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Olimpiadi Milano-Cortina 2026: costi, entrate, rinunce e programmi

Olimpiadi 2026

Colei che fece il gran rifiuto, ovvero Virginia Raggi, probabilmente ora se la starà ghignando. Perché le Olimpiadi sono una maionese che rischia di impazzire improvvisamente

Colei che fece il gran rifiuto, ovvero Virginia Raggi, probabilmente ora se la starà ghignando. Perché le Olimpiadi sono una maionese che rischia di impazzire improvvisamente: bisogna saperle cucinare, stare dietro ai singoli ingredienti o il risultato sarà una incognita. E così, come di consueto, adesso che si “avvicinano” quelle invernali del 2026 aggiudicate dalla curiosa accoppiata Milano – Cortina, parte il consueto valzer sulle cifre: i costi preventivati che lievitano, le entrate stimate che traballano…

TUTTE LE CIFRE DELLE OLIMPIADI

“A Milano – dettagliava un articolo del Sole 24 ore del 2019 – ex-novo verrà edificato, con denaro privato (spesa prevista di 61 milioni), soltanto il PalaItalia in zona Santa Giulia, sede del torneo di hockey maschile, mentre quello femminile andrà in scena nel rinnovato PalaSharp a Lampugnano (7 milioni). Pattinaggio figura e short track saranno accolti nel già funzionale Forum di Assago , il villaggio degli atleti a Porta Romana, dove mixando capitali pubblici e privati verrebbero edificate 70 stanze singole e 630 doppie, destinate poi a essere riconvertite in residenze universitarie. Il centro stampa sarà alla Fiera di Rho , la medal plaza in piazza del Duomo”.

“Un altro villaggio temporaneo per gli atleti (con 60 stanze singole e 540 doppie) sorgerà a Cortina, insieme al centro stampa montano e alla medal plaza. L’attuale stadio olimpico cortinese, dopo una ristrutturazione da 4,5 milioni, sarà la casa del curling, mentre l’attuale fatiscente budello sarà ricostruito (42 milioni) per ospitare bob, slittino e skeleton. Senza bisogno di ulteriori investimenti le piste dello sci femminile, già riammodernate per ospitare i Mondiali 2021. Anterselva sarà la casa del biathlon e in Trentino saranno utilizzati altri 3 impianti: i trampolini di Predazzo, le piste di fondo di Lago di Tesero e l’anello del pattinaggio velocità di Baselga di Pinè, per l’occasione trasformato da outdoor a indoor con la costruzione del tetto (28 milioni).”

IL COSTO COMPLESSIVO STIMATO PER MILANO-CORTINA 2026

Il costo complessivo stimato nel dossier italiano – ricordavano sempre dal quotidiano di Confindustria – ammonta a un miliardo e 362 milioni, di cui 243 milioni per gli investimenti in infrastrutture sportive e la restante parte per costi operativi. I tre quarti di questa spesa – quasi un miliardo – saranno finanziati dal Cio, mentre i 4 enti territoriali (Regioni Lombardia e Veneto e Province autonome di Trento e Bolzano che hanno prestato le garanzie) dovranno coprire il resto: la Lombardia dovrebbe garantire 211 milioni, mentre il Veneto e le 2 province 130 milioni. Importi che comprendono anche i contributi dei privati. Extra dossier la spesa per la sicurezza, interamente a carico dello Stato e stimata in 402 milioni.

Eravamo nel 2019, un’era fa. Poi più che la maionese olimpica è impazzito il mondo, tra pandemia, guerra, costi delle materie prime e dell’energia schizzati alle stelle e una inflazione che non si vedeva da parecchio. Che i costi previsti nella candidatura iniziale fossero destinati ad aumentare, insomma, era nell’aria.

IL DECRETO DI SUPER MARIO

Prima di interrompere la propria avventura nel governo emergenziale nato dalla pandemia, Mario Draghi aveva varato il DPCM 26 settembre 2022, dall’eloquente titolo: “Piano degli interventi da realizzare in funzione dei giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026”. Un testo che non passò, come vuole la sua natura, dal vaglio del Parlamento, in modo da procedere persino più spedito rispetto al decreto legge.

