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Perché sono lontani i tempi in cui Brunetta bacchettava sugli stipendi

Renato Brunetta Cnel Centrodestra Giornali Stipendi

Il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Renato Brunetta, è tornato a far parlare di sé per la possibilità di arrivare a essere retribuito per il ruolo all’istituto poco caro a Matteo Renzi, in aggiunta alla pensione

Tutti i problemi, o le questioni, prima o poi ritornano. Quello degli stipendi per Renato Brunetta è un argomento che sta tornando in questi giorni, tecnicamente non come problema ma come risorsa. Ma, vista l’eco che sta ottenendo sui giornali (anche di destra), può diventare un problema.

BRUNETTA AVRA’ LO STIPENDIO AL CNEL?

Di Brunetta e del Cnel abbiamo già scritto lo scorso anno quando l’ex ministro stava per diventarne presidente e poi a settembre quando si parlava della questione salario minimo. Bocciato da Brunetta. Adesso, in base al decreto Pnrr, sembra che l’ex ministro potrà ricevere uno stipendio da numero uno del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (poco caro a Matteo Renzi), oltre alla pensione.

A renderlo possibile, l’articolo dieci del Dl:

1. Al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione con il partenariato economico e sociale nell’attività di monitoraggio e di attuazione del PNRR, all’articolo 2, comma 3-bis, primo periodo, del decreto-legge 31 mag- gio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, dopo le parole: «alle sedute della cabina di regia partecipano» sono inserite le seguenti: «il Presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro,».

2. Per le medesime finalità di cui al comma 1, non- ché per favorire il contributo del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro alla piena implementazione del PNRR, alla legge 30 dicembre 1986, n. 936, sono ap- portate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 8-bis, le parole: «spettanti agli esperti di cui al comma 1, lettera a), dell’articolo 2 della legge 30 dicembre 1986, n. 936,» sono soppresse;

b) all’articolo 19, comma 3, dopo le parole: «con enti pubblici» sono inserite le seguenti: «, nonché con enti del terzo settore (ETS), istituti, fondazioni e società

di ricerche, in conformità e con le modalità previste dalla normativa vigente in materia di contratti pubblici».

3. Al fine di concorrere al potenziamento in risorse umane e tecnologiche dell’archivio nazionale dei con- tratti collettivi di lavoro di cui all’articolo 17 della legge n. 936 del 1986:

a) la dotazione organica del Consiglio nazionale della economia e del lavoro di cui alla tabella 1 del de- creto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gen- naio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 94 del 23 aprile 2014, è incrementata di una unità di dirigenziale di livello generale e di una unità dirigenziale di livello non generale. In sede di prima applicazione è consentito il conferimento di tali incarichi dirigenziali in deroga alle percentuali di cui all’articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e comunque nel limite massimo di una unità;

b) in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a le- gislazione vigente e in deroga a quanto previsto dall’arti- colo 35, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è auto- rizzato ad assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato nel triennio 2024-2026, nei limiti della dotazione organica vigente, una unità dirigenziale di livello non generale, otto unità da inquadrare nel livello iniziale dell’area dei funzionari e sette unità da inquadra- re nel livello iniziale dell’area degli assistenti. Le predette unità sono reclutate mediante nuove procedure concor- suali, scorrimento di vigenti graduatorie di concorsi pub- blici o attivazione di procedure di mobilità volontaria, ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

c) all’articolo 51, comma 2, del decreto-legge 26 ot- tobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, dopo la lettera f-sexies) è aggiunta la seguente: «f-septies) Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro».

4. Ai fini del conferimento degli incarichi di cui agli articoli 2 e 5 della legge n. 936 del 1986 non trovano ap- plicazione le previsioni di cui all’articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modifi- cazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, comma 489, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e dagli articoli 14, comma 3, e 14.1, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26.

5. Agli oneri derivanti dall’attuazione delle dispo- sizioni di cui al presente articolo, pari ad euro 338.691 per l’anno 2024 e ad euro 1.176.053 annui a decorrere dall’anno 2025, si provvede nei limiti dei trasferimenti annualmente assegnati al Consiglio nazionale della eco- nomia e del lavoro e iscritti in apposito capitolo dello sta- to di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze ai sensi dell’articolo 21, comma 1, della leg- ge n. 936 del 1986. Alla compensazione dei relativi effetti finanziari, in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, pari a euro 201.101 per l’anno 2024 e euro 617.792 annui a decorrere dall’anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali, di cui all’articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189.

