Skip to content

Perché per le opposizioni si scrive autonomia e si legge premierato

autonomia premierato

Le opposizioni afflitte dal disturbo di diplopia, vedono dietro la legge sull’Autonomia approvata in Senato “l’odioso baratto” col premierato. I Graffi di Damato

Si chiama diplopia il disturbo che ha afflitto le opposizioni al Senato protestando contro la minaccia all’unità nazionale costituita, secondo loro, dalla legge sulle autonomie differenziate delle regioni ordinarie approvata con 110 voti favorevoli, del centrodestra, 64 contrari e 3 astensioni. Una legge di fatto prodotta, prima ancora che dall’attuale maggioranza, da quella di segno opposto nel 2001 modificando il titolo quinto della Costituzione per guadagnarsi a fine legislatura il favore della Lega di Umberto Bossi. Che aveva rotto l’alleanza di centrodestra ma che Silvio Berlusconi, orgogliosamente concavo e convesso secondo le opportunità, diversamente dall’alleato Gianfranco Fini, non disperava di recuperare

Il piano di cattura dei leghisti ancora una volta, come già a cavallo fra il 1993 e il 1994, riuscì più a Berlusconi che ai suoi avversari. Il centrodestra tornò al governo nello stesso 2001 ma gli effetti della riforma costituzionale rimasero intasando la Corte Costituzionale con ricorsi. E ora il destra-centro sta cercando di rimediarvi discplinando appunto le autonomie differenziate con una legge ordinaria contestata dalle opposizioni cantando in aula l’inno nazionale. “Spacca Italia” la legge che passa ora alla Camera per un voto definitivo che si vorrebbe in tempo per le elezioni europee di giugno e “fratelli di mezz’Italia” quelli di Giorgia Meloni, che si considerano invece orgogliosamente tutti interi.

LE OPPOSIZIONI IN DIPLOPIA, PER IL ‘BARATTO’ AUTONOMIA-PREMIERATO

La diplopia accennata all’inizio sta nel fatto che le opposizioni vedono in quella appena approvata al Senato anche un’altra legge, ancora più impegnativa, non ordinaria ma di riforma della Costituzione, che è destinata a seguirla, sia pure in un percorso più lungo, per quello che la segretaria del Pd in persona Elly Schlein ha definito “odioso baratto”. E la riforma del cosiddetto Premierato, peraltro in una versione ancora più rigida di quella proposta in origine dal governo: l’elezione diretta del presidente del Consiglio alla cui caduta in Parlamento non seguirebbe altro che lo scioglimento delle Camere.

Un obbligo per il Capo dello Stato e non più un’opzione evitabile, secondo la prima formulazione della proposta del governo, con la nomina di un altro governo dello stesso programma e della stessa maggioranza ma guidato da un altro parlamentare dello stesso schieramento  ancora più forte del precedente perché provvisto, lui sì, di quello che una volta, nella cosiddetta prima Repubblica, si chiamava “il decreto in tasca dello scioglimento delle Camere”. Come il Fanfani del 1987 scomodato dalla Presidenza del Senato con decisione combinata di Francesco Cossiga al Quirinale e di Ciriaco De Mita a Piazza del Gesù per licenziare Craxi da Palazzo Chigi e rimandare gli italiani alle urne con un governo che aveva sarcasticamente persino un ministro per i rapporti col Parlamento, da sciogliere.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su