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Migranti, quali sono i ‘nuovi’ Paesi sicuri e cosa cambia adesso
Dal Cdm indicazione di ‘Paese sicuro’ per 19 Stati, c’è anche l’Egitto. Il governo è intervenuto con legge dello Stato, basterà per ‘aggirare’ la Corte di giustizia Ue?
Arrivato nella serata di lunedì il tanto atteso Decreto ‘Paesi sicuri’, approvato dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento introduce “disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale” si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
Nella sostanza si definiscono i cosiddetti «Paesi sicuri» in cui gli immigrati che non hanno titolo per restare in Italia possono essere rimpatriati. E lo fa con legge dello Stato, e quindi fonte primaria del diritto.
COME INTERVIENE IL DECRETO LEGGE ‘PAESI SICURI’
Il testo “analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei – riporta sempre la nota del Governo – aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di origine sicuri” e tiene “conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti”.
A questo punto cosa succede? Secondo il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, «nel momento in cui un elenco di Paesi sicuri viene inserito in una legge il giudice non può disapplicare la legge» e quindi, in soldoni, negli obiettivi del Governo non sarà più possibile non convalidare i trattenimenti dei migranti, come avvenuto in Albania da parte del Tribunale di Roma.
QUALI SONO E PERCHE’ I 19 PAESI SICURI.. PER LEGGE
Per questo motivo sono considerati come Paesi di origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
Rispetto alla lista precedente, sono stati espunti dall’elenco Camerun, Colombia e Nigeria. E questo perché, spiega il Corriere della Sera, “per tenere conto di quanto prescrive la sentenza della Corte di Giustizia europea. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha spiegato che il decreto è in linea con la sentenza perché in quei Paesi c’era «un’eccezione territoriale, poiché si era valutato che presentavano in alcune parti del territorio qualche tipo di problema che non li faceva considerare sicuri».
La valutazione e la definizione sui “Paesi sicuri” si basa su una serie di informazioni, “in alcuni casi anche riservate – sottolinea il Corriere – e provenienti dall’intelligence, che vengono gestite principalmente dal ministero degli Esteri e dal ministero della Giustizia”. La lista dei Paesi sicuri sarà aggiornata «annualmente nel confronto con il Parlamento», ha detto Mantovano.