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Quale è il libro di Camus regalato da Landini a Meloni e perché

Camus Landini

Il segretario della Cgil, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi sulla manovra, ha ‘reso omaggio’ alla premier del libro ‘L’uomo in rivolta’ di Albert Camus

”Regalerò al Presidente del Consiglio il libro di Albert Camus, ‘L’uomo in rivolta’”. Queste le parole del leader della Cgil, Maurizio Landini, entrando a Palazzo Chigi per l’incontro con il governo sulla manovra economica. Detto, fatto.

PERCHE’ LANDINI HA SCELTO IL LIBRO ‘L’UOMO IN RIVOLTA’

Ma perché il segretario nazionale del principale sindacato italiano ha voluto ‘rendere omaggio’ la premier Meloni di questo libro? “Perché se hanno paura delle parole – ha spiegato lo stesso Landini – è bene che colgano un tema. E cioè di fronte a un livello di ingiustizie e di diseguaglianze come quello che si sta determinando, io credo che ci sia bisogno proprio che le persone non accettino più, che non si girino da un’altra parte, che non guardino da un’altra parte”.

Va ricordato che la Cgil insieme alla Uil hanno proclamato 8 ore di sciopero generale, con manifestazioni territoriali, per la giornata di venerdì 29 novembre proprio cercando così di mettere alle strette il Governo al fine di cambiare la legge di Bilancio. “C’è proprio bisogno di un cambiamento radicale – ha aggiunto – che parte sia dall’azione politica, se volete, ma anche dall’azione personale. Sono le persone che si debbono mettere insieme, anche in termini di solidarietà, per combattere questo livello di ingiustizie e di redistribuzione di ricchezza d’anno di chi lavora”.

DI COSA PARLA IL LIBRO DI CAMUS

Ne L’uomo in rivolta, pubblicato nel 1951, “trova la sua più rigorosa formulazione teorica la riflessione di Camus sull’idea – fondamentale – della rivoluzione, intesa come ricerca di equilibrio, azione creatrice, unica possibilità data all’uomo per fare emergere un senso in un mondo dominato dal non senso. L’opera sancì la rottura definitiva di Camus con Sartre e diede origine a infinite polemiche che divisero l’avanguardia intellettuale francese ma non riuscirono a pregiudicare la validità di una lezione di coraggio, generosità e moralità che rimane attualissima ancora oggi”.

CHI E’ ALBERT CAMUS

Scrittore francese (Mondovi, Algeria, 1913 – Villeblevin, Yonne, 1960). Rimasto prestissimo orfano di padre, morto nella battaglia della Marna, conobbe un’infanzia e una giovinezza di stenti: tuttavia si distinse negli studî universitarî, che non riuscì a compiere per il cattivo stato di salute e per il continuo lavoro cui era costretto. Fu commerciante, commesso, impiegato, per due anni (1936-1937) attore nella compagnia di Radio Algeri. Seguì la sua vocazione di scrittore e di giornalista, prima ad Algeri, dove pubblicò i primi saggi (L’Envers et l’Endroit, 1938; Noces, 1939), poi a Parigi.

Antifascista e aderente al partito comunista fin dal 1934, partecipò – come si legge sulla bio sul sito della Treccani -in Francia attivamente alla Resistenza e fu giornalista engagé soprattutto come redattore e direttore di Combat (1944-48); intanto pubblicava alcune fra le sue opere migliori, i romanzi LÉtranger (1942) e La Peste (1947), i drammi Le Malentendu Caligula (1944), il saggio sull’assurdo Le mythe de Sisyphe (1944), le nobilissime Lettres à un ami allemand (1945).

Dal 1948 sembrò allontanarsi dalla politica militante, cui ritornò però nel 1955-56 (collaborando al giornale L’Express) per i fatti di Algeria; ma si dedicò sempre più alla letteratura e al teatro, con opere che suscitarono continue polemiche: i saggi L’Homme révolté (1951), i racconti La Chute (1956) e L’Exil et le Royaume (1957), le “cronache” Actuelles IIIIII (1950-1958). Ma già nel 1957 – tre anni prima della morte in un incidente automobilistico – il premio Nobel ne consacrò la fama, come una delle più forti personalità della letteratura contemporanea.

LA MORALE DELLA RIVOLTA DI CAMUS

La sua “filosofia”, che fa tutt’uno con la scena poetica di scrittore, parte dalle sue riflessioni sul destino dell’uomo, nel suo svolgimento assurdo e irrazionale in una realtà ineluttabile, in cui possono trovare posto, per la forza delle circostanze, il delitto quasi involontario o ingiustificabile, la beffa dell’equivoco. Da questa posizione Camus giunge alla morale della rivolta, rifiuto di compromessi e di conformismi, che salvi, nella solidarietà umana, nel riscatto dei derelitti, i grandi ideali di libertà e di giustizia, e di verità e di bellezza.

La sua è una rivolta dunque non come distruzione, né come rifiuto di tutto, ma come costruzione di vita associata, come creazione libera di un ideale di bellezza. La “dottrina” di C. può mostrare incoerenze e contraddizioni; la realtà della sua arte convince per la purezza classica del suo stile, per la sofferta adesione al dramma della sua generazione, per il coraggioso messaggio di lotta, di fiducia, che esprimono tutte le sue opere. A quelle già ricordate bisogna aggiungere i saggi L’Eté (1954), i drammi Révolte dans les Asturies (1936), L’État de siège (1948), Les Justes (1950), il romanzo postumo La mort heureuse (1971).

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