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Perché l’Italia è in ritardo nella formazione continua

istat formazione

Secondo i dati Istat niente istruzione o formazione per il 31% dei 18-24enni. Uno su cinque tra i 18 e i 21 anni non studia e non lavora

Nel 2022, poco più di un terzo degli individui tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione. Il tasso di partecipazione italiano è più basso di quello medio europeo di quasi 11 punti percentuali. Sono il 31,0% i 18-24enni che non partecipano ad alcun percorso di istruzione o formazione, contro il 20,2% della media europea. A fotografare la situazione i dati diffusi oggi dall’Istat.

MANCA UNA MOTIVAZIONE FORTE ALLA PARTECIPAZIONE

I motivi? Secondo l’Istituto nazionale di statistica manca una motivazione forte alla partecipazione: quasi l’80% dei 25-64enni che non si formano non ha interesse a farlo e per gli altri sono spesso i costi elevati a frenare la partecipazione (nel 23,7% dei casi contro il 13,7% della media Ue27).
Nello specifico, per quanto riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni il tasso di partecipazione a attività formali, quelle cioè che rilasciano un titolo di studio o una qualifica professionale, è del 49%: ben 15,3 punti percentuali in meno rispetto a quello medio europeo (64,3%). Più basso – rispetto a quello europeo – anche il tasso di partecipazione ad attività non formali (42,2% contro il 47,6%).

AL SUD SI LASCIA PRIMA L’ISTRUZIONE

L’uscita precoce dal sistema di istruzione nel Sud risulta più frequente che al Nord: tra i 18-24enni, il 13,6% è già uscito da un percorso formativo pur avendo conseguito solo un diploma di scuola secondaria di I grado, quota che nel Nord si attesta a poco più dell’8%. Nel Mezzogiorno è tuttavia più alta, rispetto al Nord, la partecipazione ai corsi formali di istruzione: 8,2% contro il 7,2%.

Negli ultimi 12 mesi si registra invece che, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni, coloro che sono impegnati in un percorso di istruzione terziaria in Italia sono il 25% al Centro, il 22,3% al Sud e il 20,4% a Nord-est.

A PESARE ANCHE IL LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI

A pesare sulla possibilità che i giovani escano da un percorso di istruzione e formazione è anche il livello di istruzione dei genitori: se i genitori hanno un diploma di scuola secondaria di I grado il rischio di fuoriuscita è del 24%, mentre cala ad appena il 3% se uno dei genitori possiede un titolo terziario.

L’ASSENZA DI MOTIVAZIONE SI CONFERMA ANCHE TRA I GIOVANISSIMI

A frenare la partecipazione ai corsi di formazione sia formali che non formali è, invece, soprattutto l’assenza di motivazione, che si attesta, per la fascia tra i 18 e i 24 anni, al 67,4%: leggermente inferiore alla media europea del 69%. Anche tra i giovanissimi (18-21 anni) si conferma questo trend. In media, tra i 18-21enni, quasi il 21% non si forma né lavora: nel Mezzogiorno la percentuale sale al 29,8%.

La percentuale, invece, di coloro che non si formano è del 27,5% (29,7% dei maschi e il 25,1% delle femmine): di questi meno di un quarto si dichiara occupato. Se si considerano i ragazzi appena più grandi (22-26 anni) la quota di chi non si forma e non lavora scende, invece, al 17,5%, mentre cresce il tasso di quelli che non sono inseriti in alcun percorso formativo (38,3%). Tra i 27 e i 34 anni, invece, non è più in formazione il 54,9%, con una forbice molto ampia tra Nord e Mezzogiorno (rispettivamente il 50,4% e il 61,5%).

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