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Pasticci nel Green Pass. Cosa pensa Galli della seconda dose ai guariti

Seconda Dose Guariti

Il primario del Sacco di Milano mette in luce alcune contraddizioni contenute nella normativa e ribadisce la sua opinione sulla necessità di una seconda dose ai guariti (con reazione allergica alla prima) per ottenere il patentino che attesta l’immunità: “inutile e non priva di rischi”

Ci sono diversi errori e parecchie incongruenze nella normativa del Green Pass che dovranno essere corretti dal Parlamento in sede di conversione del decreto di luglio. Tra questi, come avevamo già scritto, le Aule dovranno intervenire anche sull’obbligatorietà di Green Pass per i gestori di bar e ristoranti, visto che il dl in merito nulla dice, limitandosi all’obbligo per gli avventori. Inoltre, secondo le attuali disposizioni, non hanno diritto al documento che attesti l’immunità coloro che, guariti dalla malattia e vaccinati con la prima dose che abbia comportato una marcata reazione allergica, non si sottopongano anche alla seconda.

 

Porta alla luce il paradosso, via Twitter, Massimo Galli, docente di Malattie infettive all’università Statale e primario al Sacco di Milano, che espone un caso concreto: “Docente con probabile Covid in ottobre, contatto positivo in famiglia e con sintomi, marcata reazione avversa vaccinale due mesi fa e risposta anticorpale documentata. Non gli viene riconosciuta immunità se non fa la seconda dose, che ritengo inutile e non priva di rischi”. L’infettivologo ribadisce come, al momento, una seconda dose ai guariti dal Covid che abbiano manifestato serie allergie alla prima somministrazione possa risultare non solo “inutile”, ma anche rischiosa.

 

Ma non è il solo caso analizzato da Galli, che evidenzia un altro limite del Green Pass, ovvero quello di riconoscere esclusivamente i vaccini approvati in ambito europeo. Il professore fa notare che si potrebbe agilmente aggirare tale preclusione (e ciò potrebbe valere anche nel primo caso, quello del docente che ha avuto una reazione allergica seria alla prima dose) dimostrando con l’apposito test la presenza di un numero adeguato di anticorpi nel sangue.

 

Il terzo caso preso in esame da Galli riguarda la terza dose per le persone che, a fronte delle prime due, non abbiano un numero idoneo di anticorpi per considerarsi protette. “Strategia possibile – risponde – ma dati limitati” e “possibilità di successo da valutare”. Con l’ulteriore incongruenza che coloro che sono in regola con le vaccinazioni, ma non hanno sviluppato gli anticorpi, avranno comunque il Green Pass.

 

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