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Medici di famiglia, cosa c’è dietro lo stato di agitazione

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Medici di famiglia sul piede di guerra: ecco cosa chiedono le quattro sigle sindacali di rappresentanza

Le organizzazioni sindacali dei medici di famiglia Fp Cgil Medici e dirigenti Ssn, Smi, Simet, Federazione Cipe – Sispe – Sinspe proclamano lo stato di agitazione per la medicina generale. Anzitutto lo fanno lamentando le disfunzioni e la burocrazia legata al Covid-19, seguite dal “mancato recepimento delle proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali in merito alla riorganizzazione della medicina territoriale”, dal “mancato riconoscimento dell’attività svolta dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nella gestione dei pazienti Covid sul territorio e della moltiplicazione di inappropriati carichi di lavoro” e dalla “mancata messa in sicurezza delle sedi di continuità assistenziale”.

Inoltre, i rappresentanti dei medici di famiglia ricordano che l’Accordo collettivo nazionale 2016-2018 per la medicina generale, “appena sottoscritto in via prioritaria solo da alcune sigle sindacali” […]“non risponde in alcun modo alle criticità evidenziate ed anzi, nella proposizione di un modello organizzativo ormai superato che nella pandemia ha mostrato tutte le sue fragilità, diventa penalizzante per i medici da un punto di vista retributivo e professionale”.

Da qui le richieste avanzate dai medici di famiglia: il riconoscimento, la valorizzazione e la protezione del ruolo svolto dai dottori, anche attraverso campagne di informazione volte a recuperare la fiducia dei cittadini, indispensabile nei processi di presa in carico e di cura; la semplificazione delle procedure e dei percorsi amministrativi con sgravio della parte burocratica che sta soffocando la professione e provocando l’abbandono anticipato di numerosi medici o il dirottamento verso ambiti e contesti più qualificanti e tutelanti come quelli della dipendenza o della specialistica ambulatoriale.

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