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Perché e quando scendono in piazza i sindacati della PA

Sindacati

Il19 ottobre a Roma, manifestazione nazionale delle categorie pubbliche di Cgil, Cisl e Uil

Una manifestazione nazionale dal titolo “Salario, salute, diritti, occupazione”. Le categorie pubbliche di Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza e puntano il dito contro le politiche del Governo. L’iniziativa si terrà il 19 ottobre in piazza del Popolo a Roma, alle 10.00.

COSA RIVENDICANO LE CATEGORIE PUBBLICHE DI CGIL, CISL E UIL

I sindacati protestano “per rivendicare il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro di tutti i lavoratori dei servizi pubblici, chiedere maggiori risorse per i contratti nazionali perché è inconcepibile proporre aumenti salariali intorno al 5% quando l’inflazione è al 17%; in particolare si chiedono maggiori risorse per la sanità pubblica al fine di garantire cure universali e gratuite”.

DAI SALARI AI CONTRATTI FINO AI RISCHI DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

“La manifestazione – annunciano le categorie pubbliche di Cgil, Cisl e Uil – denunciare l’aumento delle disuguaglianze che verrà provocato dall’autonomia differenziata e rilanciare la proposta di un grande piano straordinario per l’occupazione per compensare la cronica carenza di personale. Il Governo deve dare risposte ai lavoratori delle funzioni centrali, delle funzioni locali e della sanità – aggiungono – la crisi tocca tutti i settori pubblici e le trattative con il governo non offrono risposte. Sono in gioco la dignità dei lavoratori e i diritti costituzionalmente riconosciuti ai cittadini”.

I DISTINGUO DI SBARRA: “CON LA PIAZZA NON SI OTTENGONO I RISULTATI”

Chi prende un po’ le distanze sulla strategia è il segretario generale della Cisl nazionale Luigi Sbarra. “Abbiamo già indicato le nostre priorità al Governo. Sto cercando di spiegare ai colleghi delle altre sigle sindacali che è sbagliato illudersi che chiudendosi nella piazza noi portiamo a casa risultati. Se vuoi tutelare i tuoi interessi – ha sottolineato Sbarra a una iniziativa a Bari – questa fase prevede che ti inchiodi e incateni ai luoghi della decisione.

Se ti allontani sventolando le bandiere e guardando al sol dell’avvenire, altri poteri, lobby, corporazioni allungano le mani sulle poche risorse che abbiamo a disposizione. Per noi è centrale battere il chiodo per dire al Governo ‘dialogo, confronto’, fare proposte, la protesta solo quando serve. In nome del populismo e della demagogia, per la frenesia di qualche sindacalista che comincia già a vestire i panni del politico, non risolviamo i problemi, ma forniamo alibi e pretesti alle controparti di andare avanti per la loro strada senza ascoltare voce delle persone che rappresentiamo”.

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