Nella ricognizione operata sotto Draghi, erano 73 le opere da realizzare, di cui 26 da concludere entro il 2026, mentre il resto da far almeno partire entro la data delle Olimpiadi, così da agganciare i finanziamenti per l’evento grazie alla contemporaneità dell’avvio dei lavori (come avvenuto a Milano per la Metro Blu in occasione di Expo). Il fabbisogno totale indicato era di 2,7 miliardi, di cui 2,2 già stanziati dal governo uscente, attraverso fonti diverse. Guardando ai soldi, serviva mezzo miliardo: l’ultima finanziaria è riuscita a raggranellare 400 milioni, mentre altri 150 sono stati stanziati con fondi interministeriali.

Intanto – annota dopo a quattro anni di distanza nuovamente Il Sole 24 Ore–  i costi sono aumentati. Durante l’ultima cabina di regia il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha dichiarato che 724 milioni verranno riassegnati con riparto dei fondi. “Considerando appunto i circa 550 già previsti a inizio anno, si evince già da queste considerazioni che ci saranno 170-180 milioni di stanziamenti in più, necessari per coprire quel fabbisogno aggiuntivo di richieste in arrivo dai territori. Istituzioni e imprese lamentano infatti un incremento dei costi tra il 20 e il 30%, su cui pesa soprattutto l’aumento delle materie prime”.

LE OPERE INDIFFERIBILI E NECESSARIE

Le opere indifferibili e necessarie per i Giochi invernali sono 73 e la loro realizzazione probabilmente costerà il doppio: 3 miliardi. Alcune strutture funzionali alle competizioni – come il PalaItalia, il Palatrussardi, il Forum di Assago a Milano  il nuovo Ovale di Rho o il villaggio olimpico di Milano non risultano nella lista stilata dal governo perché seguite da Fondazione Milano Cortina 2026 e finanziate perlopiù da privati: in caso di costi non preventivati, però, difficile escludere a priori l’intervento dello Stato o delle Regioni.

E già ci sono stati i primi cambi di programma. Venerdì 20 gennaio Giovanni Malagò, il presidente del Comitato olimpico italiano (CONI), ha annunciato che le gare di pattinaggio di velocità delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026 non si terranno a Baselga di Piné, un comune dell’Alta Valsugana, in provincia di Trento. La rinuncia, scrive il Post, è stata motivata con l’aumento significativo dei costi per ammodernare e coprire l’attuale pista di pattinaggio: l’organizzazione aveva previsto di spendere 50 milioni di euro, mentre secondo l’ultima ricognizione ne servirebbero almeno 75.

I CAMBI DI PROGRAMMA DELLE OLIMPIADI

Ma il conto – puntualizza la testata di Confindustria – è destinato ad aumentare ancora un po’, visto che qualcosa ancora manca all’appello. Per tre opere infatti la valutazione degli extracosti non è stata ancora presa in considerazione: ovvero la variante di Cortina, che aveva un costo stimato di 483,7 milioni; la galleria a Ponte di Legno, per cui era stato definito un fabbisogno di 33 milioni e la variante di Vercurago, per cui sono indicati 119 milioni. Per le grandi opere del Veneto ormai il traguardo si è spostato oltre il 2026: le varianti di Cortina e del Longarone, chiosano dal Sole, non saranno pronte per le Olimpiadi, ma ci si augura almeno di farle partire entro l’avvio dei Giochi.

IL GIRO D’AFFARI DELLE OLIMPIADI

Tornando indietro al 2019, la Gazzetta dello Sport titolava a tutta pagina: “Olimpiadi 2026: Milano-Cortina promossa dai numeri”. Il quotidiano spiegava: ” i 415 milioni di euro di spese dell’amministrazione centrale dello Stato (dei quali 402 per la sicurezza) sono ampiamente compensati dalle maggiori entrate fiscali per lo Stato, stimate in 601,9 milioni. A certificare questo significativo segno più (il saldo sarebbe di 186,9 milioni) è una nota di Palazzo Chigi diffusa dall’ufficio del sottosegretario Giancarlo Giorgetti(oggi al dicastero di via XX Settembre ndr)”.

Per il periodo 2020-2028 si stimavano variazioni positive anche per l’occupazione (nel momento massimo, quello del 2026, ci sono 8500 posti «unità lavoro» in più). E sul pil: da 93 a 81 milioni annui. Nel 2022 la ricerca “Sport e Impresa. Una partnership vincente” realizzata dal Luiss Lab of European Economics dell’Università Luiss, e presentata in occasione del XIX Forum Annuale del Comitato Leonardo “Sport e Imprese. What’s Next?” organizzato in collaborazione con Agenzia ICE, Confindustria e Coni, si è focalizzata sul possibile ritorno economico degli investimenti per Milano – Cortina 2026.

