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Mittal pronta a lasciare Ilva di Taranto. La lettera della società

Arcelor Mittal Ilva

Arcelor Mittal annuncia il ritiro dall’ex Ilva di Taranto. L’articolo di Annarita Digiorgio

La bomba è stata lanciata questa mattina sul sito del Sole 24 Ore, subito confermata con un comunicato ufficiale di Arcelor Mittal.

L’azienda è pronta a lasciare Ilva, rescindendo dal contratto di affitto, e restituendo la fabbrica ai Commissari, in seno al Mise. Fra 30 giorni ufficialmente Ilva tornerà in mano ai Commissari Ilva in As, nel frattempo verranno sospese tutte le attività produttive a cominciare dall’area a caldo.

LA REVOCA DELLO SCUDO PENALE

A far scattare la miccia la revoca dello scudo penale, non a caso arriva il giorno dopo che il decreto che la cancellava è divenuto legge.

Il tutto scritto nero su bianco nelle parole della lettera di Mittal e del neo presidente Lucia Morselli.

LA LETTERA DEL CEO MORSELLI

“Siete tutti al corrente – scrive il Chief Executive Officer – della questione relativa alle protezioni legali necessarie nell’esecuzione del piano ambientale.

Tali protezioni legali sono state definitivamente rimosse ieri con la mancata conversione in legge del relativo decreto.

Non è possibile gestire lo Stabilimento senza queste protezioni, e non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali, pertanto AM InvestCo e le Società Controllate hanno inviato una comunicazione richiedendo ai Commissari di Ilva S.p.A. in A.S. di riassumersi entro 30 giorni la responsabilità della gestione delle attività del Gruppo Ilva attualmente cedute in affitto.

Conseguentemente è stato richiesto ai Commissari di Ilva Spa in A.S. di riassumere entro 30 giorni tutti i dipendenti. Questo processo sarà eseguito in conformità con le procedure richieste dalla normativa giuslavoristica, con il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali.

Nel frattempo, sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall’area a caldo dello stabilimento di Taranto, che è la più esposta ai rischi derivanti dall’assenza di protezioni legali.

Anche le attività di tutti gli altri reparti e aree operative saranno progressivamente sospese, tenendo presente che l’obiettivo di queste azioni è di mantenere tutti gli impianti in efficienza e pronti per un loro riavvio produttivo.

È fondamentale che questo piano sia eseguito in modo sicuro e strutturato così che gli impianti non siano danneggiati e possano tornare a essere operativi in tempi rapidi sotto la responsabilità dei Commissari di Ilva S.p.A. in A.S.

Questa è una notizia difficile per tutti i dipendenti.

L’essenziale ora è di agire nell’interesse dell’azienda e dei colleghi cooperando nei prossimi giorni per supportare in ogni modo le attività volte a preservare il valore e l’integrità degli insediamenti produttivi”.

LA COMUNICAZIONE DI RECESSO DAL CONTRATTO

Contestualmente AM InvestCo Italy ha inviato in data odierna ai Commissari straordinari di Ilva S.p.A. una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate (“Ilva”), a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018.

“Il Contratto – è scritto nella lettera di Mittal – prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso.

In aggiunta, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto.

Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto.

Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano.

In conformità con il contenuto del Contratto, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”.

COLPA DEL PASTICCIO SALVA-IMPRESE PER BENTIVOGLI (FIM CISL)

“Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all’Amministrazione Straordinaria” — spiega a fresco il Segretario dei Metalmeccanici Fim Cisl Marco Bentivogli: “Tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale”. Mentre è in corso al Mise il vertice d’urgenza cui partecipano i ministri Patuanelli (Sviluppo Economico), Provenzano (Sud) e Speranza (Salute) per discutere la possibilità di varare un provvedimento d’urgenza sul tema delle tutele legali e sul canone di affitto, Salvini chiede al Conte di riferire con urgenza alle Camere.

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