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Nel Dl Semplificazioni passo indietro sul compenso di architetti e ingegneri

Le stazioni appaltanti non avranno più l’obbligo di utilizzare il Decreto Parametri per stabilire i compensi da porre a base gare ingegneria e architettura. A prevederlo è un emendamento approvato al Dl Semplificazioni

Le stazioni appaltanti non avranno più l’obbligo di utilizzare il Decreto Parametri per stabilire i compensi da porre a base delle gare per i servizi di ingegneria e architettura. A prevederlo è un emendamento approvato al Dl Semplificazioni attualmente all’esame del Senato, che ha scatenato le proteste di Fondazione Inarcassa, la Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti iscritti Inarcassa.

COSA DICE L’EMENDAMENTO

In sostanza per determinare i compensi da mettere come base per una gara, qualunque essa sia – “in caso di procedura aperta o ristretta, ovvero da porre a base di affidamento diretto o di procedura negoziata” – “i compensi professionali dovuti al coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione sono equiparati ai costi contrattuali della sicurezza” e “scorporati dal costo dell’importo assoggettato al ribasso”. Questo compensi vengono quindi determinati “in applicazione delle tariffe di cui al decreto adottato ai sensi dell’articolo 24, comma 8, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50”, (cioè le tabelle dei corrispettivi commisurati al livello qualitativo delle prestazioni e delle attività prestate) e sono da ritenersi “insuscettibili di liquidazione al di sotto dei relativi parametri minimi, liquidazione che non può condurre alla determinazione di un importo superiore a quello derivante dall’applicazione delle tariffe professionali vigenti prima dell’entrata in vigore del decreto–legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27.”. Inoltre “non possono essere utilizzati dalle stazioni appaltanti quale criterio o base di riferimento ai fini dell’individuazione dell’importo per l’affidamento delle attività di progettazione e le attività di cui all’articolo 31, comma 8, del medesimo decreto legislativo n. 50 del 2016”. Che riguardano cioè gli incarichi di progettazione, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, direzione dei lavori, direzione dell’esecuzione, coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, di collaudo, nonché gli incarichi che la stazione appaltante ritenga indispensabili a supporto dell’attività del responsabile unico del procedimento. Infine, sempre l’emendamento al dl Semplificazione, prevede che i compensi professionali al coordinatore per l’esecuzione dei lavori “sono equiparati ai costi delle misure adottate per eliminare o, ove ciò non sia possibile, ridurre al minimo i rischi in materia di salute e sicurezza sul lavoro derivate dalle interferenze delle lavorazioni”. Questi compensi “non sono soggetti a ribasso e, salvo diverso accordo tra le parti, sono determinati in applicazione delle tariffe di cui al decreto adottato ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto–legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27 per gli iscritti all’albo dei consulenti del lavoro, da ritenersi insuscettibili di liquidazione al di sotto dei relativi parametri minimi, liquidazione che non può condurre alla determinazione di un importo superiore a quello derivante dall’applicazione delle tariffe professionali vigenti prima dell’entrata in vigore del citato decreto-legge n. 1 del 2012”.

COMODO (FONDAZIONE INARCASSA): APPELLO AL GOVERNO PER ELIMINARE UN PERICOLOSO PASTICCIO A DANNO DEI PROFESSIONISTI ITALIANI

“Piuttosto che un passo in avanti verso l’affermazione del principio dell’equo compenso, due passi indietro sul fronte della tutela del lavoro e della dignità degli architetti e ingegneri italiani – ha affermato il presidente di Fondazione Inarcassa Egidio Comodo -. Accogliamo con favore le dichiarazioni della Senatrice Nugnes che ha anticipato la presentazione di un emendamento in Aula per tornare indietro ed eliminare questa pericolosa disposizione. Tuttavia, non possiamo non sottolineare che temi estremamente delicati, che vanno ad impattare sul lavoro e la vita di migliaia di professionisti, non possono essere affrontati con superficialità e approssimazione, generando contraddizioni e atteggiamenti del tutto schizofrenici. Il rischio è che dai buoni propositi si passi ad ottenere risultati di forza uguale e contraria, finendo per avvantaggiare, di fatto, esclusivamente i contraenti forti a scapito delle parti più deboli, a cominciare dai giovani professionisti che da anni vivono una condizione reddituale molto preoccupante. Per questo motivo – conclude Comodo – rivolgo un appello al Governo, in particolare al Ministro dello Sviluppo Economico e del Welfare, Luigi Di Maio, e al Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, affinché si intervenga per evitare quello che potrebbe diventare un vero e proprio pasticcio del Governo e della sua maggioranza a danno dei professionisti italiani. Invitiamo altresì il Governo ad una rivalutazione complessiva del ruolo stesso dei professionisti, nell’interesse del Paese e per lo sviluppo economico e sociale”.

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