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Perché si affievolisce il vento (della sinistra) in Sardegna

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Si assottiglia il distacco tra Todde e Truzzu in Sardegna dopo gli scrutini a rilento, la sinistra dovrebbe iniziare a preoccuparsi.. I Graffi di Damato

Piuttosto che anticipare un’altra vittoria regionale domenica prossima in Abruzzo, o attribuire la più probabile sconfitta  alle “marchette” destinale dal governo nella rappresentazione del Fatto Quotidiano, o all’occupazione quasi militare del territorio da parte della destra post-missina raccontata ieri ai lettori di Repubblica con dovizia di nomi  che -senza volere offendere nessuno- sono risultati prevalentemente ignoti a uno come me, che di cronache politiche faccio largamente uso da tempo, mi preoccuperei a sinistra di vedere sfumare la vittoria tanto decantata lunedì in Sardegna.

Lo “squillo di tromba” avvertito e quasi ripetuto da Pier Luigi Bersani nei salotti televisivi e sulle prime pagine dei giornali che lo hanno intervistato rischia di diventare quello di una trombetta da asilo. Lo “scossone” avvertito da Goffredo Bettini, tornato a vedere, a sentire e a parlare dopo le feste a Cagliari e dintorni per il governatorato della grillina Alessandra Todde, che “avrebbe vinto più netto” senza la concorrenza di quel rompiscatole , traditore e altro diventato nel Pd l’ex governatore e editore dell’Unità Renato Soru, potrebbe essere declassato ad una scossetta, o solo al cedimento della sedia sotto il peso di cotanto peso. E’ notoriamente notevole la stazza dell’uomo che ha sussurrato per anni ai migliori cavalli, o ronzini, dell’ex Pci.

IN SARDEGNA SI VA AL RICONTEGGIO?

Le distanze già modeste di tre migliaia di voti risultati lunedì sera a tarda ora dagli scrutini andati a rilento per tutto il giorno, nonostante agli operatori fosse stato concesso un bel riposo fra le ore 19 di domenica, quando si doveva finire di votare, e le ore 7 del giorno dopo, fissate per rovesciare gli scatoloni e contare le schede, sono scese nelle poche sezioni più ritardatarie, o complesse, sotto il migliaio. C’è chi parla di ottocento voti di distanza fra la vincitrice e lo sconfitto di una settimana di giornali e chi di seicento.

Non è escluso, in queste condizioni, un riconteggio di tutte le schede, anche nelle sezioni -magari  a campione- risultate più solerti nella certificazione e nella trasmissione dei dati. Ne ha accennato la premier Meloni nella conferenza stampa -o punto stampa, come preferiscono chiamarlo i tecnici- in Canada dopo l’incontro col suo omologo Justin Trudeau, il giorno dopo la visita alla Casa Bianca e il bacio ricevuto sulla fronte dal presidente americano Joe Biden. Bacio di ringraziamento -ha commentato da Roma Giuseppe Conte- più per “fedeltà”, cioè servilismo nell’interpretazione dell’ex premier inconsolabile vedovo di Palazzo Chigi, che per “lealtà”.

Andate pure avanti così, signori delle opposizioni vaganti fra campi “larghi”, “giusti” e camposanti, fra annunci di “geli” fra Mattarella e Meloni e smentite, o “dietrofront”, come quello attribuito da Repubblica alla premier proprio a proposito dei suoi buoni rapporti col capo dello Stato, e vedrete dove riuscirete ad arrivare non solo domenica in Abruzzo ma dopo tutti gli altri appuntamenti elettorali dell’anno.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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