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Quali sono i (tanti) Comuni che dicono no al deposito nucleare

Deposito Nucleare

Nucleare: la Ue ci chiede di stoccare i rifiuti sul territorio italiano ma gli enti locali si ribellano. Intanto dalla Cop 28 arriva la proposta di triplicare l’energia nucleare entro il 2050

La Cop 28 ha chiuso i suoi lavori approvando, all’unanimità, un documento che vuole dire addio alle fonti fossili e ampliare il mix energetico. Energia da fonti rinnovabili ma non solo. Nel corso del vertice mondiale sull’azione per il clima 22 Paesi hanno chiesto di triplicare l’energia nucleare entro il 2050.

IN ITALIA SI TORNA A PARLARE DI NUCLEARE

Anche nel nostro paese, che ha detto addio al nucleare nel 1987, si torna a parlare di nucleare come una delle strade per lasciare nel passato i combustibili fossili. “Per la prima volta, e lo sottolinea anche l’International Atomic Agency, è espressamente citata nel testo di una Cop la fonte nucleare, assieme alle rinnovabili – ha detto al Corriere della Sera Francesco Corvaro, inviato speciale per il cambiamento climatico del ministero degli Esteri -. Se noi vogliamo veramente ottenere dei risultati sfidanti dentro l’accordo di Parigi non possiamo fare i difficili sulle fonti da utilizzare. Purtroppo, o per fortuna – ognuno ha la sua visione – deve fare parte del mix energetico. In che modo, lo deve indicare la politica. La scelta se dovrà essere terza generazione, quarta generazione, small modular reactors sta in campo ai nostri politici”.

Certo il nucleare non fornirebbe risorse immediatamente disponibili. “Sicuramente, il nucleare non è una tecnologia che si può attivare dalla sera alla mattina, è un percorso lungo – dice ancora il dott. Corvaro. Per questo io parlo di una prospettiva al 2050, prima però bisogna iniziare a discuterne ed eventualmente a programmare”

IL DEPOSITO NAZIONALE NUCLEARE: LE IMPOSIZIONI DELLA UE

Di strettissima attualità è il tema del deposito nazionale nucleare: la Ue impone, infatti, che ogni Paese gestisca scorie sul suo territorio. I rifiuti radioattivi italiani oggi sono in Francia, Gran Bretagna e in Slovacchia. Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dopo anni di ricerche, ha individuato 51 aree dove poter realizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico. Le aree sono state individuate dalla Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali nucleari ormai dismesse.

La Carta delle aree idonee individua 21 siti nel Lazio, 10 in Basilicata, 4 in territori tra Basilicata e Puglia, 1 in Puglia, 5 in Piemonte, 8 in Sardegna, 2 in Sicilia. Dalla pubblicazione della lista gli enti locali hanno trenta giorni di tempo per dare il proprio consenso ad ospitare la struttura che, nel lungo periodo, porterebbe milioni di fondi pubblici, oltre a 4.000 occupati nel cantiere per 4 anni e a 700-1000 nella gestione.

DALLA PUGLIA AL LAZIO E’ RIVOLTA SUI SITI PER IL DEPOSITO NUCLEARE

Non appena il Mase ha pubblicato la lista, dai territori individuati sono arrivate le prime rimostranze. “La Regione Basilicata ribadisce il proprio no all’individuazione in territorio lucano dei siti per i rifiuti radioattivi” ha detto l’assessore regionale all’Ambiente e all’Energia, Cosimo Latronico. Un netto rifiuto è arrivato anche dal sindaco di Altamura, Vitantonio Petronella. “Sono pronto sin d’ora — ha spiegato — a condividere delle azioni comuni con i sindaci dei Comuni di Gravina in Puglia, Matera e Laterza, con i presidenti delle due Regioni e con gli altri rappresentanti della nostra città in Consiglio regionale e in Parlamento”.

Tra le fila delle voci contrarie si inserisce anche quella di Francesco Rocca, il Presidente della Regione Lazio. “Mi auguro – ha detto il governatore  di centrodestra – che nessun sindaco del Lazio candidi il proprio Comune a ospitare il deposito”. Accanto al presidente del Lazio ci sono anche i sindaci della Tuscia, l’area identificata dalla Cnai per ospitare il deposito. Nei prossimi giorni è prevista anche la convocazione del consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci della Provincia per valutare eventuali iniziative da intraprendere.

