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“Non avremo un centrosinistra unito nemmeno alle europee del 2024”. Parla il prof. Vassallo

Elezioni Regionali Salvatore Vassallo

Conversazione con il prof. Salvatore Vassallo, politologo ordinario dell’Unibo sui risultati delle elezioni amministrative 

I risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative hanno sorriso al centrodestra. La coalizione capeggiata da Fratelli d’Italia è riuscita a imporre i propri sindaci in 10 dei 13 capoluoghi di provincia andati alle urne. A questo risultato si aggiunge anche il successo in piazze tradizionalmente di sinistra come Ancona, unico capoluogo di regione in corsa, e i comuni toscani di Siena, Pisa e Massa Carrara.

Dei risultati delle amministrative e delle prospettive per le coalizioni di centrodestra e centrosinistra ne abbiamo parlato con il prof. Salvatore Vassallo, ordinario di scienza politica e politica comparata presso l’Università di Bologna e, dal 2007 al 2013, deputato del Partito democratico.

Le elezioni amministrative nei capoluoghi di provincia hanno dato come risultato 10 a 3 per il centrodestra. É il frutto della scelta di candidati locali con più appeal o risente di dinamiche nazionali?

Se guardiamo il risultato nel complesso il centrodestra ha vinto in qualche comune in più rispetto al 2018 e il centrosinistra in qualche comune in meno. Noi non sappiamo dire cosa sia successo nei comuni di dimensioni più piccole. La mia impressione è che, alla vigilia del voto, era stata sopravvalutata l’aspettativa di un effetto positivo della nuova segreteria del Pd, ed è stata successivamente sopravvalutata la dimensione della sconfitta. Soprattutto i media più vicini al centrosinistra avevano veicolato l’aspettativa di un risultato particolarmente positivo, prodotto dalla ritrovata motivazione dell’elettorato di centrosinistra intorno alla nuova leadership del partito democratico. E ora gli stessi media rappresentano una situazione di disastro, di una sconfitta cocentissima.

Questa narrazione non la convince?

Devo dire che non mi ritrovavo nella percezione iniziale e non mi ritrovo in quella conclusiva. La mia impressione è che il risultato, più o meno, rifletta quello che ci si poteva attendere considerando, banalmente, le intenzioni di voto misurate dai sondaggi alla vigilia delle amministrative, i quali continuavano a confermare, più o meno, l’equilibrio che si è registrato alle politiche del 2022. Quindi una situazione di tendenziale maggiore favore nei confronti del centrodestra rispetto al 2018. Perché nel 2018 il centrodestra era elettoralmente più piccolo e meno coeso, c’era ancora una fase nella quale i 5 Stelle tenevano una quota di elettorato di centrodestra fuori da quel perimetro e il centrosinistra dimostrò una buona capacità di tenuta alle amministrative. Quindi era plausibile che questa volta, rispetto al 2018, che il centrodestra andasse un po’ meglio e centrosinistra andasse un po’ peggio.

Al netto di questa tendenza, c’è qualcosa che ha peggiorato le condizioni delle opposizioni e migliorato quelle del centrodestra?

Sì, le opposizioni sono in una fase di aperta competizione, per cui hanno fatto coalizioni a geometria variabile e difficilmente sono riusciti ad ottenere sui candidati di centrosinistra il voto delle componenti escluse, a volte nemmeno di quelle incluse. Abbiamo notato, attraverso l’analisi dei flussi, che gli elettori 5 Stelle in alcuni casi hanno aiutato i candidati di centrosinistra anche quando i 5 Stelle non erano alleati, in altri, però, si sono attenuti in larga parte.

E se gli elettori del Terzo Polo?

Gli elettori di Italia viva, sia quando Italia viva era alleata del centrosinistra, sia quando non era formalmente alleata, si sono spesso divisi tra candidati di centrodestra e centrosinistra, confermando che, soprattutto nei grandi centri, alle elezioni politiche Azione – Italia viva qualcosa dal centrodestra avevano attratto. Alle amministrative gli si sono nuovamente divisi. Quindi da una parte c’è questa maggiore difficoltà del centrosinistra a creare coalizioni, non solo tra i partiti ma anche tra gli elettori.

Quali sono, invece, i punti di forza del centrodestra?

