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Per i tecnici del Senato occorre “approfondire” il prestito Alitalia su risorse Csea
Chiarire se l’utilizzo dei fondi della Cassa per i servizi energetici ambientali “possa compromettere le finalità a cui le risorse medesime sono destinate a legislazione vigente”
Solleva dubbi per i tecnici del Servizio Studi del Senato, la norma contenuta nel Dl Semplificazioni riguardante lo slittamento della restituzione del prestito statale da parte di Alitalia, la disposizione cioè, che posticipa il rimborso del prestito ponte ad Alitalia da 900 milioni più interessi dal 15 dicembre a “non oltre il 30 giugno 2019”. Con le risorse di copertura individuate in quelle gestite presso il sistema bancario dalla Cassa servizi energetici e ambientali. (Qui il dossier)
COSA DICONO I TECNICI DEL SENATO
Secondo i tecnici del Senato “sembrerebbe comunque utile un approfondimento in merito all’eventualità” che l’utilizzo dei fondi della Cassa per i servizi energetici ambientali “possa compromettere le finalità a cui le risorse medesime sono destinate a legislazione vigente”. Queste risorse, infatti, che provengono dalla riscossione di alcune componenti tariffarie dagli operatori dei settori dell’elettricità, del gas e dell’acqua, sono destinate all’erogazione di contributi a favore degli operatori del settore con impieghi in materia di fonti rinnovabili e assimilate, efficienza energetica, qualità del servizio, interrompibilità, perequazione, ricerca di sistema, decommissioning nucleare, progetti a favore dei consumatori. “Tali molteplici finalità – sottolineano i tecnici del Senato – sono in gran parte riconducibili ad obblighi normativi (norme primarie, secondarie o delibere dell’AEEGSI) e pertanto caratterizzate da limitata modulabilità, e ad esse afferiscono le risorse di pertinenza dei vari conti di gestione, peraltro finora sufficientemente alimentati dalle risorse rivenienti dalle tariffe poste a carico degli utenti, senza intaccare le giacenze bancarie. Sotto tale profilo, si fa presente che il Governo aveva fornito assicurazioni sull’analoga operazione effettuata in rapporto al prestito correlato alle procedure di cessione dei complessi aziendali dell’ILVA (decreto-legge n. 98 del 2016), ma con riferimento ad un importo considerevolmente inferiore (400 milioni di euro)”.
DA CHIARIRE ANCHE LE PERDITE DI INTERESSI BANCARI
Pertanto, prosegue il dossier di Palazzo Madama “la questione merita un chiarimento, anche se l’ammontare medio delle giacenze presso l’ente cassiere dovrebbe indurre ad escludere tale rischio. Infatti, i depositi bancari della CSEA sono stati pari mediamente a 5,3 miliardi nel 2017, generando interessi attivi lordi per un importo pari ad euro 47,9 milioni. Peraltro, considerando tale ultimo dato e le risorse destinate a fuoriuscire dal circuito bancario (900 milioni di euro), si dovrebbe presentare per CSEA una perdita in conto interessi di circa 8 milioni di euro in ragione d’anno. Andrebbero quindi forniti chiarimenti sui possibili effetti negativi dovuti alla perdita di interessi bancari”.
CON RESTITUZIONE PRESITO A GENNAIO EFFETTI INTERESSI NEUTRALIZZATI
Secondo i tecnici del Senato “va comunque osservato che una sollecita attuazione della disposizione dell’ultimo periodo del comma 3 (i.e. la restituzione della giacenza versata da CSEA già nel mese di gennaio 2019) di fatto neutralizzerebbe, rendendoli quantitativamente trascurabili, gli effetti in termini di interessi. Infine, nulla da osservare sugli interessi che matureranno sul conto corrente di tesoreria, considerato che il D.M. 9 giugno 20163 ha fissato il tasso di interesse allo 0,001%, con effetti di conseguenza trascurabili per l’operazione in esame (9.000 euro sull’intero anno)”.
PERCHÉ LE RISORSE DI CSEA NON HANNO EFFETTI SUL DEBITO PUBBLICO
La Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) rientra nel novero degli enti ricompresi nel conto consolidato delle PPAA, come individuato dall’ISTAT sulla base del SEC2010, anche dopo la sua trasformazione in ente pubblico economico (articolo 1, comma 670, della legge di stabilità per il 2016), e “le risorse utilizzate a copertura hanno natura non privata, giacché esatte dalla medesima Cassa in forza di una regolamentazione pubblica. Tuttavia, esse non sono considerate ai fini del conto consolidato di cassa in quanto risultano depositate presso il sistema bancario (con l’eccezione delle partite afferenti alla componente A31). Contabilmente, l’utilizzo delle risorse della CSEA costituisce quindi una forma di copertura adeguata in termini di fabbisogno e non ha effetti sul debito trattandosi di uno spostamento di risorse che dal punto di vista della competenza economica avviene all’interno della P.A”, evidenzia il dossier del Senato.