Sembrava chiusa la partita sulla nomina del commissario per gli stadi, che avrà un ruolo cruciale nel rinnovamento delle strutture in vista di Euro 2032, ma Salvini si oppone al doppio ruolo per Massimo Sessa
Si è chiusa ormai da oltre un mese la telenovela sul commissario per gli stadi in vista degli Europei di calcio 2032: tramontata l’ipotesi del suo capo di gabinetto Massimiliano Atelli, il ministro dello Sport Andrea Abodi sembrava aver trovato la quadra con il nome di Massimo Sessa, dirigente del Ministero dei Trasporti e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
La nomina, però, non è stata perfezionata a causa di un nodo economico sulla retribuzione del commissario, ma soprattutto per l’altolà di Matteo Salvini, che si oppone fermamente alla possibilità di una figura con un doppo ruolo.
L’ANNUNCIO CHE DOVEVA SBLOCCARE TUTTO
Era il tassello mancante dopo l’approvazione, in estate, della norma che istituisce il commissario straordinario per gli stadi. Una figura centrale, chiamata a sbloccare progetti fermi da anni e a gestire 650 milioni di fondi pubblici — più altri 100 annunciati nelle ultime settimane — all’interno di investimenti complessivi per quasi 5 miliardi.
In ballo ci sono i dossier più pesanti: il nuovo stadio della Roma, il futuro di San Siro, fino al cronoprogramma che l’Italia deve dimostrare di poter rispettare per co-organizzare Euro 2032 con la Turchia. Per questo la scelta di Abodi su Sessa sembrava logica: un tecnico di altissimo profilo, un “grand commis” abituato a maneggiare opere complesse.
PERCHÉ L’INSEDIAMENTO DI SESSA NON È MAI AVVENUTO
Eppure l’insediamento non è mai avvenuto. Secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, alla base di tutto ci sarebbe una disparità retributiva tra l’incarico già affidato a Sessa – Presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici – e il nuovo incarico.
Ma la questione non è solo economica: è soprattutto politica. Sessa aveva immaginato un doppio incarico — presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e commissario agli stadi — per garantire una sinergia tecnica tra le due strutture. Abodi non aveva obiezioni.
LO STOP DI SALVINI: NO AL DOPPIO RUOLO PER SESSA
Il problema è arrivato dal suo collega di governo: Matteo Salvini.
Il leader della Lega, ministro delle Infrastrutture e titolare del dicastero da cui dipende Sessa, è stato irremovibile:
o il commissario o il presidente del Consiglio Superiore. Non entrambi. Non solo il rischio di concentrazione di potere, dunque, ma anche la volontà politica di non bloccare una delle poltrone più pesanti del ministero, che Salvini vuole mantenere pienamente operativa e, se necessario, riassegnare.
SUL COMMISSARIO PER GLI STADI È NUOVAMENTE STALLO
Un’ipotesi circola: ritoccare il compenso verso l’alto per rendere l’incarico più appetibile. Ma significherebbe modificare una legge appena approvata e inviare un segnale difficile da giustificare davanti all’opinione pubblica. Il governo Meloni non sembra intenzionato a prendersi questo rischio.
E allora il paradosso resta: la figura che dovrebbe accelerare le procedure per gli stadi rischia di non essere mai nominata, mentre incombe la scadenza più critica — indicare le sedi italiane per Euro 2032, ormai a meno di un anno di distanza.

