Luca Zaia sarà capolista in tutte le province alle regionali in Veneto: ecco che cosa significa la sua mossa
Interdetto al terzo mandato, stoppato dagli alleati sulla presentazione di una lista col suo nome, contrariato per la direzione che sta prendendo il Carroccio vannaccizzato, Luca Zaia alla fine s’accontenta di candidarsi capolista in tutte le province e si mette a disposizione della Lega e del candidato in Veneto Alberto Stefani.
Un vero e proprio strappo, dunque, non si consuma. Nessuna lista autonoma e sostegno pieno all’enfant prodige della Lega per tenere salda nelle mani di Salvini e compagni la regione più identitaria. Ma il messaggio agli alleati e alla Lega romana è chiaro: sulle schede il mio nome ci sarà. Ergo, l’enorme bacino di voti del Doge, vero unicum del panorama elettorale italiano, sarà pesato, con buona pace di chi vuole cambiare fisionomia al partito o sfruttare l’occasione per assorbire i suoi consensi in Veneto.
L’ANNUNCIO DI ZAIA: “IO CAPOLISTA IN TUTTE LE PROVINCE”
L’annuncio è arrivato ieri all’evento a Pala Geox di Padova che lanciava la campagna elettorale di Alberto Stefani alle regionali in Veneto.
Il più acclamato sul palco non è però il candidato, né tantomeno Salvini, ma l’uscente Zaia, che mette a disposizione della coalizione di centrodestra, ma soprattutto del suo partito, il suo enorme peso politico.
Il fastidio c’è e si sente anche nel discorso con cui scioglie la riserva sul suo posizionamento per le regionali: “Posso capire tutto ma non i veti e allora ho detto: se sono un problema, cercherò di diventare un problema reale e quindi, parlando con Alberto, ho solo una soluzione per diventare un problema: mi candido capolista in ogni provincia”. Poi lancia anche la sfida ai cugini della Lombardia e si dà la missione di superarne i consensi.
LA BASE DELLA LEGA RIGETTA IL METODO VANNACCI
Si rema tutti nella stessa direzione per riportare la Lega a essere il primo partito in Veneto, dunque, dopo l’exploit di FdI alle europee.
Salvini non è in discussione, ma dalla base arriva un messaggio chiaro alla Lega “diffusa”: con i discorsi d’odio non si va da nessuna parte, come confermano anche i risultati delle regionali in Toscana, dove si è puntato forte sul metodo Vannacci.
La linea contraria alle tendenze sovraniste e populiste la sintetizza bene Massimo Garavaglia, leghista vecchia scuola: “Non mi riconosco in una Lega triste e arrabbiata. La Lega è altra cosa: il buon governo di Giorgetti, il buon governo di Zaia ma anche un’idea di libertà e sviluppo che trova nell’autonomia dei territori verso Roma la chiave”.
QUALE DESTINO PER IL DOGE: L’IPOTESI DELLA LEGA NORD+SUD
Rimane irrisolto il quesito sul destino del Doge una volta che avrà consegnato il Veneto nelle mani del suo successore. Al di là dei consensi, sul nome di Zaia convergono le speranze di chi vorrebbe per il Carroccio un ritorno alle origini, o quantomeno una svolta in continuità col passato. Per questo da tempo sul tavolo c’è l’ipotesi di sdoppiare il partito, sul modello tedesco Cdu-Csu, e lanciare una Lega a due binari, al Nord e al Sud. è n questo ambizioso progetto politico che potrebbe essere ritagliato un ruolo di peso per il futuro di Zaia.