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Palestre e green pass, cosa dice Guido Scorza

Guido Scorza Fondo Da 140 Milioni

La precisazione di Guido Scorza: “La richiesta, quale condizione per la frequentazione del centro sportivo o della palestra, di copia del documento e di indicazione della data di scadenza e la successiva conservazione di tali elementi, rappresentano una violazione della vigente disciplina in materia di protezione dei dati personali”

Mentre il governo (oggi è il giorno del CdM) prepara l’estensione dell’obbligo di green pass anche ai dipendenti privati, partendo da quelle attività, come palestre, bar, teatri e ristoranti, i cui avventori devono già esserne muniti a seguito del decreto di luglio, in molti si interrogano ancora sulle conseguenze pratiche e giuridiche di queste decisioni. Nel suo ultimo intervento, Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, ha affermato: “La disciplina sul Green Pass prevede che lo stesso debba – nei soli luoghi nei quali è necessario ai sensi di quanto previsto dalla legge – essere semplicemente esibito all’ingresso e debba essere letto dagli incaricati esclusivamente attraverso l’apposita App Verifica Covid-19 messa a punto dal Governo, app che consente al verificatore di accedere solo a un’informazione binaria: il titolare del documento ha o non ha un Green Pass valido senza alcun riferimento né alla condizione – vaccino, guarigione dal Covid19 o tampone – che ha portato al rilascio del Green Pass né alla data di scadenza del documento medesimo”.

Guido Scorza

Secondo l’avvocato già responsabile degli affari regolamentari del team per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Consigliere giuridico del Ministro per l’innovazione: “La richiesta, quale condizione per la frequentazione del centro sportivo o della palestra, di copia del documento e di indicazione della data di scadenza e la successiva conservazione di tali elementi, pertanto, rappresentano una violazione della vigente disciplina in materia di protezione dei dati personali giacché il titolare del trattamento – palestra, centro sportivo o qualsiasi altro analogo soggetto – non ha titolo per acquisire la data di scadenza del Green Pass e conservare gli altri dati personali contenuti nel medesimo documento”.

Per Guido Scorza, infatti: “la prassi che si sta andando diffondendo renderebbe più facile la vita ai gestori di palestre e centri sportivi e, forse, anche ad abbonati e associati ma, al tempo stesso, frustra gli obiettivi di bilanciamento tra privacy” in quanto “mette in circolazione una quantità di dati personali superiori a quelli necessari e, soprattutto, ne determina la raccolta e la moltiplicazione in una serie di banche dati diversamente sicure”. Viene poi sottolineato come “il Green Pass” fotografi”una circostanza dinamica con la conseguenza che chi ieri ha consegnato un certificato vaccinale valido fino a una certa data, in un momento successivo ma precedente alla scadenza potrebbe essere contagiato e il suo Green Pass perdere di validità”.

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