Il centrodestra, ora che sono stati certificati i nuovi rapporti di forza, ha mostrato una maggiore capacità di unirsi. Nel centro destra non c’è più quella situazione di conflitto aperto che si era vista alle amministrative del 2021 quando Salvini e Meloni competevano per la leadership, e c’è anche più di capacità nella selezione dei candidati. Presumo che questo dipenda anche da una maggiore disponibilità del centrodestra di allargare il campo elettorale. Il centrodestra parte da un vantaggio elettorale e da una situazione politicamente più confortevole. Si sa che nel centrodestra il partito dominante e Fratelli d’Italia e questo ormai è stato interiorizzato dai partner minori. Aggiungo che si sono dimostrati un po’ più capaci del passato di trovare dei candidati di non restringere il campo come era capitato invece nelle elezioni comunali del 2021.

La segretaria del Pd Elly Schlein nei commenti dopo il voto delle elezioni amministrative ha fatto un appello all’unita. È possibile immaginare un grande progetto di sinistra che vada dal terzo polo al M5S? Trovare un minimo comune denominatore?

Con i numeri attuali è necessario, non c’è dubbio. È difficile pensare che uno o più di questi tre contenitori venga svuotato. Non è una cosa impossibile, in Spagna abbiamo visto il totale svuotamento di Ciudadanos, il quasi totale svuotamento di Podemos, quindi non sono fenomeni irrealistici. Ma nel constesto italiano, nei prossimi mesi, è difficile immaginare che uno di questi tre contenitori si svuoti a vantaggio dell’altro. Se vogliono competere con il centrodestra devono trovare il modo di convergere.

È possibile che lo succeda prima delle prossime elezioni europee del 2024?

No, per una ragione abbastanza semplice. è molto improbabile che da qui al 2024 ci siano flussi di voto da destra a sinistra o da sinistra a destra. Gli elettorati di centrodestra e delle opposizioni sono impermeabili. la competizione delle europee sarà all’interno del centrodestra per il mantenimento o meno della supremazia di Fratelli d’Italia e per misurare il peso dei due partner minori. All’interno delle opposizioni la competizione sarà sul peso dei tre principali soggetti che è più probabile che continuino ad avere un atteggiamento conflittuale e non collaborativo. Perché il Pd dove può allargare i suoi consensi se non convincendo gli elettori di ciò che rimane dei partiti di sinistra o del M5S? E lo stesso vale per Giuseppe Conte.

Nel risultato di queste amministrative sono rintracciabili delle responsabilità della nuova segreteria del Pd a guida Schlein?

Questo è ancora un quesito. La segreteria di Schlein e dei suoi sostenitori è basata sulla scommessa secondo cui ci sono più chance per il centrosinistra se viene mobilitato e riunito un elettorato identitario di sinistra, e se si fa un’opposizione più dura e quasi di sistema alla maggioranza e al governo Meloni. La scommessa tradizionale del Pd, almeno per come era stato ideato da Veltroni e come sembrava volesse provare a rifare Bonaccini, è quella di un partito che è baricentro del centrosinistra, che ha un suo profilo pragmatico, che è capace di dialogare con il governo se è necessario su questioni trasversali. Sono due strategie diverse, non ci sono dati per dire se una sia preferibile all’altra.

Come valuta la strategia Schlein di mobilitazione della sinistra su temi identitari?

Quello che possiamo trarre come spunto dalle elezioni amministrative, ma è solo uno spunto, non una conclusione definitiva, è che questa strategia avrebbe trovato una conferma se avesse almeno portato alla riconquista di Pisa. Perché Pisa è un caso emblematico. Pisa è una città in cui il centrodestra alle elezioni politiche, regionali, europee, prende il 35% dei voti. A Pisa città l’elettorato di sinistra, di Pd e M5S, è una buona fetta. Quindi se il rischiamo ideologico, identitario, l’antifascismo, e questo genere di argomenti fosse stato cruciale, almeno al 50% il candidato del centrosinistra sarebbe arrivato. Invece a Pisa gli elettori hanno seguito una logica diversa, gli è piaciuto come ha governato il sindaco uscente e l’hanno rieletto. A Vicenza invece il centrosinistra ha vinto ma con un candidato pragmatico che ha deliberatamente evitato che la politica nazionale entrasse nella competizione ammnistrativa. Quindi per ora c’è qualche indizio che la strategia sottostante la segreteria Schlein non funzioni però non sono prove definitive.

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