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Perché la missione dell’Italia nel Mar Rosso non è un atto di guerra

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Secondo Antonio Tajani, ministro degli Esteri, l’Italia sta proponendo “assieme a Francia e Germania una missione che possa garantire la sicurezza del traffico marittimo”

Continuano le tensioni nel Mar Rosso, dove da settimane ormai gli Houthi yemeniti stanno causando attacchi massicci contro le navi commerciali. Il che sta a sua volta generando caos sui traffici delle merci, con evidenti ripercussioni anche per i Paesi europei. Per rimettere al centro la sicurezza, adesso, si schiera anche l’Italia.

L’ITALIA ENTRA IN MISSIONE NEL MAR ROSSO

Rispondendo ai giornalisti a Bruxelles, dove il ministro si è recato per partecipare al Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea, Antonio Tajani ha detto che “stiamo proponendo assieme a Francia e Germania una missione che possa garantire la sicurezza del traffico marittimo. Io mi auguro che si possa già approvare definitivamente la missione nel prossimo Consiglio Affari Esteri dopo un sostanziale via libera nella riunione di oggi”. Tajani ha quindi citato la possibilità di ingresso della missione Emasoh-Agenor, l’operazione europea lanciata nel 2020 dalla Francia in sede Ue per garantire sicurezza e libertà di navigazione sullo stretto di Hormuz e verso nord fino a tutto il Golfo Persico e verso sud fino alla zona di Oceano Indiano posta in corrispondenza delle coste omanite.

“La missione – ha aggiunto Tajani – vede avere un sistema di difesa che a mio giudizio deve essere forte, quindi in grado di abbattere droni e missili lanciatoi dagli Houthi. La missione europea non credo che preveda attacchi in territorio yemenita perché non è mai successo ma ci sarà una protezione militare molto forte, determinata e mi auguro con tutti gli strumenti necessari”.

Stamani, raccontando i retroscena della mossa italiana, il Corriere della Sera scriveva che con Roma ci sono Parigi e Berlino in prima fila e che sarà una missione di difesa. Si chiamerà Aspides, scambierà informazioni con la missione anglo-americana (offensiva) Prosperità Guardian.

CHE COSA HA DETTO MELONI

Parlando nel pomeriggio a Quarta repubblica, la premier Meloni ha detto che la missione navale Ue nel Mar Rosso “è prevalentemente di politica di difesa. Da lì transita il 15% del commercio mondiale, impedire il passaggio dei prodotti significa un aumento dei prezzi spropositato, non possiamo accettare la minaccia degli Houthi nel Mar Rosso. L’Italia ha sempre sostenuto la difesa della libertà di navigazione, lo facciamo nell’ambito delle nostre normative. Per questa missione europea di difesa non dobbiamo passare in Parlamento, ma quella di iniziativa statunitense avrebbe significato un passaggio parlamentare. L’Italia c’è, si assume le responsabilità”.

PERCHE’ NON E’ UN ATTO DI GUERRA

Rispondendo ancora, stamani, il vicepremier e ministro della Farnesina ha spiegato appunto che non si tratta di un atto di guerra. Parliamo, invece, di “un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane, c’è un crollo nel traffico mercantile, noi siamo un Paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi. Non facciamo la guerra a nessuno ma difendere le nostre navi è un dovere della Repubblica e del governo. Sarà una difesa rinforzata dei mercantili, senza partecipazione attiva per il momento, in quel caso servirebbe un nuovo voto del Parlamento. Ma l’uso della forza verrà previsto per difendere i mercantili. Non sarà un semplice accompagnamento, come prevede oggi la missione che c’è a Hormuz. La nostra idea è che ci sia una difesa forte dei mercantili, con abbattimenti di qualsiasi arma che vadano colpire le navi che passano da Suez a Hormuz”.

Quanto ai prossimi passaggi formali, invece: “Informeremo il Parlamento, per come sono le cose non è obbligatorio ma naturalmente lo informeremo”, ha chiarito. “Io ho già informato, nei dibattiti che ci sono stati, in più occasioni, quelle che sono le nostre intenzioni, e già dalla prossima mia presenza in Parlamento dirò quello che stiamo facendo. E’ giusto che il Parlamento sia informato ma la missione militare è già stata autorizzata, si tratta di quella dello stretto di Hormuz”.

Pochi, invece, i dettagli tecnici dell’operazione. “Il numero [delle navi, ndr]  ancora non lo so, quattro, cinque. Vedremo”, ha detto ieri il ministro alla Stampa. “La missione farà una protezione attiva delle navi mercantili, con sistemi anti-drone e anti-missile, quindi con strumenti in grado di respingere gli attacchi”.

PERCHE’ L’UE E’ DEBOLE (E VUOLE REAGIRE NEL MAR ROSSO)

Sempre nell’intervista di ieri, infine, Tajani ha parlato così sullo stato attuale dell’Ue: “E’ debole e non possiamo avere politica estera europea, finché non avremo una difesa comune. Non puoi portare la pace, se non hai i mezzi, cioè se non sei in grado di difenderti. Dovremmo cominciare a riflettere seriamente sul voto a maggioranza, che rimpiazzi l’unanimità, su un’organizzazione dell’Unione diversa”. E ancora: “L’’Ue non può rifiutarsi di agire, l’inazione minerebbe la credibilità dell’Ue come attore globale nel settore della sicurezza, inclusa la dimensione marittima”. È in discussione non solo la sicurezza dell’Europa, ma la sua capacità di esistere come attore politico. Con la missione Aspides sarà in gioco anche questo. Il nostro Paese è pronto a sostituire una nave della missione Atalanta, che già opera in quelle acque da anni, e distaccarla per fare da scudo ai commerci contro gli attacchi degli Houthi”.

 

 

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