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Perché Conte ride di Beppe Grillo per non piangere

Conte Grillo

Il leader del M5S Giuseppe Conte alle prese con le ‘confessioni’ di Grillo e l’ansia per i sondaggi. I Graffi di Damato

Massì, povero Conte. Giuseppe Conte. Giuseppi per Donald Trump, che dalla Casa Bianca gli augurava di moltiplicarsi a Palazzo Chigi come i pani e i pesci di Gesù. Beppe come pensavo che Grillo, prima di scoprirne i limiti, fosse stato tentato di chiamarlo confidenzialmente, col diminutivo che aveva scelto per sé chiamandosi pure lui all’anagrafe Giuseppe, anzi Giuseppe Piero.

Invece abbiamo appreso, grazie allo stesso Grillo ospite di Fabio Fazio qualche sera fa in televisione, che fra loro fu subito disistima, senza aspettare l’incidente che dopo qualche anno li avrebbe portati ad una rottura composta all’ultimo momento pranzando in un ristorante toscano in riva al mare, a base di pesce e di promesse da marinaio.

LE ‘CONFESSIONI’ DI GRILLO SU CONTE

Più che per le buone informazioni ricevute dall’ancora fedele Luigi Di Maio e da Alfonso Bonafede, il comico genovese fondatore e padrone del MoVimento 5 Stelle destinò Conte nel 2018 a Palazzo Chigi per l’abilità tutta politica che già aveva di parlare molto e di farsi capire poco. “Perfetto per quel ruolo”, disse Grillo: a capo cioè di un governo con alleati così strani e lontani come i leghisti di Matteo Salvini. Poi è anche “migliorato”, ha confessato ancora il comico nella doppia veste di garante e di consulente a contratto del MoVimento, avendolo evidentemente sentito parlare come presidente della sua creatura ancora di più e farsi capire ancora di meno.

Massì, ripeto, povero Conte. Che per non aggravare le sue già difficili condizioni di presidente di un partito, o quasi partito, dimezzato nei voti rispetto al 2018 e ancor più nei seggi parlamentari, è costretto a fingere di non avere capito o avvertito nulla, e a ridere persino di se stesso insieme con chi lo sbeffeggia pubblicamente. E tutto questo nel bel mezzo della battaglia della sua vita, come quella che sta conducendo fra siparietti vari di piazza con la segretaria del Pd Elly Schlein per la guida oggi dell’opposizione, e un domani -chissà – di una vera alternativa al governo Meloni.

CONTE E L’ANSIA PER I SONDAGGI

Dio solo sa con quanta ansia l’avvocato di Volturara Appula compulsa i sondaggi per misurare le distanze dal Nazareno. Nei primi giorni di novembre egli si vide assegnare da Alessandra Ghisleri, sulla Stampa, un promettente 17 per cento delle “intenzioni di voto” contro il 19 per cento della Schlein. L’altro ieri, su Repubblica, si è visto assegnare da Ilvo Diamanti un 16,7 per cento rispetto ad un Pd salito al 20,3.

Diavolo di un Diamanti, avrà detto l’ex premier fingendo ancora di ridere di quel che aveva sentito dire di se stesso da quell’altro diavolo di Grillo. Massì, ripeto, povero Conte. Che, certo, non può mettersi a gridare volgarmente come Luca Bottura sulla Stampa contro il vaffanculista Grillo: “Beppe, hai 70 anni”, in verità 75, “vattene affanculo tu. E restaci”.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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