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Perché i giornalisti delle agenzie di stampa Agi e Dire scioperano

Nuove giornate di sciopero indette dai giornalisti delle agenzie di stampa Agi e Dire. I motivi e le richieste

Sono giornate molto complesse per i giornalisti delle agenzie di stampa. Stiamo parlando dell’Agi, l’Agenzia giornalistica Italia, e della Dire i quali, per differenti motivi, annunciano giornate di sciopero. Ecco cosa è successo nelle ultime ore.

IL CDR DELL’AGI, DOMANI NUOVO SCIOPERO E PRESIDIO AL PANTHEON

I giornalisti dell’agenzia Agi hanno annunciato per mercoledì, dalle ore 11.00 alle 13.00 una manifestazione in piazza della Rotonda, di fronte al Pantheon a Roma, “per ribadire la contrarietà alla cessione della seconda agenzia di stampa italiana dal suo attuale editore – Eni, società partecipata dal Mef – al polo editoriale riconducibile al Gruppo Angelucci, imprenditore del settore sanitario e parlamentare della Lega”. A comunicarlo un comunicato il Comitato di redazione dell’agenzia.

Al presidio saranno presenti anche rappresentanti di Fnsi e di Stampa Romana. Da settimane, si ricorda nella nota, l’assemblea di redazione dell’Agi domanda all’editore “di fare chiarezza sulla manifestazione di interesse pervenuta per il possibile acquisto dell’agenzia e chiede alle istituzioni come sia possibile che una società partecipata dello Stato possa cedere un suo ramo d’azienda – che percepisce fondi pubblici per le sue convenzioni – con una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell’eventuale operazione”.

“I redattori dell’Agi si battono inoltre a difesa dell’autonomia e dell’imparzialità dell’informazione primaria. Nei giorni scorsi anche le istituzioni Ue hanno affrontato la vicenda, ricordando la recente entrata in vigore del Freedom Media Act. Per tutte queste ragioni, in concomitanza con la manifestazione, il Cdr – conclude la nota – proclama una nuova giornata di sciopero, dalla mezzanotte del 3 aprile e per tutta la giornata, come previsto dal mandato affidato dall’assemblea di redazione”.

I MOTIVI DEI DUE GIORNI DI SCIOPERO DEI GIORNALISTI DELLA DIRE

Mercoledì 3 aprile anche le giornaliste e i giornalisti dell’Agenzia di stampa Dire si asterranno dal lavoro per la prima giornata di sciopero indetta (la seconda prevista giovedì 11 aprile), “alla luce della posizione di chiusura, da parte dell’azienda, rispetto alla richiesta di sanare in maniera definitiva la questione dei 17 giornalisti della sede di Roma sospesi dal lavoro la notte del 31 dicembre. Si tratta delle prime due giornate di Sciopero di un pacchetto di 5 giorni affidati dall’Assemblea al CdR. L’Assemblea dei redattori, con questa mobilitazione, chiede nuovamente che la Com.e, azienda editoriale proprietaria dell’agenzia Dire, paghi gli stipendi del mese di gennaio per intero anche ai colleghi che sono stati sospesi dal servizio dall’1 al 26 gennaio scorso”.

L’Assemblea, supportata dai sindacati, “ritiene infatti illegittimo – prosegue la nota –  il provvedimento di sospensione e pertanto privo di effetti, come del resto dimostrato dalla regolare presenza al lavoro di tutti i colleghi interessati anche nel mese di gennaio. Il riscontro è evidente dai lanci di notiziario e dagli articoli del sito usciti, in gennaio, siglati e firmati anche dai colleghi destinatari di tale decisione. L’Assemblea chiede inoltre all’azienda di proseguire con l’opera di reintegro dei colleghi licenziati a seguito del piano di esuberi dell’autunno scorso, di regolarizzare il pagamento degli stipendi (che ancora avviene in ritardo e in due o tre tranche) e di aprire una nuova stagione di rapporti costruttivi con le rappresentanze sindacali e il corpo redazionale nella sua interezza”.

“Dopo quasi due anni di solidarietà, con un taglio fino al 30% per gli stipendi di giornalisti e grafici, ci sono stati i licenziamenti arrivati il 28 dicembre. Poi con la vicenda del fermo amministrativo è arrivata la sospensione dei contributi da parte di Palazzo Chigi (sbloccata a fine gennaio). Poi le sospensioni. I giornalisti dell’agenzia Dire – conclude la nota – vorrebbero poter guardare oltre una stagione conflittuale e di tensioni che non hanno cercato, e sperano di poterlo fare trovando una rinnovata disponibilità al dialogo da parte dell’editore”.

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