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Polizze casa, Musumeci isolato. Salvini e Tajani dettano la linea (alla premier)

Polizze Casa

Il vicepremier leghista stoppa il ministro meloniano sull’idea di estendere l’obbligatorietà delle polizze anti calamità anche sulla casa. Sulla stessa linea il leader di Forza Italia

Mentre Giorgia Meloni arriva a New York per l’Assemblea dell’Onu, mentre continuano le polemiche e lo scaricabarile sulla nuova alluvione in Emilia Romagna, “ci pensa il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci – scrive il Corriere della Sera – a movimentare il weekend con la sua uscita sull’obbligo per i cittadini di assicurare le proprie case dagli eventi climatici. Poi il ministro di Fratelli d’Italia si corregge: no è facoltativo, resta un obbligo solo per le imprese. Ma intanto la burrasca si scatena in casa. La maggioranza si spacca di nuovo per alcune ore, Lega e Forza Italia non condividono affatto, anzi di più. Stroncano sul nascere l’idea”.

SALVINI E TAJANI CONTRO L’OBBLIGO DELLE POLIZZE CASA

Matteo Salvini, il leader della Lega, è a Piacenza ospite di Confedilizia e picchia duro, tra gli applausi: «Lo Stato può dare delle indicazioni, questo vale anche per l’assicurazione, può dare un consiglio, però non viviamo in uno Stato etico, dove lo Stato impone, dove lo Stato vieta o obbliga a fare». E non sono le parole solo di un capopartito, sono il pensiero del vicepremier del governo Meloni che è pure ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Un ministro contro l’altro. «No a nuove tasse per i cittadini a favore delle compagnie assicuratrici», tuona la Lega.

Rincara la dose l’altro vicepremier, nonché leader di Forza Italia, Antonio Tajani: «Per le famiglie deve essere facoltativa, non obbligatoria. Per le imprese è già in vigore dalla scorsa legge di Bilancio», sottolinea il ministro degli Esteri in un’intervista sempre sul Corriere, e anche lui a New York con Giorgia Meloni con la quale, verosimilmente, avranno modo di confrontarsi sulla sortita del ministro Musumeci.

IL ‘CHIARIMENTO’ DEL MINISTRO MUSUMECI

Di fronte a questo fuoco di fila, tra cui si notano anche le critiche del governatore di Forza Italia Schifani, anch’egli siciliano come il ministro, Musumeci chiarisce: «L’obbligatorietà della polizza assicurativa contro i rischi naturali è un’iniziativa non mia ma del governo, votata dal Parlamento, si tratta di una norma già inserita nella legge di Bilancio 2024 e riguarda le imprese, escluse quelle agricole. Io ho aggiunto solo che questo processo non può non riguardare i privati e le famiglie, gradualmente. La prevenzione non può essere un obbligo a carico delle istituzioni, deve esserlo anche a carico dei cittadini. Nessuno però ha parlato di obbligo. Può essere una scelta assolutamente volontaria. Per quanto riguarda le famiglie e quindi le abitazioni, si è aperto un ragionamento, per capire intanto se le compagnie di assicurazione sono disponibili».

MUSUMECI AVEVA CONDIVISO L’IDEA SULLE POLIZZE CASA CON LA PREMIER MELONI?

L’interrogativo che adesso si pongono gli addetti ai lavori è se il ministro Musumeci abbia preventivamente condiviso l’idea sull’estensione delle polizze anti calamità con gli altri membri di governo e con la premier, nonché leader di Fratelli d’Italia. Un fatto è che Musumeci, insieme al viceministro Bignami (meloniano pure lui) poche ore dopo la nuova violenta ondata di maltempo che si è abbattuta in Romagna, si è presentato in conferenza stampa a Palazzo Chigi da dove ha attaccato frontalmente il governo regionale targato centrosinistra. Narrazione che, ovviamente, è impossibile non sia stata concertata prima con la Presidenza del Consiglio. Poi l’annuncio del ministro, a un evento organizzato dall’Ania: “ci avvieremo, gradualmente, all’obbligo per le famiglie di sottoscrivere una polizza assicurativa sulla casa contro le catastrofi naturali”.

Scrive Marcello Sorgi su La Stampa: “Che Musumeci e gli altri esponenti di Fratelli d’Italia si siano mossi, per puro interesse elettorale (in Emilia Romagna si vota a novembre per la Regione), senza un qualche via libera della premier, non è credibile. Mentre lo è che la premier abbia concesso il suo “sì” senza che nessuno tra i suoi più stretti collaboratori abbia detto una parola, una sola parola, per spingerla a una riflessione più approfondita, cosa del resto obbligata, ancora una volta, dal dissenso di Salvini e dalla gravità della situazione degli alluvionati”.

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