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Il governo Meloni ha scaricato la gestione dei migranti sulla sinistra?

Migranti

“Migranti dirottati sul Pd”, ha scritto Repubblica per criticare le politiche del governo Meloni. I Graffi di Damato

Funestate peraltro da morti e funerali di persone mitiche per tanti di noi, secondo le proprie fedi, culture e passioni, le feste sono finite, grazie a Dio. Ma non è per niente finita la crociera della corazzata dell’ex sinistra, o della ex corazzata della sinistra, come ho già chiamato e torno a definire La Repubblica, quella di carta. Una crociera contro la disgrazia che l’Italia avrebbe ereditato dal vecchio anno. È naturalmente il governo di centrodestra, anzi di destra-centro, presieduto da Giorgia Meloni: la prima donna peraltro – disgrazia nella disgrazia – salita così in alto nella storia d’Italia a dispetto del femminismo sostenuto, praticato, vantato e quant’altro da più generazioni sventolando bandiere rosse e simili.

“Migranti dirottati sul Pd” con spirito ovviamente malvagio ha gridato Repubblica su tutta la sua prima pagina riferendo poi i nomi, cioè le città dei porti “sicuri” cui la Meloni, e i non meno perfidi Matteo Piantedosi e Matteo Salvini, ministri dell’Interno e delle Infrastrutture, hanno destinato le navi del volontariato con i migranti soccorsi nelle acque del Mediterraneo dove gli scafisti li avevano mandati a naufragare dalle coste africane nella gestione del più indecente affare che si possa immaginare: quello della carne umana, di disperati in fuga da guerre e miseria.

Segnatevi, per favore, o tenete bene in mente, queste località di approdo, diverse – una volta tanto – dalle solite Lampedusa, Pantelleria, Catania e dintorni, con annesse strutture sovraffollate di accoglienza. Sono, in ordine rigorosamente alfabetico, Ancona, Bari, Gioia Tauro, Livorno, Ravenna, Salerno e Taranto: tutte diabolicamente accomunate da amministrazioni guidate o comunque condizionate dal Pd. Che paga così anche la sua opposizione al governo, persino meritandoselo forse anche per certi settori politici o giornali di cosiddetta o nuova sinistra come, per esempio, il solito Fatto Quotidiano. Dove oggi si può leggere l’abituale e lungo editoriale del direttore Marco Travaglio anche contro amici e collaboratori “ingenui” come Tommaso Montanari e Domenico De De Masi, spintisi a criticare il rifiuto o le resistenze di Giuseppe Conte ad accordi elettorali nella regione Lazio con un Pd che ha preteso di scegliersi solo con Carlo Calenda il candidato alla presidenza.

“Che razza di alleanza è – ha chiesto scandalizzato ai suoi amici Travaglio, forse già provvisto della maglietta con la scritta “Io sono il peggiore” propagandata da Beppe Grillo sul suo blog per la nuova stagione teatrale- quella in cui il terzo e il quinto partito portano il candidato e il programma, e il secondo partito porta i voti?”. Il punto interrogativo, in verità, non c’è, ma l’ho messo io per comodità di lettura.

Nella sua navigazione verso la Lepanto dei nostri giorni la corazzata o ex dal nome altisonante di Repubblica è stata affiancata stamane da quella specie di veliero che è il manifesto, col titolo forse più rassegnato “Di mare in peggio”.

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