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Mattarella saluta tutti

Mattarella Bis

Il congedo…continuo e un po’ sotto tono di Sergio Mattarella. I Graffi di Damato

Annunciata con largo anticipo dalle solite “fonti” del Quirinale nel contesto di una visita di commiato, a dimostrazione dell’indisponibilità di Sergio Mattarella ad una rielezione pur auspicata ovunque gli capiti di andare da qualche mese a questa parte, o da chiunque egli riceva nel palazzo che fu dei Pontefici, l’udienza di Papa Francesco al presidente uscente della Repubblica ma anche il successivo incontro dell’ospite col Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin sono stati di un congedo, diciamo così, relativo. Che molti giornali hanno nona caso ignorato in prima pagina.

Del termine “congedo”, intanto, non si trova traccia né nel comunicato del Quirinale né in quello del Vaticano, dove pure hanno tenuto a non essere laconici -come sul Colle- ma a raccontare che nei “cordiali colloqui in Segreteria di Stato è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni intercorrenti tra la Santa Sede e l’Italia”, e “ci si è soffermati su alcune questioni relative alla situazione sociale italiana, con particolare riferimento ai problemi della pandemia e alla campagna di vaccinazione in atto, alla famiglia, al fenomeno demografico e all’educazione dei giovani”. Si è tenuto infine e a far sapere che “sono state prese in esame tematiche di carattere internazionale, con speciale attenzione al continente africano, alle migrazioni e al futuro e ai valori della democrazia in Europa”. Non mi sembrano francamente cose, o questioni, tanto di congedo, proiettate come sono in un futuro, appunto, che va ben oltre la scadenza ormai vicina del mandato presidenziale di Mattarella.

D’altronde, il Papa in persona, che è anche un ottimo gesuita, sottile più ancora dei tani laici sottili che navigano nelle acque politiche italiane, ha parlato non di “congedo” ma di “testimonianza” del graditissimo ospite. E Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, ha tradotto testimonianza in “esempio”, che potrebbe pertanto continuare.

Poi, è vero, tornato al Quirinale per l’incontro abituale di fine anno con gli ambasciatori, Mattarella ha parlato loro di “commiato”, ma -ha scritto e avvertito il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda- in “un inciso di mezza riga”, non di più: senza iattanza, sfida e quant’altro a chi ne sollecita la ancora, o ancor più la conferma.

Chi l’ha detto poi che sarebbe un male l’ipotesi, pur scomoda per l’interessato, di una conferma del presidente uscente della Repubblica in una situazione come quella particolarissima in cui ad eleggere il successore è chiamato un Parlamento delegittimato dalla forza che vi è maggiormente rappresentata ancora, facendolo invecchiare precocemente col taglio dei seggi disposto per la prossima edizione?

Malizia per malizia, o curiosità per curiosità, come preferite, si è scritto e detto alla vigilia del Consiglio Europeo in corso che avrebbe potuto essere già l’ultimo per Mario Draghi, presidente del Consiglio in carica solo da febbraio, chiamato a fronteggiare emergenze di vario tipo che non sono per niente finite, a cominciare da quella pandemica non a caso appena prorogata sino a fine marzo. E’ un’emergenza fronteggiata con misure di sapore persino sovranista che l’europeista doc Draghi ha dichiarato di voler difendere e fare osservare “con le unghie e con i denti” dopo le preoccupazioni e riserve espresse a Bruxelles e dintorni ma subito rientrate. Beh, non mi sembra dalle immagini giunte dal vertice che Draghi abbia mostrato la tristezza usuale del congedo, come neppure Mattarella in Vaticano. E non sarebbe un male neppure la prosecuzione del governo Draghi, cioè la conferma di un binomio, quello appunto di Mattarella al Quirinale e dello stesso Draghi a Palazzo Chigi, che ha indotto il solitamente severissimo e diffidente Economist inglese a indicare l’Italia come “il Paese dell’anno”. Che Cgil e Uil hanno festeggiato scioperando, alla loro maniera.

TUTTI I GRAFFI DI FRANCESCO DAMATO

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