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Napoli, l’intervento del TAR decapita la Procura: nomine illegittime

Esame Da Avvocato Prescrizione Napoli Tar

Il TAR del Lazio tira un colpo di spugna sulle nomine nella Procura di Napoli: «La Commissione ha deciso prima il nominativo da proporre, sulla base di inesplicate ragioni, e successivamente ha confezionato la relativa motivazione predisponendo il testo da sottoporre al plenum»

Tutto da rifare. Le nomine di Simona Di Monte e Sergio Amato a procuratori aggiunti di Napoli sono state rispedite al mittente dal TAR del Lazio, il tribunale amministrativo, peraltro con accuse insolitamente pesanti. Questo perché per i giudici laziali vanno considerate illegittime in quanto la designazione da parte del Consiglio Superiore della Magistratura sarebbe avvenuta «al netto di qualunque valutazione dei curricula e della necessaria comparazione tra i numerosi candidati».  I giudici amministrativi si sono pronunciati sui ricorsi presentati dai pubblici ministeri Maria Di Mauro, Claudio Siragusa, Alessandro D’Alessio e Giuseppe Narducci, oggi in servizio a Perugia in quanto in passato assessore nella giunta comunale di Luigi de Magistris.

Un duro colpo per la Procura partenopea retta da Giovanni Melillo, che si ritrova a perdere pezzi. Tutto da rifare, appunto, perché il TAR ha dato un colpo di spugna sull’intero procedimento di sostituzione, deciso dal CSM, di Filippo Beatrice con Simona Di Monte, esponente della corrente Unicost, e Alfonso D’Avino con Sergio Amato, vicino a Piercamillo Davigo e quindi ad Autonomia e Indipendenza.

I giudici amministrativi usano parole insolitamente aspre, riportate dal Riformista, per descrivere il processo interno al Consiglio Superiore della Magistratura: «La Commissione ha deciso prima il nominativo da proporre, sulla base di inesplicate ragioni, e successivamente ha confezionato la relativa motivazione predisponendo il testo da sottoporre al plenum». In questo modo «il candidato “più idoneo” è stato scelto, in assenza di confronto tra i componenti della Commissione, prima della valutazione comparativa» e quest’ultima «è stata calibrata, a prescindere dal merito effettivo, in modo tale da sorreggere la scelta effettuata a monte». Parole che colpiscono una magistratura che appare sempre più divisa in correnti e lottizzata e sempre meno credibile.

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