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Mattarella atarassico sulla politica interna

Mattarella

Che cosa ha detto e che cosa non ha detto Mattarella nel discorso di fine anno. I Graffi di Damato

Fra tutti i messaggi di Capodanno trasmessi dal Quirinale a reti unificate che mi è capitato di ascoltare e vedere, quest’ultimo di Sergio Mattarella, il secondo del mandato presidenziale rinnovatogli il 29 gennaio del 2022, mi è sembrato il più distaccato dai problemi della politica interna, che pure non mancano mai in Italia. Ma questa volta il capo dello Stato deve averli trovati troppo meschini in uno scenario internazionale appesantitosi, rispetto a un anno fa, per la guerra a Gaza, cioè in Medio Oriente, soprappostasi a quella in Ucraina. Di fronte alle quali Mattarella non ha mai esitato a schierarsi dalla parte degli aggrediti: gli ucraini il 24 febbraio del 2022 e gli ebrei d’Israele il 7 ottobre scorso. Due guerre dove il presidente della Repubblica non ha mai scambiato le vittime per gli aguzzini, neppure quando forse qualcuno ha voluto vedere qualche sua polemica con gli israeliani per i palestinesi che muoiono o fuggono, o muoiono fuggendo dalle loro case, scuole, ospedali trasformati in obiettivi militari dal cinismo dei terroristi. Che ne hanno trasformato i sotterranei in arsenali e postazioni di guerra agli ebrei, ovunque raggiungibili, di qualsiasi genere ed età.

Qualcuno in Occidente è o si è dichiarato stanco di tante o tanta guerra, nel complesso. Probabilmente avverte stanchezza ogni tanto, nello sconforto, anche il presidente Mattarella ma, diversamente da certi politici di professione e di pacifisti di turno, lui non ha mai mostrato d’esserlo nella denuncia delle aggressioni e nel dovere di contrastarle. Cominciando peraltro ciascuno da se stesso, cambiando “mentalità”, rifuggendo dalla “violenza” nei singoli comportanti e modi di affrontare i problemi, cercando interlocutori e non avversari, nemici da infangare per cercare poi di distruggerli più velocemente o facilmente.

Peccato che una simile, alta, cristianissima lezione di vita civile, secondo letture o allusioni di agenzie di stampa, in quest’altro giorno di assenza dei giornali dalle edicole, abbia fornito a qualcuno l’occasione per tirare la giacchetta a Mattarella e immaginarlo, per esempio, volutamente comprensivo, solidale e quant’altro con Matteo Salvini e la sua Lega. Che si considerano le vittime designate e cercate dell’ultimo, puntuale incrocio di cronache giudiziarie e politiche, e relativi processi sommari.

Non so se più da leader di partito, o vice presidente del Consiglio, o ministro delle infrastrutture, o fidanzato di Francesca Verdini, figlia e sorella di uomini agli arresti domiciliari indagati di corruzione, traffico d’influenze e altro per commesse e rapporti con l’Anas, peraltro risalenti ad anni in cui lui in quel dicastero non era ancora arrivato, Salvini è stato tuttavia già reclamato da critici ed avversari per riferire alle Camere. Riferire o deporre, direbbero i cultori e praticanti del giustizialismo. Che peraltro si allenano in queste ore alla conferenza stampa di ex fine anno della premier Giorgia Meloni, spostata al 4 gennaio.

 

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