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Schillaci

Nitag, caso chiuso? Gli scenari per Schillaci e cosa cambia per le nomine

Alla fine la telenovela sul Nitag si è conclusa nella maniera più prevedibile: arriva la revoca del decreto e l’azzeramento del comitato. Ma il caso è veramente chiuso?

Sabato è arrivato l’atto ministeriale con cui Schillaci ha (ri)azzerato il Nitag: tutto da rifare, dunque, dopo dieci giorni di clamori e polemiche ferragostane.

Da un lato chi chiedeva a gran voce la revoca delle nomine per l’organismo incaricato di elaborare le politiche vaccinali, con il sostegno di svariate e autorevoli voci del mondo medico e scientifico. Dall’altro quanti difendevano l’elenco dei nomi indicati dal ministero della Salute – tra cui figuravano i due medici “scettici” Serravalle e Bellavite – invocando il principio del pluralismo negli organismi tecnici.

MAGGIORANZA DIVISA

La parola “fine” l’ha scritta il ministro rivendicando una scelta dettata dalla coscienza, dopo aver persino minacciato le dimissioni: “Sono un tecnico, non un politico. Ho deciso da medico e ricercatore che crede nei vaccino”.

Acqua passata, dunque? Solo in parte, innanzitutto perché le nomine saranno da rifare dopo le vacanze. Con le tensioni nella maggioranza che rischiano di ripresentarsi quando si dovrà rimettere mano alla lista dei medici. Anche perché nella coalizione solo Forza Italia ha accolto positivamente la scelta del ministro “che ha saputo ascoltare le valutazioni critiche”, secondo il capogruppo Senato Maurizio Gasparri.

IL SILENZIO DI FDI, MELONI IRRITATA

Fratelli d’Italia ha mantenuto un gelido silenzio, condito poi dall’indiscrezione, filtrata sabato, secondo cui la premier Meloni sarebbe irritata per una scelta non concordata e per la mancanza di fiuto politico: le nomine del Nitag potevano essere una notizia tutto sommato marginale, invece si sono trasformate in una trappola mediatica che ha imbarazzato il governo.

DALLA LEGA GLI APPELLI AL PLURALISMO SUI VACCINI

Dal canto suo la Lega, che sponsorizzava le nomine dei due medici “scettici”, prosegue con gli appelli al pluralismo delle voci negli organi scientifici, con Bagnai e Borghi in prima linea a difendere Serravalle e Bellavite.

Secondo il primo, in un’intervista apparsa oggi su la Repubblica, Schillaci ha ceduto “ai diktat di ricercatori”, dei quali Bagnai mette in discussione la rilevanza scientifica. E anche sugli Ordini schieratisi contro le nomine avanza serie critiche.

COSA SUCCEDE ORA AL NITAG

Sul versante politico, l’azzeramento del Nitag lascia aperti due scenari: da una parte una ricomposizione concertata del comitato, con criteri scientifici stringenti, strategie che privilegiano la trasparenza e il coinvolgimento degli enti accademici. Ossia la direzione che il ministero sembra voler indicare, quando, nella nota diffusa sabato, si parla di un “nuovo procedimento di nomina dei componenti del Nitag per coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati”

L’altra pista porta alla riassegnazione degli equilibri con nomine che riflettano più apertamente le spinte parlamentari della maggioranza, di cui Serravalle e Bellavite, in fin dei conti, erano espressione. Ora però la scelta non può passare in alcun modo inosservata, con il rischio di riproporre tensioni e contestazioni.

SCHILLACI ISOLATO?

Per Schillaci, medico ed ex rettore, l’episodio è un’occasione per rivendicare vicinanza al mondo scientifico cui appartiene, ma dall’altra lo mette in una posizione di fragilità rispetto alla coalizione che lo ha nominato. Il fatto che la revoca non abbia semplicemente sostituito i due nominativi ma abbia azzerato l’intero organismo lascia infatti la porta aperta a nuove pressioni per la composizione successiva e aumenta la possibilità di un isolamento politico del titolare del dicastero, cui viene imputata, da ambo le parti, la superficialità con cui ha ratificato le nomine senza valutarle, trovandosi così impreparato allo scoppio della vicenda.

Il Foglio ipotizza persino una manovra appositamente studiata per mettere in difficoltà il ministro e il suo entourage, a partire da Maria Rosaria Campitelli, capo dipartimento della Prevenzione, al fine di promuovere un ipotetico rimpiazzo, spinto da Fazzolari, che vedrebbe in Rocco Bellantone la nuova guida del dicastero.

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