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Quelle culle rimaste vuote per colpa del Covid

Culle Vuote

Siamo un Paese sempre più vecchio e con sempre meno bambini. Secondo SIRU, per il Covid cinquemila culle in più sono rimaste vuote

Il ritardo o il mancato ricorso delle coppie ai percorsi di riproduzione medicalmente assistita a causa della pandemia di Covid-19 ha ridotto le nascite di “ulteriori 5mila bambini l’anno”. Cifra che si somma al cronico calo delle nascite (- 30% in 12 anni, Rapporto ISTAT) da coppie fertili, pari a meno 30% in 12 secondo l’Istat.

Si parla spesso di allarme fertilità nel nostro Paese, allarme peraltro ben testimoniato dai dati demografici, ma questa volta il quadro è quanto mai fosco. Ed è stato tratteggiato dalla Società italiana di Riproduzione Umana (Siru) che si riunirà da oggi al 16 ottobre a Napoli in occasione del quarto Congresso Nazionale.

IL PAESE DELLE CULLE VUOTE

“In un Paese nel quale una persona su sei ha problemi ad avere figli, cioè circa il 15% delle coppie infertili – si legge in una nota della Siru – con dati in costante aumento, la Pma garantisce oltre il 3% di nascite ogni anno”. In occasione del congresso gli esperti – ginecologi, andrologi, biologi, embriologi, psicologi, ostetrici – si confronteranno sulle nuove Linee Guida in Pma. La proposta è già stata redatta dalla Siru con la collaborazione della Fondazione Gimbe, ed è in attesa di valutazione dal Ministero della Salute.

“In Italia non abbiamo mai avuto Linee guida cliniche – spiega Antonino Guglielmino, ginecologo e Presidente Siru- e ciò ha influito sulla individuazione delle buone pratiche legate alle evidenze scientifiche”. “Se per contrastare il Covid abbiamo cercato armi nuove, contro l’infertilità abbiamo già le nostre armi: approvazione delle Linee Guida cliniche e applicazione concreta dei Livelli Essenziali di Assistenza per rimettere la fertilità al centro dell’agenda politica”, aggiunge Luigi Montano, presidente area andrologica Siru. “Accelerare il processo di approvazione delle Linee Guida – conclude Paola Viganò, Presidente dell’area biologica – consentirà di ridurre i tempi di presa in carico di coppie infertili, di individuare eventuali patologie che ostacolano la fertilità e di garantire sicurezza e appropriatezza delle cure in maniera omogenea da Nord a Sud”.

 

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