Inchiesta per corruzione e turbativa d'asta della Procura di Roma, il dg di Sogei preso…
In manovra il taglio alle pensioni (anche) contributive
Intanto una circolare Inps chiarisce che a gennaio le rivalutazioni scatteranno sulla base delle vecchie norme. Impossibile fare calcoli con una legge di Bilancio appena approvata. Ma poi scatteranno i conguagli
Tagli non solo alle pensioni cosiddette “d’oro” ma anche a quelle interamente calcolate con il sistema contributivo. Mentre il taglio alle rivalutazioni, bloccate anch’esse parzialmente con la nuova manovra a seconda di quanto percepito, verrà “rilevato” solo a partire dai mesi successivi a gennaio. Questi gli effetti che in pensionati si vedranno recapitare nel proprio conto con il nuovo anno.
UN “ERRORE” IN MANOVRA ALL’ORIGINE DEL TAGLIO DELLE PENSIONI CONTRIBUTIVE
Come evidenzia Il Foglio, il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, l’organo che alla Camera esprime pareri sulla qualità delle norme contenute nei testi di legge, ha trovato errori concettuali piuttosto seri all’interno della manovra. Il documento depositato dall’organo di Montecitorio segnala che a “dispetto di quanto annunciato, promesso e spergiurato da Cinque Stelle e Lega negli ultimi mesi, saranno tagliate non soltanto le pensioni ‘privilegiate’, ma anche quelle interamente calcolate col sistema contributivo. Il ‘taglio’ degli assegni più alti, che ha preso le sembianze di un ‘contributo di solidarietà’ è previsto dal comma 261. Per rivendicarne la giustezza sociale, nonché la correttezza costituzionale, il governo ha tenuto a specificare (al comma 263) che la riduzione degli assegni ‘non si applica a quelle interamente liquidate con il sistema contributivo’, quelle, cioè, che sono il risultato dei contributi effettivamente versati dai lavoratori. Il Comitato per la legislazione smentisce però impietosamente questa tesi. Nel parere mette a verbale che ‘il comma 261 ricomprende nell’ambito di applicazione delle misure di riduzione anche i trattamenti della gestione separata Inps di cui all’articolo 2, comma 26 della legge n.335 del 1995 che eroga solo trattamenti liquidati integralmente con il sistema contributivo’. Il governo gialloverde, insomma, taglia le pensioni tout court, non soltanto quelle sostenute dai contributi figurativi come i tanti odiati vitalizi parlamentari. Pure gli ex deputati e gli ex senatori sono riusciti a tenere quello che effettivamente spettava loro, mentre questi ‘semplici’ pensionati della gestione separata Inps no”.
CIRCOLARE INPS: CAMBIANO GLI ASSEGNI
Intanto è arrivata la circolare inps con cui vengono presentati i valori delle rivalutazioni degli assegni pensionistici per l’anno 2019 che sta per cominciare. Innanzitutto i pensionati che incassano un importo superiore a tre volte l’importo minimo riceveranno un assegno di valore provvisorio che molto probabilmente poi “sarà conguagliato non prima di marzo”. Come evidenzia il Sole 24 Ore “a gennaio le pensioni andranno in pagamento il giorno 3, troppo a ridosso dell’approvazione della legge di bilancio. In pratica per gli assegni fino a 1.522,26 euro verrà applicato un aumento dell’1,10%; per quelli da 1.522,27 a 2.537,10 euro l’aumento sarà dell’0,99%; per quelli da 2.537, 11 euro in su sarà dello 0,825 per cento”. In sostanza, il documento dell’istituto di previdenza sociale prevede per il mese di gennaio una rivalutazione con le fasce previste dalla “vecchia” legge 388/2000 superando così il blocco imposto dagli ultimi governi. Gli assegni, sempre come riportato nel documento Inps, verranno adeguati all’inflazione dell’1,1 per cento. Con il ritorno allo schema classico viene riconosciuta una rivalutazione dell’importo al 100% per tutti gli assegni fino a tre volte il minimo, del 90 per cento per quelli fino a 5 volte il minimo e del 75 per cento per le cifre che superano 5 volte il minimo.
PENSIONI PIÙ RICCHE A GENNAIO IN ATTESA DEI CONGUAGLI
Naturalmente si tratta di una situazione temporanea. L’istituto di Boeri ha infatti annunciato che in base alla legge di Bilancio che sta per essere varata dall’esecutivo, le rivalutazioni potranno essere soggette a modifiche in corsa. Traduzione: entro l’anno scatterà un conguaglio. “I pensionati, con il blocco delle rivalutazioni sugli assegni che superano i 1522 euro potrebbero perdere da un minimo di 65 euro in un anno a un massimo di 325 euro. Chi oggi ad esempio percepisce 2800 euro, incasserà con le nuove norme 2816,02 a fronte di 2828,96 previsto senza il blocco di una parte della rivalutazione”, evidenzia Il Giornale.