Intervento a tutto campo del presidente del Senato alla festa di Fratelli d'Italia a Lido…
Perché Mattarella non è né un sovrano né il capo delle opposizioni
Tra voto in Abruzzo, voto sulle missioni internazionali e veri o presunti dossieraggi, una surreale giornata politica. I Graffi di Damato
Per una volta tutto sembrava essersi svolto ieri per una giornata politica normale, tranquilla, a dispetto anche di una campagna elettorale verso la conclusione com’è quella in Abruzzo per il rinnovo del Consiglio della Regione, dopo quello della Sardegna. Dove peraltro si continuano ancora a misurare le distanze fra la presunta vincitrice grillina Alessandra Todde e il presunto sconfitto del centrodestra Paolo Truzzu, voluto da Gorgia Meloni in persona fra le inutili resistenze dei leghisti.
Il volenteroso ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato in Parlamento sulla partecipazione italiana alla missione militare europea nel Mar Rosso in difesa del traffico marittimo, minacciato dai miliziani yemeniti amati dall’Iran è riuscito a convincere anche i grillini a votare a favore. Gli è bastato sostituire un avverbio per mettere al sicuro la natura “difensiva” dell’operazione, che ha gia indotto gli italiani a sparare per abbattere un drone lanciato contro la nave Duilio. Si tratta -ha accettato Tajani- di un intervento “soltanto” e non “eminentemente” difensivo. Giuseppe Conte ha quindi potuto andare a letto convinto di avere disinnescato chissà quale subdola e pericolosa idea passata per la mente, presumibilmente, del ministro della Difesa Guido Crosetto e dei suoi ammiragli o generali.
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Il Messaggero ha potuto annunciare senza smentite l’accordo ormai definito nelle sedi opportune per l’aumento di 190 euro mensili alle forze dell’ordine. Che possono così consolarsi del rischio avvertito, o fatto loro avvertire, di un loro abbandono da parte addirittura del Capo dello Stato con quel richiamo pubblico contro l’uso dei manganelli su ragazzi manifestanti a Pisa e dintorni nei giorni scorsi. Il Dubbio ha potuto invece annunciare “convergenze parallele” fra la premier Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein contro i “dossieraggi”, reali o presunti, avvenuti con informazioni carpite abusivamente nella procura nazionale antimafia.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella infine ha profittato di un incontro con una delegazione di giornalisti al Quirinale per non essere scambiato né per un sovrano né per un capo delle opposizioni, spiegando che lui promulga le leggi senza necessariamente condividerli. Ebbene, tutto questo quadro più o meno idilliaco è stato rovesciato dal giornale di Carlo De Benedetti, Domani, coinvolto nella brutta storia del dossieraggio, vero o presunto che dovesse rivelarsi, sparando questo titolo su tutta la sua prima pagina: “La premier Meloni attacca Domani – Il Colle difende la libertà di stampa”, evidentemente compromessa dalla stessa premier e dalle indagini giudiziarie nelle quali il quotidiano dell’ingegnere è coinvolto.
Piero Sansonetti si è personalmente divertito sull’Unità titolando, da birbante: “Domani come ieri….In principio fu l’Ovra: ora chi ordina i dossier?”. Sono cioè prodotti da bontemponi casualmente in contatto con giornalisti a loro simpatici e aspiranti inchiestisti o c’è stata una regìa?