IL FRONTE DEL NO MONTA ANCHE IN SICILIA E SARDEGNA

In Sicilia sono state individuate due aree nel trapanese, dove però – scrive l’edizione di Palermo di Repubblica – “politici e cittadini minacciano le barricate. Si tratta della frazione di Fulgatore, nel Comune di Trapani, e di Calatafimi-Segesta. I primi a protestare sono i sindaci “Siamo stupiti del fatto di essere rimasti nell’elenco – afferm a il primo cittadino di Trapani Giacomo Tranchida – dopo aver dimostrato come il deposito non possa sorgere qui”.

Il fronte del no monta anche in Sardegna, dove il consiglio regionale ha convocato per il 21 dicembre gli Stati generali per ribadire la contrarietà dell’Isola a diventare deposito delle scorie nucleari. Continuano poi le proteste anche nell’Alessandrino,

LE PRECISAZIONI DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE

Il MASE non vuole obbligare alcun territorio ad accogliere il deposito nazionale. Attraverso il Decreto-legge Energia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 dicembre ha recepito una proposta di legge della Lega, ha introdotto la possibilità di autocandidature per i comuni che non sono compresi nella mappa. La pubblicazione ieri delle 51 aree idonee a ospitare depositi nucleari “non intende indicare i territori sui quali è stato deciso di costruire il Deposito nazionale, bensì permettere alle Regioni e agli Enti locali non presenti nella lista, nonché al Ministero della Difesa per le strutture militari interessate, di proporre autocandidature e richiedere di rivalutare il proprio territorio”, ha dovuto precisare l’Ufficio stampa del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

La lista dei 51 siti sarebbe stata pubblicata per permettere, a chi lo volesse, di presentare la propria autocandidatura. “Le auspicabili manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti che perverranno – scrive ancora il Mase -, permetteranno di verificare l’eventuale idoneità di questi territori, al fine di accelerare il processo di identificazione dell’area, in un’ottica di massima trasparenza e di maggiore partecipazione pubblica al processo decisionale. Qualora le autocandidature dovessero essere ritenute idonee, verrà predisposta ed approvata la Carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa), ai fini della localizzazione del sito unico che ospiterà il Deposito nazionale”.

NUCLEARE: C’È CHI DICE SÌ

Ma non c’è solo chi dice no. A dire di sì al deposito, anzi ad autocandidarsi, è Trino Vercellese, dove già esisteva una centrale nucleare. “Da decreto è prevista una fase di concertazione con i territori. Se a conclusione nessuno si darà disponibile valuteremo nelle sedi opportune la presentazione dell’autocandidatura”. A parlare così è il sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane, che avanza la candidatura del proprio territorio. “Alla luce delle reazioni delle scorse settimane, sono certo che ci impegneremo tutti a fare cultura sul tema e che ci si adopererà affinché la scelta del sito ricada tra le aree individuate nella Cnai – ha aggiunto Daniele Pane -. Se così non fosse, come abbiamo sempre detto, ci siederemo al tavolo per capire come garantire la sicurezza del nostro territorio”.

ENTRO IL 2030 LA QUOTA DI COMBUSTIBILI FOSSILI SCENDERÀ AL 73%

Entro il 2030 i consumi globali di combustibili fossili cominceranno a calare anche senza l’inasprimento delle politiche climatiche. A dirlo è Laura Cozzi, dirigente dell’International energy agency (Iea), organismo creato dopo lo shock petrolifero del 1973 per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti energetici ai Paesi sviluppati. Il suo ultimo World Energy Outlook rileva che il mondo si sta, lentamente, affrancando dai combustibili fossili: entro il 2030 la quota di combustibili fossili nei consumi energetici globali scenderà al 73% mentre le emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia raggiungeranno il loro picco entro il 2025.

“Per dare un’idea del cambiamento, ci aspettiamo che nel 2030 circolino dieci volte più veicoli elettrici di oggi sulle strade — dice Laura Cozzi — e che le tecnologie rinnovabili, dominate dal solare, crescano tanto da arrivare al 50% della generazione elettrica globale. Aggiungendo un 10% circa di nucleare, ne deriva che la quota delle fonti fossili nella produzione di elettricità scenderà attorno al 40%”.

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