INVESTIMENTI TOTALI ANCORA IGNOTI

È importante sottolineare – si legge nel report – che l’investimento per le Olimpiadi invernali del 2026 che si terranno in Veneto, Lombardia e Trentino – Alto Adige, non è ancora stato quantificato precisamente e di conseguenza la simulazione proposta in questo rapporto utilizza un valore convenzionale per l’investimento iniziale pari a un miliardo di euro. Anche il costo complessivo dell’evento non è stato definito con precisione a causa della pandemia che ha modificato le disponibilità finanziarie inizialmente stabilite nel capitolato presentato nel 2019. La gestione e governance dell’evento saranno affidate al Comitato Organizzatore (Fondazione Milano-Cortina 2026) che si assumerà la responsabilità della pianificazione, realizzazione e organizzazione dell’evento. Tali costi si assume saranno finanziati principalmente attraverso diritti tv, sponsorizzazioni e vendita di biglietti per gli eventi. Gli investimenti infrastrutturali si prevede ammonteranno a circa un miliardo euro e verranno erogati tra il 2020 e il 2025.

I NUMERI

Venendo ai numeri, gli effetti interni al settore sono quantificabili in 1.142 milioni di euro complessivi di cui la quota di 1.120 milioni di euro rappresenta l’effetto diretto mentre 22 milioni di euro costituiscono l’effetto indiretto. L’attivazione globale per i settori collegati direttamente e indirettamente al settore dello sport è valutabile in 1.026 milioni di euro che si ottiene dalla differenza tra effetto moltiplicativo sull’intera economia (2.168) e quello relativo al solo settore sportivo pari a 1.142 milioni di euro. A sua volta, l’attivazione dei settori collegati direttamente e indirettamente può essere scomposta in un effetto diretto ed un effetto indiretto.

Quello diretto è pari a 439 milioni di euro che si ottiene dalla differenza tra effetto diretto complessivo sull’intera economia (1559 milioni di euro) e quello interno al settore (1.120 milioni di euro). L’effetto indiretto è invece pari a 588 milioni di euro, ottenuto dalla differenza tra attivazione indiretta globale sull’intera economia (610 milioni di euro) e attivazione indiretta sul solo comparto sportivo (22 milioni di euro). Infine, come effetto indotto dell’aumento di domanda finale, si generano risorse, attraverso il moltiplicatore settoriale della spesa delle famiglie, per ulteriori 733 milioni di euro. In sintesi, un aumento di domanda di 1 miliardo di euro del comparto genera come effetto diretto, indiretto e indotto un impatto sull’intera economia pari a 2.901 milioni di euro equivalente ad un fattore di attivazione moltiplicativo di circa 2,9.

– Leggi anche: Cosa vuole fare Assolombarda dopo la vittoria di Fontana in Lombardia

L’organizzazione delle Olimpiadi invernali genera indirettamente un impatto sull’occupazione stimolando un incremento di domanda e quindi di produzione per le imprese fornitrici del comparto sportivo. ali imprese (fornitori di primo livello), a loro volta, acquistano beni e servizi da altre imprese (fornitori di secondo livello) per sostenere la propria domanda. Gli incrementi di domanda per beni e servizi da parte delle imprese fornitrici a vari livelli innescherà un meccanismo virtuos o di aumento dell’occupazione nel sistema economico. A fronte di una maggiore domanda di beni e servizi pari a un miliardo nel comparto sportivo, possono essere generati nel sistema paese 12.946 nuove unità di lavoro di cui 9,173 internamente al settore e 3,772 nei principali settori economici collegati.

L’EFFETTO SUI REDDITI DELLE OLIMPIADI 2026

Quanto all’effetto sui redditi la ricerca prevedeva un aumento di domanda di 1 miliardo di euro del settore sportivo pari a circa 320 milioni di euro totali di cui 225 milioni all’interno al settore stesso. Tutti numeri che però rischiano di essere prematuramente invecchiati data la corsa dei prezzi collegata alla generale instabilità economica mondiale a sua volta connessa alle crisi geopolitiche. Un tempo in origine per le Olimpiadi si interrompevano persino le guerre: quella in Ucraina invece più andrà avanti e più rischierà di costarci caro.

(Articolo pubblicato su Start Magazine)

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