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Patto di stabilità, cos’è e come potrebbe cambiare

Patto Di Stabilità

C’è un motivo per cui Draghi non intende cedere alle richieste dei partiti su un nuovo scostamento di bilancio: vuole chiedere all’Europa di rivedere il patto di stabilità, ma per essere credibili servono conti in ordine

È lo spauracchio di qualsiasi governo si sia succeduto alla guida del nostro Paese. E ora Mario Draghi dovrà mettere in campo tutta la sua autorità per fare in modo che venga rivoluzionato, o quantomeno allentato, per evitare che diventi anche il suo. Parliamo del Patto di stabilità, il famigerato Stability and Growth Pact (SGP) che, per i rigoristi nordici è il solo modo per convivere con il lassismo dei Paesi mediterranei, mentre per i “no euro” meridionali (quindi anche di casa nostra) è l’emblema dei legacci di Bruxelles che, stringendo troppo i cordoni della borsa, ci affamerebbero.

COS’È IL PATTO DI STABILITÀ

Il patto di stabilità e di crescita (PSC) ha come scopo garantire che la disciplina di bilancio che i Paesi del Vecchio continente si erano dati per aderire al progetto dell’Euro continui anche dopo l’emissione della moneta unica. Costituito da una risoluzione del Consiglio europeo del 1997 e da due regolamenti del Consiglio del 7 luglio 1997 che ne precisano gli aspetti tecnici (controllo della situazione di bilancio e del coordinamento delle politiche economiche; applicazione della procedura d’intervento in caso di deficit eccessivi), modificati nel giugno del 2005, viene spesso tacciato di essere rimasto lettera morta dai rigoristi, con conseguenti gravi squilibri di bilancio in alcuni paesi dell’Ue che, proprio a causa dei loro conti in disordine, si sono ritrovati particolarmente esposti quando la crisi economica e finanziaria ha colpito nel 2008 (e sì, tra loro ci siamo anche noi) e quella pandemica ha assestato un colpo assai più duro nel 2020.

LA SPONDA EUROPEA DI GENTILONI

Chiedere all’Ue di scardinare uno dei principi chiave per essere ammessi nel Club non sarà facile, ma l’Italia può contare sia sull’autorevolezza di Mario Draghi, sia su un connazionale, Paolo Gentiloni, alla Commissione europea, per di più all’Economia. E dato che Bruxelles non si farà convincere facilmente, si spiega perché Draghi al momento non intende ascoltare i partiti che chiedono con insistenza un nuovo scostamento di bilancio anche per finanziare il nuovo intervento contro il caro-bollette: il presidente del Consiglio intende arrivare di fronte alla Commissione coi conti più in ordine possibile, per quanto il nostro debito pubblico fosse già mostruoso e con la pandemia sia semplicemente esploso.

Sulla revisione del Patto di Stabilità e di Crescita, Paolo Gentiloni ha dichiarato: “il tema della sostenibilità dei debiti pubblici resta ovviamente rilevante nella nostra agenda, siamo emersi dalla crisi con livelli di debito molto più elevati e dobbiamo assicurare un percorso credibile e realistico di riduzione”.

A sorpresa, il numero 2 della Commissione, il lettone, nonché falco, Valdis Dombrovskis ha aperto a modifiche al Patto di stabilità: “Uno degli aspetti della revisione del Patto di Stabilità e di Crescita è su come facilitare gli investimenti, se sarà con una Golden Rule o con altro questo sarà parte della discussione dei mesi a venire, noi non ci poniamo con con idee precostituite ma vogliamo verificare dove si può raggiungere un consenso”. Pur con dei limiti: “è importante che il sostegno sia ben mirato e non si traduca in un onere permanente per le finanze pubbliche”.

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