Le proteste del presidente regione Basilicata, Vito Bardi (FI), sulla bocciatura da parte della Corte costituzionale del suo ricorso che chiedeva di annullare il referendum sul taglio dei parlamentari
La Corte costituzionale ha approvato gli election days. Il 20 e 21 settembre si voterà per il rinnovo di sette consigli regionali (Puglia, Campania, Toscana, Marche, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta), per due elezioni suppletive per il Senato (Sardegna e Veneto) e per circa 1000 comuni. A tutto questo si aggiunge anche il voto per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
BOCCIATO IL RICORSO DELLA REGIONE BASILICATA CONTRO IL REFERENDUM
La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il ricorso della regione Basilicata, che evidenziava la sproporzione nel taglio, si tratta infatti della regione più penalizzata dalla diminuzione dei senatori. La sua delegazione diminuirà quasi del 60%. La Corte, tuttavia, ha lasciato forse uno spiraglio per il futuro, spiegando che la regione avrebbe dovuto proporre un conflitto Stato-regioni ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione e non tra poteri dello Stato.
COSA HA DETTO VITO BARDI
Il presidente della regione Basilicata, Vito Bardi di Forza Italia, ha così commentato, attraverso l’ufficio stampa della Giunta, la decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato non ammissibile il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dalla regione Basilicata in merito al referendum sul taglio dei parlamentari. “Rispetto la decisione della Consulta ma ribadisco la mia convinzione riguardo all’inopinata riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, che a questo punto, in caso di esito positivo del referendum, comporterebbe una lesione grave della rappresentatività parlamentare costituzionalmente riconosciuta alla regione, che verrebbe drasticamente ridotta”.
COSA HANNO DETTO PAGLIUCA E SUMMA
D’accordo con il Presidente della regione anche il deputato di Forza Italia, Nicola Pagliuca: “Con il voto, si può ancora dire no a questa scellerata idea del taglio dei parlamentari che ci porterebbe via in un colpo solo, tutte le grandi conquiste del passato”. Parole forti che si aggiungono alle precedenti anche dal segretario generale della Basilicata della Cgil, Angelo Summa, secondo il quale il taglio dei parlamentari “è un taglio alla democrazia. La Basilicata sarà ancora più penalizzata e rischia la sua emarginalizzazione politica, già compromessa dalla sua dimensione geografica”. Per Summa si tratta di “un attentato alla democrazia, determinato dalla limitazione della rappresentanza dei territori”.
IL CASO BASILICATA (E UMBRIA) AL SENATO
Il taglio dei parlamentari chiesto con il referendum prevede una diminuzione dei deputati da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 parlamentari al Senato. Tutte le circoscrizioni vedranno una riduzione drastica, con una media del 36,5%, sopra la media alla Camera le circoscrizioni Sicilia 1 (da 25 a 15 deputati) e Lazio 2 (da 20 a 12). Al Senato il caso della Basilicata è simile a quello dell’Umbria, sono infatti le due regioni a subire in percentuale il taglio maggiore. In questo caso i senatori sono più che dimezzati (meno 57%): in entrambe le regioni, in caso di sì al referendum, si passerà da 7 a soli 3 eletti.