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Cosa c’è dietro gli attacchi al Capo di Gabinetto del Mef Roberto Garofoli

Il Fatto Quotidiano, prima, e i 5 Stelle, poi, accusano il tecnico del ministero guidato da Tria di essere la “manina” dietro il dl fiscale, ma le tempistiche sembrano dire altro

Il caso che sembra scuotere il ponte di Ognissanti sembra riguardare il coinquilino di via XX Settembre, il Capo di Gabinetto Roberto Garofoli, riconfermato a sorpresa dopo essere stato già nello stesso ruolo con il Ministro Padoan durante i governi Renzi e Gentiloni.

PER IL FATTO QUOTIDIANO E’ L’UOMO DIETRO IL FINANZIAMENTO DA 84 MILIONI ALLA CROCE ROSSA IN LEGGE DI BILANCIO

Con un articolo pubblicato il 31 ottobre, infatti, il Fatto Quotidiano gli imputa di essere l’uomo dietro il finanziamento di 84 milioni alla Croce Rossa Italiana inserito nell’ultima bozza della legge di bilancio, finanziamento difeso dal Ministro Tria di fronte alla legittima richiesta di spiegazioni da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo la ricostruzione de Il Fatto Quotidiano, quegli 84 milioni – che nella realtà sarebbero stati richiesti dal Ministero della Salute per ovviare al pagamento dei TFR ai lavoratori dell’ente ora in liquidazione – rappresenterebbero la contropartita di Garofoli nei confronti della Croce Rossa Italiana per una vicenda riguardante un immobile del centro di Molfetta.

AL CENTRO DI TUTTO UNA CASA A MOLFETTA?

La famiglia di Garofoli aveva infatti acquistato nel 2006 un appartamento nella cittadina barese, immobile che per un sesto era però rimasto proprietà della Croce Rossa Italiana. Dopo una serie di contenziosi, le parti giungono finalmente ad un accordo nel dicembre del 2017, quando Garofoli versa 28mila euro all’ente per il “sesto mancante”, cifra ritenuta congrua da tutti gli uffici di controllo sia del Comune che della stessa Croce Rossa. A quel tempo – nel dicembre del 2017 – il governo guidato da Paolo Gentiloni era sulla via delle dimissioni in vista delle elezioni politiche del 4 marzo, e difficilmente l’allora Capo Gabinetto Garofoli poteva immaginare di essere richiamato a gestire, nello scorso giugno, la macchina del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Allo stesso modo, era difficile per Garofoli pensare di poter favorire l’inserimento di un articolo nella legge di bilancio del 2019. Ancora il Fatto Quotidiano ha continuato la sua offensiva oggi 1 novembre, contestando a Garofoli l’attività detenuta dalla moglie e dal padre, una casa editrice che svolge corsi specializzanti per giuristi, per il quale Garofoli aveva ricevuto regolare nulla osta proprio dal Consiglio di Stato, a cui lo stesso Capo Gabinetto aveva dato trasparenza dei fatti. In entrambi i casi, la tempistica delle accuse del Fatto Quotidiano può lasciare perplessi. E come spesso accade, gli umori della stampa anticipano quelli della politica: non è un caso che diversi Cinque Stelle, da Silvestri a Carabetta a Lannutti, abbiano attaccato duramente il Capo Gabinetto in queste ore.

FORTE LA VOGLIA DEI M5S DI TROVARE LA “MANINA”

Sembra insomma forte la voglia all’interno del Movimento di trovare, tra gli alti funzionari dei ministeri, quella “manina” di cui prima di tutti aveva parlato Luigi Di Maio per la questione riguardante i condoni, e che ora potrebbe materializzarsi proprio nella figura di Garofoli. Un modo per indebolire politicamente un Ministro, Tria, che più volte ha espresso la volontà di rispettare le regole di bilancio imposte dalla Commissione Europea.

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