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Non c’è Crippa per Conte. Il capogruppo M5S verso lo strappo?

Davide Crippa

Prima ha “licenziato” Casalino, inimicandosi l’uomo che bisbiglia nelle orecchie di Conte, poi ha provato la sortita (fallita) di invertire l’ordine delle comunicazioni del presidente del Consiglio perché oggi parlasse prima alla Camera e poi al Senato. Davide Crippa è già fuori dal Movimento?

Sono ore ad alta tensione per i pentastellati, reduci da una riunione fiume di circa cinque giorni che ha logorato i nervi e fatto emergere malesseri già prima celati malamente.

IL FALLITO BLITZ DI CRIPPA

Soprattutto alla Camera, dove Giuseppe Conte traballa e si temono altre emorragie di onorevoli, è partita una caccia al traditore, che al momento per i più ha già un nome e un cognome: Davide Crippa, reo non solo di essersi opposto alla linea contiana, ma anche di aver richiesto, assieme al PD, che Mario Draghi parlasse prima a Montecitorio, dove Conte ha minor presa sui suoi e solo dopo a Palazzo Madama.

I presidenti delle Camere, ormai lo sappiamo, hanno risposto “picche” ma tanto è bastato perché Conte chiedesse agli altri pentastellati di fargli terra bruciata attorno. E infatti tra i 5 Stelle “duri e puri” sono subito serpeggiate le maldicenze sul fatto che l’onorevole novarese, al suo secondo mandato, stia cercando una scialuppa per restare a Roma.

IMPOSSIBILE NON VOTARE LA FIDUCIA SE DRAGHI APRE AI 9 PUNTI

Ancora ieri è stato diffuso un suo messaggio in una chat interna: “Ribadisco e sintetizzo ancora una volta la mia posizione… Ascolteremo il discorso di Draghi in aula domani. Trovo chiaro – scrive Crippa – che se aprirà ai principali temi posti all’interno dei 9 punti da parte del M5S, diventa ingiustificabile non confermare la fiducia”.

CHI È DAVIDE CRIPPA

Entrato nei 5 Stelle delle origini in quanto ostile alla Tav e in Parlamento nel 2013, ricandidato nel 2018, rieletto nel collegio plurinominale Piemonte 2, è stato sottosegretario allo sviluppo economico del Conte I, sotto l’allora ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio. Ed è allora che i due iniziano a frequentarsi: Crippa infatti , moderato per natura, diventa, malignano alcuni, un dimaiano per necessità, un convincimento non dettato da una genuina passione per l’attuale ministro degli Esteri quanto per smarcarsi dalla linea, ben poco congegnale, di Conte.

Il suo nome era tra quelli dati in fuga con Luigi Di Maio e la sua decisione di restare aveva sorpreso non pochi commentatori e bookmakers anche se, occorre ricordarlo, l’esponente novarese è tra i 5 Stelle tenuti in maggior considerazione da Beppe Grillo. Fatto, questo, che potrebbe averlo convinto a restare.

Ma torniamo al suo cursus honorum. Cambiato governo, Crippa riemerge nel dicembre 2019 come capogruppo alla Camera: ora starebbe usando il suo ruolo per coagulare attorno a sé gli onorevoli scontenti del Movimento 5 Stelle a guida contiana.

L’EX GIEFFINO DEVE USCIRE DALLA CA…MERA

Il Rubicone Davide Crippa lo ha comunque attraversato poche ore fa, decidendo di non rinnovare il contratto a Rocco Casalino, l’ex gieffino che, è noto, cura la comunicazione del Movimento e, a detta dei più, condizionerebbe pesantemente l’agire dello stesso Conte, in queste ore per esempio spingendolo alla rottura.

In verità, come riporta Repubblica che ha anticipato la notizia, non è la prima volta che Crippa si oppone all’escamotage che ha consentito finora a Casalino di portare a casa uno stipendio analogo a quello percepito quando era portavoce a Palazzo Chigi (guadagnava 150 mila euro l’anno) mediante un doppio contratto con il gruppo 5 Stelle a Montecitorio e con quello di Palazzo Madama.

Ma a questo girò l’esponente piemontese è stato irremovibile, anche perché la scissione di Luigi Di Maio è costata parecchio ai 5 Stelle: ogni eletto vale circa 50 mila euro annui di fondi per il funzionamento del gruppo. Così facendo, però, Crippa si è fatto un nemico importante e potente. Insomma, potrebbe essere già fuori, che lo voglia o no.

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