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Quei capricci di lady Boldrini che fanno arrabbiare tutti

Boldrini

L’ex collaboratrice domestica in attesa della liquidazione da 6 mesi, l’ex assistente parlamentare, stipendiata con i fondi pubblici, mandata a fare commissioni personali per l’ex presidente della Camera. Laura Boldrini dà la sua versione, ma questo non esclude l’abuso

L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, finita nel vortice delle accuse da parte della ex collaboratrice domestica e della ex collaboratrice parlamentare fa sapere la sua versione, ma per l’Associazione italiana collaboratori parlamentari (Aicp) si è trattato di abuso.

L’ACCUSA DELLA EX COLLABORATRICE DOMESTICA

La questione che sta travolgendo Boldrini è nata da una soffiata partita dal Caf e raccolta da Selvaggia Lucarelli che in un suo articolo ha dato spazio allo sfogo di Lilia, ex collaboratrice domestica dell’onorevole, accusata di non averle versato la liquidazione. Boldrini ha oggi dichiarato che non è vero e che si è trattato di un “ritardo del Caf”. Ha fatto poi sapere che incontrerà Lilia oggi “per definire il tutto”.

I CAPRICCI DI BOLDRINI

Ma Lilia non è la sola ad aver puntato il dito contro la paladina dei diritti delle donne. Roberta, ex collaboratrice parlamentare, ha riferito molti particolari sui quasi tre anni trascorsi al servizio di Boldrini. Orari di lavoro massacranti, “zero comprensione umana” – come riporta Il Corriere della Sera – e una serie di incarichi che ricordano quelli svolti dall’assistente di Miranda Priestly nel Diavolo veste Prada.

Ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere, comprare trucchi e pantaloni è quanto riferito da Roberta. E qui Boldrini, però, scivola perché la giustificazione fornita è che “un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no”.

“A maggio, finito il lockdown – ha raccontato Roberta – ho chiesto di rimanere in smart working anche perché ho tre figli, di cui uno che si era ammalato seriamente che doveva essere operato. Di treni poi ce n’erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita”.

Roberta aveva un contratto part-time e faceva su e giù tra Roma e Lodi, dove vive con la famiglia. Con il suo stipendio di 1.200 euro al mese doveva pagare anche i viaggi e l’alloggio della trasferta.

Ci sono poi altri collaboratori stretti di Boldrini che rincarano la dose. Tra loro il suo storico portavoce che ha ammesso di essersi dimesso per “contrasti sul trattamento dei dipendenti” e un’altra persona dello staff ha aggiunto: “C’erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi. Se l’hotel che le veniva prenotato da noi ero rumoroso in piena notte magari chiamava urlando”. Boldrini smentisce e a proposito di Roberta dice che aveva messo le cose in chiaro fin da subito – esigenze personali comprese – e che quando le loro strade si sono separate si sono salutate con un “abbraccio commosso”.

PER L’AICP È ABUSO

“Le giustificazioni accampate da Laura Boldrini sono inaccettabili e aggravano la sua posizione. Ai collaboratori parlamentari non possono essere chieste prestazioni che riguardano la vita privata di un parlamentare, come l’acquisto di beni personali”, ha dichiarato in una nota Jose De Falco a nome dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari (Aicp), di cui è Presidente.

“La deputata afferma candidamente di aver delegato la sua ex collaboratrice a svolgere mansioni per nulla attinenti alla sua attività parlamentare, servendosi delle risorse messe a disposizione della Camera, e quindi di fondi pubblici, per onorare la sua retribuzione. Come se fosse una cosa normale. I fatti descritti evidenzierebbero invece un vero e proprio abuso, purtroppo frequente in Parlamento, che non può essere tollerato. Se l’onorevole Boldrini non riesce ad occuparsi delle proprie incombenze private deve assumere un assistente personale e pagarlo con soldi propri. Ma ribadiamo che non può avvalersi di personale stipendiato con risorse pubbliche”.

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