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Perché Meloni dovrà vedersela con il disturbatore Berlusconi. Parla il prof. Marco Tarchi

Meloni

La Premier Meloni cerca una sponda in Europa. In Italia continuano i mal di pancia della  maggioranza. Conversazione con il prof. Marco Tarchi dell’Università di Firenze

Crisi energetica, revisione PNRR, guerra in Ucraina e gestione dei flussi migratori. Questi sono i temi di cui ha discusso la premier Giorgia Meloni con la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. Un colloquio franco, durato circa 50 minuti nel corso della prima visita estera ufficiale della Premier Meloni impegnata a dimostrarsi un interlocutore affidabile anche per Bruxelles. Tutto questo mentre nel nostro paese prosegue la polemica per il provvedimento anti – rave e dalla maggioranza continua a sentirsi l’eco di qualche malumore.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con il prof. Marco Tarchi, accademico e politologo dell’Università di Firenze.

Il primo viaggio all’estero della premier Giorgia Meloni è stato a Bruxelles, cosa vuol significare? 

Che Meloni è consapevole della necessità di guadagnarsi nell’Ue quella legittimazione che i suoi passati incessanti attacchi polemici contro il “costoso e inutile baraccone” di Bruxelles rendevano molto dubbia.

 Cosa pensa della svolta securitaria del nuovo governo Meloni operata dal ministro dell’Interno Piantedosi in materia di immigrazione e rave? 

Che è un messaggio inviato all’elettorato di centrodestra per dirgli che, malgrado le molte prevedibili smentite al programma sbandierato durante la campagna elettorale, su qualche materia le cose cambieranno. Anche se, a giudicare dalla parziale retromarcia sul decreto (mal scritto) sui rave parties e in quella parallela sull’immigrazione, dove si è passati dalla promessa di un blocco navale a quella dell’accoglienza di chi, sulle navi delle ong, si trova in condizioni di difficoltà, questi cambiamenti saranno molto limitati. 

La maggioranza di centrodestra sinora è stata parecchio litigiosa, soprattutto sul versante forzista. Secondo lei ora che il governo è completo anche di sottogoverno il clima si rasserenerà?

Non credo, e le prime reazioni degli esclusi da incarichi, soprattutto in Forza Italia, lasciano pensare che semmai le turbolenze si intensificheranno. E potrebbero portare, nel prossimo futuro, ad una spaccatura della pattuglia berlusconiana, con una parte tentata di associarsi a Calenda e Renzi.

Berlusconi ha dovuto più volte piegarsi alla volontà di Giorgia Meloni. Che ruolo proverà a ritagliarsi? 

A parole, quello di mediatore e consigliere. Nei fatti, quello di disturbatore, come già è accaduto in un paio di occasioni tutt’altro che secondarie. Il carattere impedisce all’ex presidente del Consiglio di accettare quella posizione subordinata che gli elettori gli hanno assegnato.

Salvini sinora è stato il volto conciliante della maggioranza, accettando anche di non avere il ministero degli Interni. Secondo lei proseguirà così oppure, magari guardando alla partita delle regionali, proverà a puntare i piedi?

Non penso che creerà troppi problemi, almeno nella prima parte della legislatura. Cercherà di intestare alla Lega i provvedimenti governativi che ritiene meglio accetti ai suoi elettori e di mettere in evidenza i ministri leghisti. In più, come sta già facendo, avanzerà proposte più radicali su alcune questioni in cui il governo è costretto a muoversi con cautela – sforamenti di bilancio, riduzioni di tasse ed età pensionabili ecc. –, salvo poi accontentarsi e far passare il mancato accoglimento delle istanze leghiste per un sacrificio e una prova di responsabilità.

Crede che il Terzo polo erediterà i voti di una Forza Italia in affanno?

Una parte probabilmente sì. Ma la quantità dipenderà dall’evoluzione dello scenario e dalla capacità di Meloni di reggere il timone in modo convincente

Domenica scorsa è tornato a parlare Gianfranco Fini. È immaginabile un ruolo per lui nel nuovo centrodestra a guida Meloni?

L’ipotesi mi sembra improbabile. Molti elettori di Fratelli d’Italia, visti i precedenti, non lo apprezzerebbero.

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