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Perché i sindacati criticano Meloni (e qual è la sua strategia)

Jobs Act

In Italia il 10,8% dei lavoratori è povero, i salari sono in calo dal 2020 e l’inflazione pesa per 50 miliardi. In questo contesto cosa propone il Governo per la legge di Bilancio e quali sono le richieste dei sindacati?

Conti pubblici in affanno, appesantiti dall’erosione dell’inflazione galoppante e che poggia su una forza lavoro sempre più povera e precaria. È questo il perimetro nel quale dovrà muoversi il Governo Meloni, che ieri ha incontrato i sindacati, e che sta lavorando per la redazione della legge di bilancio. I sindacati, CGIL, CISL, UIL e (a sorpresa) UGL, hanno chiesto un incontro alla vigilia del via libera del Consiglio dei ministri al quarto decreto aiuti.

Rapporto Inapp: Italia paese di lavoratori poveri e precari

Più di un lavoratore su 10, in Italia, è povero, il 10,8%. E l’11,3% ha un contratto di lavoro part-time involontario, cosa che si traduce in un basso salario. Il paragone con la media Ocse è impietosa: i lavoratori poveri non superano l’8,8% e i part-time involontari si fermano al 3,2%. Questi dati arrivano dal Rapporto Inapp 2022 – Lavoro e formazione, l’Italia di fronte alle sfide del futuro,  che fotografa un mercato del lavoro intrappolato nella precarietà strutturale. I contratti di lavoro atipico, ovvero tutte le forme di contratto diverse da quello subordinato a tempo indeterminato full time, rappresenta l’83% delle nuove assunzioni con un aumento del 34% negli ultimi 12 anni. Dunque la nuova normalità è avere contratti “atipici”. L’8,7% dei lavoratori atipici percepisce una retribuzione annua lorda di meno di 10mila euro e solo il 26% dichiara redditi annui superiori a 30mila euro.

Italia unico paese Ocse in cui il salario medio scende

Anche scendendo nel capo dei contratti di lavoro subordinato, nel 2021, sette contratti su dieci sono a tempo determinato e solo il 35-40% dei lavoratori atipici passa, nell’arco di tre anni, a impieghi stabili. A questo si aggiunge che l’Italia è l’unico Paese dell’area OCSE nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito del 2,9%. Un dato che preoccupa ancor di più se ci confrontiamo con altri paesi UE come la Germania, dove nello stesso periodo è cresciuto del 33,7%, e la Francia dove l’aumento è stato del 31,1%.

L’inflazione pesa per 50 miliardi di euro sui conti dello Stato

Questo è il contesto nel quale il governo Meloni deve operare e questo è il quadro nel quale deve inserirsi la legge di bilancio per il prossimo anno. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante l’audizione sulla Nadef davanti alla Commissione speciale della Camera, ha spiegato che l’inflazione restringe le possibilità del Governo. Se da un lato aumentano gli interessi sul nostro debito, dall’altro aumentano le spese per l’indicizzazione delle pensioni. Il totale arriva a 50 miliardi di euro, cifra che va a limitare il campo d’azione del nostro governo.

Le misure che dovrebbero trovare posto nella legge di bilancio

Tra le misure allo studio della maggioranza c’è l’introduzione di una flat tax incrementale per le partite Iva e gli autonomi: una versione parziale che opera su tutto il reddito ma solo sulla parte di incremento rispetto agli anni precedenti. Il ministro Giorgetti non ha indicato la nuova soglia, negli scorsi giorni è emersa la volontà di portarla dagli attuali 65mila a 85mila euro. Il Governo è al lavoro anche per la riforma del superbonus edilizio del 110%, dovrebbe essere ridotto al 90%. Inoltre la legge di bilancio dovrebbe destinare 21 miliardi alle misure contro il caro energia.

La Lega guarda a “Quota 41” ma i sindacati chiedono di più

Il ministro Giorgetti in commissione ha parlato anche della proposta di revisionare il sistema pensionistico al fine di evitare il ritorno alla Legge Fornero. Una delle ipotesi in campo è il restyling di Quota 102 introducendo, in accoppiata alla soglia anagrafica di 61 anni, il vincolo dei 41 anni di contribuzione: una sorta di antipasto di Quota 41 proposta dalla Lega. “L’opzione di andare in pensione con 41 anni di contribuzione – dice Giancarlo Giorgetti – non è esclusa ma nell’ambito della voce ci dovrà essere qualche compensazione, può essere che qualche economia derivi dal Reddito di cittadinanza e qualche altra da qualche altra voce”. A tal proposito la posizione dei sindacati è chiara. “Se si fa una Quota 41 accompagnata da 61-62 anni di età parliamo di una nuova Quota 102 o 103, non mi sembra una grande novità – dice Pier Paolo Bombardieri del sindacato UIL -. Noi chiediamo che si possa uscire dal lavoro dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età e che si faccia una riforma strutturale” del sistema pensionistico.

Le critica di Maurizio Landini alla Premier Meloni

In una lettera inviata agli iscritti della CGIL Maurizio Landini aveva criticato aspramente il discorso programmatico della Premier alle Camere. “In primo luogo il tema lavoro e occupazione sia pubblica che privata, non è quasi presente – scrive Landini -, o meglio, c’è una concezione del lavoro quale derivato dell’impresa, senza alcun riferimento alla sua qualità e quindi al contrasto alla precarietà, con la riproposizione di strumentazioni fiscali note e conosciute e scarsamente efficaci”. Poche risposte, secondo il segretario del sindacato Cgil, anche in merito “all’emergenza salariale e di reddito determinata dall’aumento dell’inflazione e dal caro energia”. Deludente, per Landini, anche le proposte fiscali “dal quoziente familiare, alla flat tax, a nuovi condoni e ad una idea bizzarra della lotta all’evasione”. Opinioni alle quali si aggiunge la feroce critica all’idea di innalzare la soglia del contante “che probabilmente sarà inserito in legge di bilancio e che è un arretramento rispetto alla necessità di maggior tracciabilità delle transazioni”.

Le proposte della Premier Meloni ai sindacati

Dal canto suo la Premier ha più volte sottolineato di credere nel valore dei “corpi intermedi” e nella serietà “di chi vive determinate questioni ogni giorno”. Tra le proposte che Giorgia Meloni ha preparato per l’incontro di ieri pomeriggio con i sindacati, al quale erano presenti Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl), Pierpaolo Bombardieri (Uil) e Paolo Capone (Ugl) e i ministri del Lavoro Marina Calderone, della PA Paolo Zangrillo, delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, c’è la super deduzione del 120% per le aziende che incrementano il personale, agevolazione che può salire al 150% se vengono contrattualizzate persone fragili. Una misura che punta a combattere la precarietà. Per far crescere i salari la Premier pensa al potenziamento dei fringe benefit che sono esentasse e ad abbassare l’aliquota dei premi produttività dal 10 al 5% fino a tremila euro annui. Infine, sempre in chiave anti-rincari, c’è la proposta di aumentare il numero dei beni di prima necessità che godono dell’aliquota Iva agevolata al 5%.

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