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Prime vere fratture nella maggioranza?

Ronzulli

Licia Ronzulli non voterà il decreto rave. I graffi di Damato sulle scintille che potrebbero accendersi nella maggioranza dopo le dichiarazioni di ieri

Non siamo, per carità e per fortuna, allo “choc” dell’Europarlamento registrato da Avvenire per quei sacchi di danaro raddoppiato in pochi giorni di indagini e sequestri, da seicentomila a più di un milione e trecentomila euro di sospetta e corruttiva provenienza qatariota, ma anche il Senato italiano è alle prese con un inedito nella sua storia: una specie di dichiarazione anticipata di voto in dissenso dal gruppo di appartenenza pronunciata paradossalmente dalla capogruppo. Che è la forzista ultraberlusconiana Licia Ronzulli, con tanto di sorpresa esplicitata a botta calda in una trasmissione televisiva dal presidente del Senato Ignazio La Russa. La cui elezione, peraltro, avvenne in apertura della legislatura a dispetto della stessa Ronzulli, astenutasi con alti colleghi di partito dalla votazione mancando l’obiettivo della bocciatura per i voti giunti al candidato nel segreto dell’urna da ignoti senatori di opposizione.

Questa volta tutto si svolge a cielo aperto, diciamo così. Il bersaglio della Ronzulli non è stato, o non è, La Russa ma la conversione di un decreto legge del governo che ha consentito, fra l’altro, il rientro in servizio ospedaliero dei medici sottrattisi alla vaccinazione propria e altrui contro il Covid nel momento della maggiore diffusione della pandemia. La passata e perdurante azione di contrasto a questi medici da parte della Ronzulli, nel frattempo assurta alla funzione di capogruppo del suo partito al Senato dopo avere mancato la partecipazione al governo, ha reso l’interessata incompatibile non con il suo nuovo ruolo politico, come si potrebbe pensare, ma con il suo voto al provvedimento favorevole come quello di tutti gli altri senatori dello stesso partito.

Il Giornale della famiglia Berlusconi, pur dando alla notizia l’onore dell’apertura della prima pagina, ha declassato a “un caso in maggioranza” la “trincea” in cui ha voluto mettersi la Ronzulli. Il Corriere della Sera e Libero, sempre in prima pagina, hanno preferito invece alzare il tiro scrivendo di “strappo”, cioè scomodando una parola nella quale i più anziani cronisti e osservatori politici si erano imbattuti, o alla quale si erano abituati, seguendo eventi più consistenti e drammatici come i rapporti fra il Pci di Enrico Berlinguer e la centrale comunista di Mosca. Altri tempi, altri temi, altri uomini e altre donne, non so se più per fortuna o per disgrazia. Dipende naturalmente dal modo di vedere o avvertire cose e persone.

Il solito Fatto Quotidiano, per esempio, nel richiamo del caso Ronzulli in prima pagina, per volerlo chiamare alla maniera prudente del Giornale, ha voluto vedere, indicare, denunciare e quant’altro lo zampino di Berlusconi in persona titolando: “B. usa Ronzulli contro Meloni”. Non così esplicito ma ugualmente allusivo, in funzione antimeloniana, è il titolo del Riformista sulla cronaca e sull’analisi della navigatissima Claudia Fusani: “Le inquietudini di Forza Italia: Meloni avvisata- Ronzulli si ribella e vota contro il decreto rave”.

Di tutt’altro segno, quasi evangelico, è la lettura dell’Huffpost con quel “travaglio interiore” attribuito al “no di Ronzulli al reintegro dei medici no vax”. Magari, la capogruppo non ne ha neppure parlato con Berlusconi, sorprendendo pure lui, anche se è francamente difficile credere che siano andate effettivamente così le cose ad Arcore e dintorni.

Certo, una cosa permettetemi di pensarla e di scriverla. Immagino Giorgia Meloni ancora più convinta delle resistenze opposte alla candidatura della Ronzulli a ministro di peso nel suo governo. Dove con i “travagli” che ha, per restare al linguaggio evangelico -ripeto- dell’Huffpost, quella che è poi diventata capogruppo forzista al Senato avrebbe potuto crearle chissà quanti e quali altri problemi.

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