ridimensionamento dei fondi attesi.
2.Mancate assunzioni: erano state promesse 30mila nuove assunzioni per medici e personale sanitario, ma la legge non ne prevede alcuna per il 2024.
3.Riduzione dei fondi per ridurre le liste d’attesa: invece dei 200 milioni promessi per incentivare i medici a lavorare di più per ridurre le liste, si prospetta un taglio del 50% delle risorse destinate a tali prestazioni.
4.Defiscalizzazione insufficiente delle indennità: la riduzione fiscale promessa per l’indennità di specificità medica porterà ai medici solo un aumento mensile stimato in 17 euro, considerato irrisorio.
5.Prestazioni aggiuntive non supportate: mentre la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive era stata annunciata, molte strutture sanitarie rifiutano ancora di applicarla, in attesa di ulteriori chiarimenti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
6.Problemi di responsabilità professionale: sebbene fossero state annunciate riforme per tutelare i medici nelle responsabilità legali, i risultati concreti rimangono “fumosi e inefficaci”.
7.Criticità per i “medici gettonisti”: per contrastare l’uso dei medici freelance, il Governo propone contratti precari, come i Co.co.co., anziché stabilizzazioni effettive.
8.Risorse bloccate dalle Regioni: i fondi stanziati per il personale sanitario non vengono erogati direttamente, ma restano nelle mani delle Regioni, impedendo interventi rapidi.
9.Spostamento delle risorse verso il privato: le misure adottate dalla manovra sembrano favorire il settore sanitario privato, incrementando le spese che i cittadini devono affrontare per cure non disponibili nel pubblico.
10.Rinnovo dei contratti collettivi: nonostante le promesse, il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei medici procede a rilento, contribuendo alla frustrazione e insoddisfazione dei professionisti.