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Quando ci libereremo del cinismo burocratico e politico?

Emergenza

I Graffi di Damato sulla richiesta di soldi da parte delle amministrazioni alle famiglie dei deceduti per Coronavirus

Mi era già capitato di osservarlo e non riuscivo a cambiare ad ogni annuncio televisivo di un altro passo in avanti compiuto nella lotta al coronavirus in Italia. I morti, alla fine, mi sembravano sempre troppi.

I MORTI PER CORONAVIRUS IN ITALIA? BARE PER 51 CHILOMETRI

Quei 51 chilometri e più di bare immaginate verticalmente allineate per contenere i 25.549 morti di coronavirus in Italia, risultanti dalla mia ultima verifica elettronica prima di mettermi a scrivere queste riflessioni, mi sembravano insopportabili da ignorare, o archiviare, di fronte alle riduzioni dei contagiati o all’aumento dei guariti, peraltro con tutto il beneficio d’inventario imposto dagli stessi esperti, analisti e quant’altri, tutti concordi nel diffidare dell’attendibilità dei numeri da loro stessi forniti.

LA SENSAZIONE CHE L’EMERGENZA SIA STATA AFFRONTATA CON RITARDO E APPROSSIMAZIONE

Negli ultimi tempi, dai calcoli che facevo moltiplicando per due, lunghezza media di una bara, il numero dei decessi mi è venuto fuori non meno di un altro chilometro al giorno in più nel mio virtuale viaggio fra le vittime dell’epidemia stese sul ciglio della strada. E su quell’ulteriore chilometro di allungamento quotidiano del viaggio ho imprecato non solo contro la bestia che ha attivato guerra infame, ma anche contro quanti, ai veri livelli delle loro responsabilità di cosiddetto governo del Paese e dei suoi territori, mi davano la sensazione di avere affrontato l’emergenza con ritardo o approssimazione, o entrambi.

LA RICHIESTA ALLE FAMIGLIE DI PAGARE PER L’INCENERIMENTO DEI PROPRI CARI

Eppure, in questa già immane tragedia mi è venuta la tentazione di gridare contro gli ancora troppo pochi morti, visto che quelli contati non sono riusciti a produrre la pietà che per me è il solo metro di giudizio con cui si possa valutare la capacità di un uomo di governo – ripeto, a qualsiasi livello – di reagire ad un evento devastante. La tentazione mi è venuta, in particolare, quando ho letto delle richieste pervenute a tante, troppe famiglie di versare alle amministrazioni di turno, o di competenza, le spese d’incenerimento ed altro dei loro cari, morti nella solitudine, chiusi nelle bare caricate per sovraffollamento dei cimiteri o chiese locali su autocarri militari e portati chissà dove per essere cremati e finire in urne qualche volta persino smarrite, o consegnate alle persone sbagliate.

VERGOGNA E RABBIA 

Tutto questo mi è sembrato ancora più orrendo della morte. In quelle tristissime file di autocarri militari usati per il trasporto dei morti di coronavirus l’unica cosa che mi aveva in qualche modo consolato, vedendole in televisione o sulle prime pagine dei giornali, era l’idea di uno Stato, con la maiuscola, che aveva provveduto  pietosamente, appunto, ad una esigenza purtroppo inderogabile, disponendo dei propri mezzi. Quando ho scoperto il contrario, con le notizie di quegli avvisi di pagamento arrivati puntuali alle famiglie, mi sono cascate le braccia, come si dice. E con le braccia tante altre cose. E sono inorridito, arrossendo di vergogna come cittadino. E di rabbia come governato da cosiddette autorità che meriterebbero sputi in faccia: dalle quali, almeno sino al momento in cui scrivo, non è incredibilmente arrivato un segno di consapevole ravvedimento e di scuse. Sono peggiori di quella bestiaccia del Covid 19, come la chiamano gli esperti.

LO STATO SI LIBERI DAL CINISMO

Mi chiedo in questo 25 aprile celebrato tra appelli, proclami, impegni, canti e bandiere, di quanti altri chilometri di bare lo Stato abbia bisogno per liberarsi dal cinismo non so, a questo punto, se più della burocrazia o della politica, se quest’ultima continuerà a voltarsi dall’altra parte.

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