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Perché Salvini preoccupa Meloni più del voto in Sardegna
Perché le ambiguità in politica estera possono minare il cammino del governo Meloni. I Graffi di Damato sulle parole di Salvini
I più giovani, beati loro, non hanno assistito alle inutili campagne condotte dal Pci di allora contro le interruzioni pubblicitarie dei film e di altri programmi televisivi. Walter Veltroni coniò la formula del “non interrompete un’emozione” che in una riunione alla Fininvest, cui partecipavo, Silvio Berlusconi trovò lealmente efficace, per cui incitò i dirigenti del suo gruppo a trovarne un’altra competitiva. Venne fuori solo l’idea di sommergere il governo di cartoline di protesta per non ammazzare col divieto degli spot la televisione commerciale. Ma più delle cartoline valsero i rapporti fra i partiti per risolvere la questione come si aspettava il Cavaliere.
LA PUTINATA DI SALVINI
Ebbene, la fiaccolata bipartisan dell’altra sera in Campidoglio da Carlo Calenda per esprimere solidarietà a Navanly, morto nelle carceri siberiane, e alla vedova che ne ha raccolto, sicura in Occidente, il testimone nell’opposizione a Putin è stata una bella emozione. Interrotta purtroppo dal vice presidente del Consiglio e leader leghista Matteo Salvini. Che vendicando di fatto il suo capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, contestato nella piazza capitolina, ha riproposto posizioni garantiste nei riguardi di Putin. Che ha immediatamente risposto da Mosca a suo modo, vantando i buoni rapporti avuti con l’Italia, dove si è sempre sentito a casa sua, come Salvini d’altronde a Mosca, con o senza l’immagine dello stesso Putin addosso.
IL RUOLO DI TAJANI POCO SALVINIANO
Non parlo delle simpatie fra Putin e Berlusconi e delle cortesie e visite che si scambiavano, anche in momenti controversi come quello dell’annessione della Crimea da parte della Russia, perché ormai il Cavaliere non c’è più. E il suo successore Antonio Tajani sembra più cauto, quanto meno. Non si metterà certamente a boicottare, avendo già convocato l’ambasciatore russo alla Farnesina per un richiamo, la decisione della premier di rilanciare a livello G7 una campagna occidentale di sostegno militare e politico all’Ucraina da due anni sotto invasione russa.
LE DIVERGENZE FRA SALVINI E MELONI
E’ curioso tuttavia che mentre la Meloni coglie l’occasione del dramma di Navanly per rilanciare la guerra di resistenza dell’Ucraina alla Russia, che conduce la sua “azione speciale” di presunta denazificazione del paese limitrofo, in Italia accadano episodi come in Russia. Accade cioè che la polizia si metta a identificare chi manifesta per Navanly e contro Putin. Il quale pertanto continua ad avere i suoi buoni motivi, anche ora che Berlusconi non c’è più, ma in cambio c’è Salvini più ancora di Tajani, per fare affidamento sul nostro Paese.
LE AMBIGUITA’ IN POLITICA ESTERA MINANO IL CAMMINO DEL GOVERNO MELONI
Questa si chiama comunemente ambiguità. E costituisce per la premier Meloni e il suo governo un pericolo maggiore delle elezioni sarde di domenica prossima, delle altre regionali dei mesi successivi e infine del voto europeo di giugno. Si sta purtroppo offuscando per il governo in carica il terreno sul quale si era mosso con più speditezza e successo sino all’altro ieri: quello della politica estera.