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Meloni prepara il rimpasto di governo dopo le europee?

Meloni Governo

Che cosa scrive oggi La Repubblica a proposito degli scenari per l’esecutivo italiano a guida Meloni. I graffi di Damato

Più che una notizia, francamente, mi sembra un desiderio di notizia il rimpasto attribuito ai progetti di Giorgia Meloni da Emanuele Lauria su Repubblica. Un desiderio, direi, alquanto malefico perché, salvo un ripensamento della corazzata della flotta d’opposizione al governo sulle capacità della premier, un presidente del Consiglio capace di uscire indenne dal cambiamento di un terzo della sua compagine ministeriale sarebbe davvero bravissimo. Questa infatti è la dimensione del rimpasto annunciato, attribuito e quant’altro alla Meloni.

COSA PUO’ SUCCEDERE AL GOVERNO MELONI A GIUGNO

Nella cosiddetta prima Repubblica, quella vera e non di carta, che pure viveva di rimpasti, a parte l’eccezione spadoliniana di un governo fotocopia del precedente, non ricordo da cronista un’operazione ben riuscita delle dimensioni attribuite, ripeto, ai progetti della Meloni per il dopo-elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi.

Sette ministri da cambiare, più che da spostare, sui 25 in carica, fra i quali quello della Giustizia Carlo Nordio, già candidato dalla Meloni al Quirinale ma, sembra, rivelatosi a sorpresa alla premier più un problema che una risorsa, sono politicamente un po’ come un’operazione spaziale. E ciò per quanto la premier, con quel suo obiettivo furbescamente modesto propostosi di replicare a giugno il 26 per cento dei voti delle politiche del 2023, possa meritarsi la previsione di uscire bene dalle urne fra tre mesi sia personalmente sia come leader del primo partito della coalizione di centrodestra. Tanto bene da imporsi in tutti i sensi sugli alleati e sui problemi forse drammatici che alcuni di essi potranno vedere e sentire scoppiare all’interno dei loro partiti.

Il più sospettato di scombussolamenti fra gruppi della maggioranza è naturalmente quello di Matteo Salvini, che non a caso è anche il più turbolento fra i ministri, e dei due vice presidenti del Consiglio. L’ultimo sondaggio sfornato da Ipsos  per il Corriere della Sera ha dato la Lega sorpassata da Forza Italia del solo 0,7 per cento, e non doppiata come in alcuni passaggi elettorali recenti a livello amministrativo. Ma se le distanze a giugno dovessero risultare maggiori, non so se e quanto potrebbero risultare contenuti o controllabili gli effetti nel partito che fu di Umberto Bossi e non potrebbe più essere neppure quello di Matteo Salvini. Che rischia di finire un po’ metaforicamente sotto il ponte dello stretto di Messina prima ancora che egli riesca davvero ad aprirne i cantieri. Altro che il disastro di Baltimora ancora sulle prime pagine, o quasi, dei giornali di tutto il mondo.

 

– Leggi anche: Urne vuote ma piene di selfie, i rischi per i partiti alle Europee

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