“Se sei un pensionato non puoi ricoprire incarichi pubblici retribuiti. Se sei un pensionato e ti chiami Renato Brunetta, il governo approva una norma ad hoc per consentirti di cumulare la tua pensione di parlamentare e docente, a quella di presidente del Cnel. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, organo costituzionale famoso per la sua inutilità dimostrata negli anni e per essere di promessa abolizione da parte di ogni governo. Fino all’avvento di Giorgia Meloni, che lo sta utilizzando per disporne a capo il pensionato Brunetta e buttare nel cestino il salario minimo legale, perché ritenuto come da posizione arcinota dello stesso Brunetta inutile e addirittura nocivo per gli stipendi ‘anche più bassi’”. A scriverlo, in un lungo post su Facebook, Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio.

ANCHE I GIORNALI DI DESTRA PUNZECCHIANO BRUNETTA

“Lo stesso regalo già concesso sempre per decreto al presidente Istatquando la maggioranza ancora contava di riuscire a confermare nel ruolo il 76enne Gian Carlo Blangiardo, idea sfumata definitivamente solo una settimana fa, e al boiardo Pietro Ciucci chiamato a guidare la società Stretto di Messina”, ricorda il Fatto Quotidiano.

Nella sua newsletter settimanale, Matteo Renzi ha scritto senza giri di parole che “il Pnrr sta diventando la nuova mangiatoia per dirla con le parole che Giorgia Meloni riserva agli avversari. Questa cosa che stiamo facendo fare nuove assunzioni al Cnel è clamorosa. Ma adesso spunta che vogliono pure dare uno stipendio a Renato Brunetta, aggiuntivo rispetto alla sua pensione. Quando diciamo queste cose ci accusano di essere populisti. Io non sono populista, è il governo Meloni-Brunetta che è un governo di spreconi. Sbaglio?”.

Sempre ieri, però, è stata La Verità con Mario Giordano a punzecchiare Brunetta. “Le scrivo questa cartolina per avvertirla che le stanno per fare un brutto scherzo: le vogliono dare un ricco stipendio, in aggiunta alla sua già notevole pensione”. Ma “non si potrebbe perché la legge lo vieta: lei infatti è presidente di un ente pubblico, il Cnel, dove i pensionati possono lavorare solo gratis, come ha fatto per cinque anni il suo predecessore Tiziano Treu”, ricordava Giordano. Ma ora, sicuramente a sua insaputa, è stata infilata un norma ad hoc (…) Un privilegio, insomma, in perfetto stile «io sono io e voi non siete un cazzo», che, ne sono sicuro, lei non potrà accettare: chi è nato socialista non può morire Marchese del Grillo…”. E infine, “se pensa che il divieto di cumulo fra pensioni e stipendi pubblici sia da abolire, lo dica, ci metta la faccia e proponga una legge, magari proprio a nome del Cnel, che così almeno dimostra di servire a qualcosa oltre che a negare il salario minimo ai disperati”. Niente male per un quotidiano di destra, verso un uomo del centrodestra.

I TEMPI LONTANI

Insomma, sono lontani i tempi in cui era Brunetta a comandare sulla questione stipendi. Come quando presentò un’interrogazione al presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Roberto Fico, in merito ai compensi di Bruno Vespa e degli altri conduttori Rai, chiedendo trasparenza, moralità ed equità. “I compensi dei conduttori televisivi – scriveva l’allora capogruppo azzurro a Montecitorio – non sono resi noti in maniera ufficiale sebbene la Rai sia una società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia finanziata dai cittadini attraverso il canone”.

E rivolgendosi allo storico conduttore di Porta a porta via social: “Vespa stia sereno, è un conduttore e collaboratore Rai, non è il padrone della tivù di Stato che si risente della richiesta di trasparenza da parte del Parlamento: sui compensi Vespa non ha senso delle istituzioni. Oppure pensa di essere con la sua trasmissione un’istituzione? La terza Camera?”. Correva l’anno 2014.

Nel 2016, invece, Brunetta proponeva il calcolo dell’indennità del parlamentare in base al reddito da lui percepito prima di essere eletto, unitamente al Rdc per i non eletti. Risalgono, invece, al 2021 le sue elucubrazioni sugli stipendi troppo bassi nella Pa, dopo il flop del concorso nel meridione.

 

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