La scomparsa delle filiali: un fenomeno in crescita, oggi quasi la metà dei Comuni italiani è priva di sportelli bancari. Il report di First Cisl
Negli ultimi anni, la rete degli sportelli bancari in Italia si è progressivamente ridotta, portando a una situazione sempre più critica per molti territori. Secondo i dati diffusi dal sindacato bancario First Cisl, nel 2024 sono stati chiusi 508 sportelli, facendo scendere il numero complessivo delle filiali sotto la soglia delle 20mila. Un drastico calo rispetto al massimo storico del 2008, quando le filiali attive erano circa 34mila.
I NUMERI SULLA SCOMPARSA DEGLI SPORTELLI BANCARI
Oggi quasi la metà dei Comuni italiani è priva di sportelli: 3.381, il 42,8% del totale, 101 in più rispetto al 2023. Oltre 4,6 milioni di italiani non hanno accesso fisico ai servizi bancari. Fortissima l’accelerazione nell’ultimo trimestre, con 432 sportelli chiusi e 82 comuni abbandonati. Una situazione che rischia di peggiorare con le prossime fusioni tra istituti di credito.
Aumenta anche il numero delle persone che non ha accesso ai servizi bancari o rischia di perderlo: sono circa 11 milioni, mezzo milione in più rispetto ad un anno fa. Di queste, quasi 6,3 milioni (+4,5%) in comuni in via di deserticazione, quelli con un solo sportello. Risulta in crescita, inoltre, il numero delle imprese che hanno la propria sede in comuni deserticati: sono 282.688, 18.834 in più rispetto al 2023.
LE CAUSE DELLA ‘DESERTIFICAZIONE BANCARIA’
L’assenza di sportelli bancari in molte aree è il risultato di diversi fattori. Da un lato, la diffusione dei pagamenti digitali ha ridotto la necessità di filiali fisiche, anche se l’uso dell’internet banking in Italia è ancora limitato rispetto ad altri Paesi. Dall’altro, il fenomeno è legato al declino economico e demografico di alcune zone, specialmente quelle interne, dove la popolazione è in calo e le attività produttive si riducono. Questa tendenza è difficile da invertire, anche con politiche mirate.
LE CONSEGUENZE PER CITTADINI E TERRITORIO
La chiusura degli sportelli bancari non è solo un problema logistico, ma ha anche importanti ripercussioni sociali ed economiche. La mancanza di un punto di riferimento bancario limita l’accesso ai servizi finanziari, soprattutto per le fasce di popolazione meno digitalizzate, come anziani e piccole imprese locali. Il rischio, secondo il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani, è che l’attuale ondata di fusioni porti a ulteriori tagli, con conseguenze anche per l’occupazione nel settore.
Non tutte le aree del Paese sono state colpite allo stesso modo dalla chiusura degli sportelli. Secondo il rapporto del sindacato, le regioni che hanno subito le maggiori perdite nel 2024 sono la Valle d’Aosta (-7,5%), l’Umbria (-4,3%) e la Sardegna (-3,9%). Al contrario, la situazione è rimasta più stabile in Emilia-Romagna (-0,9%), Calabria (-0,6%) e Liguria, dove il saldo tra aperture e chiusure è risultato invariato.
Per affrontare questa emergenza, dallo scorso anno è attivo un tavolo di lavoro presso il Cnel, che coinvolge l’Associazione bancaria italiana e i sindacati. L’obiettivo è trovare strategie per limitare gli effetti negativi della chiusura delle filiali e garantire un accesso ai servizi bancari anche nelle aree più svantaggiate. Lo scenario, però, da questo punto di vista non è promettente,