Maria Rosaria Boccia dà la sua versione dei fatti alla Stampa, il ministro Sangiuliano non…
Perché la Corte costituzionale è in silenzio sul caso della giudice di Catania
Ancora polemiche sulla giudice Iolanda Apostolico. I punti di vista di Francesco Damato
Eppure nella polemica assordante scoppiata sul caso della giudice Iolanda Apostolico – che si è rifiutata di applicare una legge sui migranti, liberandone quattro irregolari, perché presuntivamente in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione – quello che trovo ancora più assordante è il silenzio sul colle del Quirinale. Ma non sto scrivendo o alludendo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sul quel colle lavora, bensì alla Corte Costituzionale, anch’essa operante da quelle parti, in un palazzo dirimpettaio agli uffici del capo dello Stato.
NESSUN GIUDICE COSTITUZIONALE AL MOMENTO HA COMMENTATO
Dei 15 giudici costituzionali, a cominciare dalla loro presidente Silvana Sciarra, ma anche dei loro predecessori emeriti ancora in vita, nessuno – ma proprio nessuno, almeno sino al momento in cui scrivo – ha fatto sentire la sua voce per rivendicare la competenza loro assegnata da un articolo della Costituzione che segue di parecchio quello a suo modo applicato dalla giudice Apostolico ma è abbastanza preciso, direi drastico. “La Corte Costituzionale – dice l’articolo 134 – giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni”.
La “controversia” avvertita da Iolanda Apostolico a Catania è stata invece da lei stessa risolta in senso negativo per la legge che doveva applicare, senza neppure pensare di dovere investire della questione la Corte Costituzionale. E ciò mi sembra francamente molto più grave della pur grave, anch’essa, condotta della giudice emersa dal video che la riprese cinque anni fa tra i manifestanti in piazza a favore dei migranti e contro la Polizia “assassina” – si gridava – che applicava la legge a carico di quelli irregolari.
PER IL FATTO QUOTIDIANO “PUZZA DI DOSSIERAGGIO”, IL FOGLIO SI CORREGGE
A quel video è capitata subito la sorte del famoso dito notato più della luna che esso indica. La giudice è scomparsa dall’attenzione, attratta invece dal misterioso operatore che l’aveva ritratta. E lo scandalo, o l’anomalia, come preferite, dalla presenza dell’Apostolico in piazza – non in una casa privata, in un club, in un bar – è diventato la provenienza del video. O, e ancor più, la sua destinazione dopo cinque anni, essendo finito nella disponibilità dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, ora alle Infrastrutture ma sempre vice presidente del Consiglio. Che si è procurato, per averlo diffuso con tanto di proteste contro la parzialità di una giudice che dovrebbe essere invece imparziale, l’accusa di essere “la bestia” di ritorno gridata su Repubblica da Stefano Cappellini. Per non parlare della “puzza di dossieraggio” avvertita dal Fatto Quotidiano.
Persino Il Foglio, spintosi qualche giorno fa a difendere in qualche modo la decisione della giudice Apostolico dai “travisamenti” di una Meloni dichiaratamente “basita”, ha dovuto correggersi. O subire la correzione del suo fondatore Giuliano Ferrara, dichiaratamente “spiacente” oggi di dovere dare ragione alle proteste non della presunta dossierata ma di Salvini. Miracolo…apostolico.