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Manovra: in attesa dell’Ue è scontro Upb-Tria sulla validazione del Def

Per l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) non ci sono informazioni obsolete all’origine della mancata validazione

Malgrado il via libera alla manovra da parte del Consiglio dei ministri non si placano le tensioni sia all’interno sia a livello europeo. L’ultimo scontro in ordine di tempo è quello tra l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) e il ministro dell’Economia Giovanni Tria sul nota di aggiornamento al Def. La decisione dell’Upb di non validare i numeri della Nadef è stata presa “sulla base esclusivamente delle variabili esogene e delle informazioni sulla struttura della manovra fornite dal Mef, informazioni che non si devono ritenere né parziali né obsolete”, ha precisato l’ufficio. Come dire, in sostanza, che è il Mef ad aver fornito i dati sulla base dei quali è stata effettuata la valutazione, a cui si sono aggiunte alcune variabili esterne prese in considerazione da tutti quelli che si sono occupati del controllo del documento – e cioè l’Ufficio parlamentare di bilancio e i previsori del panel Upb (CER, Prometeia, REF.ricerche) – che hanno utilizzato informazioni recenti e complete. Al contrario di quanto ha precisato il Mef pubblicando il Dpb e dando conto della mancata validazione dell’Upb.

COME NASCE LA QUERELLE

Tempi e modi della manovra, ecco dettagli e rumors“Nel Dpb 2019 pubblicato in data odierna il Governo, dando conto della mancata validazione da parte dell’Upb delle previsioni macroeconomiche programmatiche 2019, afferma sorprendentemente a pagina 6 che ‘oggetto di discussione dovrebbe essere unicamente la valutazione dell’impatto sul quadro macroeconomico della manovra di finanza pubblica, e non la misura in cui la previsione ufficiale si discosta da quelle formulate da altri analisti, pubblicate in tempi diversi e sulla base di informazioni parziali o obsolete”, ha chiarito Upb.

LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO POSITIVO DELLA MANOVRA SULLA CRESCITA REALE È RISULTATA INFERIORE A QUELLA IMPLICITA NELLA PREVISIONE DEL GOVERNO

“Al riguardo l’Upb ribadisce che la validazione delle previsioni macroeconomiche programmatiche riguarda il quadro nella sua interezza. In ogni caso, rispetto allo scenario a legislazione vigente, la valutazione dell’impatto positivo della manovra sulla crescita reale è risultata, per tutti i previsori del panel Upb (CER, Prometeia, REF.ricerche), inferiore a quella implicita nella previsione del Governo. Un divario ancora più ampio rispetto alle stime ufficiali, sempre per tutti i previsori del panel Upb, si riscontra nella valutazione dell’impatto della manovra sulla crescita nominale. Si ribadisce inoltre che la decisione è stata presa utilizzando il modello di previsione dell’Upb e quelli degli istituti che fanno parte del panel, sulla base esclusivamente delle variabili esogene e delle informazioni sulla struttura della manovra fornite dal Ministero dell’Economia e finanze dopo la pubblicazione della Nadef, informazioni che non si devono ritenere né parziali né obsolete”, conclude Upb.

DIFFICILE IL PIL ALL’1,5% e IL CALO DEL DEBITO PER L’UPB

Già nei giorni scorsi aveva inviato una lettera al ministro Tria per ufficializzare la non validazione al Def motivandola con il fatto che le previsioni programmatiche per il 2019 “si collocano fuori dall’intervallo accettabile allo stato delle informazioni attualmente disponibili”, come riporta il Sole 24 Ore. Aggiungendo che la valutazione “discende dai significativi e molteplici disallineamenti sulle principali variabili del quadro programmatico, con riferimento sia alla crescita economica sia ai prezzi”. “La decisione è tra l’altro corroborata – aggiunge la lettera – dalle informazioni più aggiornate sulle tendenze congiunturali e dal confronto con le previsioni di altre istituzioni”. Nel mirino le previsioni relative a un calo del debito pubblico che secondo l’Upb potrebbe crescere almeno di un punto in più nel 2021 e le attese “ottimistiche” sul Pil (nella Nadef si indica una crescita dell’1,5% nel 2019).

JUNCKER: SE ACCETTASSIMO SFORAMENTI ITALIA ALCUNI PAESI CI COPRIREBBERO DI INGIURIE E INVETTIVE

Non un inizio positivo, dunque, per il percorso della manovra che dovrà essere valutata da Bruxelles. La prima critica è arrivata in queste ore dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: “Se accettassimo il derapage” previsto dalla manovra rispetto alle regole europee “alcuni Paesi ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l’accusa di essere troppo flessibili con l’Italia” ha detto Jean-Claude Juncker in un incontro con la stampa italiana. La dinamica della finanza pubblica italiana “mi dà molte preoccupazioni” ma “non abbiamo pregiudizi: ne discuteremo con l’Italia come facciamo con tutti gli altri Paesi”.

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