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Mattarella sorpreso dal patto dell’Italia con l’Albania?
A insaputa del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo il racconto del Corriere della Sera, si sarebbero svolte, oltre alla cerimonia della firma dell’accordo a Palazzo Chigi, le fasi di preparazione dell’accordo durate almeno quattro mesi. I graffi di Damato
Appena rientrato da un viaggio in Asia, Sergio Mattarella ha dovuto apprendere -temo- da una rubrica del Corriere della Sera, con tanto di richiamo in prima pagina, di essere sorpreso dal patto dell’Italia con l’Albania. Che è stato firmato a Roma lunedì scorso dai premier Giorgia Meloni ed Edi Rama, proprio mentre il capo dello Stato partiva o già volava verso la Corea del Sud, sulla gestione temporanea di una parte dei migranti soccorsi in Mediterraneo.
A insaputa del presidente della Repubblica, secondo il racconto del maggiore giornale italiano, si sarebbero svolte, oltre alla cerimonia della firma dell’accordo a Palazzo Chigi, le fasi di preparazione dell’accordo durate almeno quattro mesi. Forse a cominciare dall’8 aprile, quando i ministri dell’Interno dell’Unione Europea concordarono, su proposta di quello italiano, di prevedere nel regolamento migratorio la possibilità di eseguire le “procedure di frontiera” anche con accordi tra Paesi terzi. Come nel nostro caso sarebbe l’Albania: terza rispetto sia alla provenienza dei migranti sia alla destinazione da loro voluta.
Non credo che il ministro Matteo Piantedosi avesse avuto quell’idea per caso o capriccio, Qualcosa evidentemente già bolliva almeno nella testa della Meloni, che poi ne avrebbe personalmente parlato e trattato col premier Rama nella sua breve vacanza d’agosto sull’altra costa dell’Adriatico.
Se davvero il Quirinale fosse stato tenuto all’oscuro di quest’affare, sarebbe assai grave. Così come sarebbero stati assai gravi, se fossero risultati veri, gli stupori originariamente attribuiti, e poi smentiti dalla Meloni con l’assenso degli interessati, ai suoi due vice presidenti del Consiglio Matteo Salvini e Antonio Tajani. A meno che l’ormai rimosso consigliere diplomatico della Meloni, l’ambasciatore Francesco Talò, non si assuma anche la responsabilità di questo incidente, dopo la “superficialità” addebitatagli per la famosa telefonata di scherzo dei due comici russi alla premier sulla “stanchezza”, fra le altre cose, procuratale dalla lunga guerra in Ucraina, Che continua, per quanto sommersa nelle cronache giornalistiche, e negli affari diplomatici, da quella sopraggiunta in Medio Oriente al pogrom antiebraico del 7 ottobre compiuto dai terroristi palestinesi di Hamas.I responsabili di quel pogrom continuano a nascondersi, e a combattere, sotto gli ospedali, le scuole, le chiese, le case e tutte le altre macerie di Gaza prodotte dalla reazione degli israeliani, decisi a liberare loro sì la popolazione civile di quel territorio dal ruolo di ostaggio collettivo cui l’hanno ridotta i terroristi. Ruolo dal quale quella povera gente cerca di scappare nelle pause orarie dei bombardamenti israeliani. E pazienza se di questa realtà finge di non accorgersi una certa informazione partecipe, volente o nolente, dell’antisemitismo di ritorno che ha appena fatto temere alla senatrice Liliana Segre di essere inutilmente sopravvissuta all’Olocausto di più di 80 anni fa.