Ancora polemiche sul servizio di Report che ha diffuso la conversazione privata tra l’ex ministro…
Renzi tampona Tajani
Renzi all’assalto di Tajani per l’eredità politica ed elettorale di Berlusconi. I Graffi di Damato
Proprio nel giorno in cui Antonio Tajani da vice presidente e reggente diventa presidente di Forza Italia e si apre anche formalmente il dopo-Berlusconi nel partito avviato verso il congresso dell’anno prossimo, Matteo Renzi lo attacca dalle colonne del “suo” Riformista dandogli del “timido” sul fronte della riforma della giustizia. Che interesserà pure ai cittadini meno degli scioperi nei trasporti – come insinua una vignetta di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera – ma costituisce il maggiore tema del dibattito politico.
Sotto il titolo “Il prezzo della libertà” Renzi scrive dall’alto o dal basso, come preferite, del suo terzo polo coll’eterno dissidente Carlo Calenda che si possono pure comprendere le difficoltà nei rapporti tra i fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e i leghisti di Matteo Salvini, che vivono male la stagione del garantismo provenendo entrambi da un passato giustizialista, forcaiolo, manettaro e quant’altro. Ma “la vera sorpresa è Forza Italia… contro Forza Italia”, scrive l’ex presidente del Consiglio lamentando una certa “timidezza” di Tajani. Che – scrive ancora Renzi – “non nasce solo dal carattere accomodante ma soprattutto dalla paura di disturbare il manovratore, cioè la premier: paura che dalle parti di Forza Italia è diventata ormai la bussola per qualsiasi decisione politica”.
Unita a una “lettera” diffusa ieri al suo pubblico internettiano per difendere la buonanima di Berlusconi dai tentativi ancora in corso alla Procura di Firenze di coinvolgerlo nelle stragi mafiose di una trentina d’anni fa come mandante, interessato, beneficiario politico e quant’altro, avendo vinto le elezioni del 1994 nel clima creato da quegli eventi, la sortita di Renzi segna il rilancio della sua neppure tanto nascosta ambizione di raccogliere l’eredità elettorale del Cavaliere in concorrenza con Tajani oggi o chissà con chi altro domani.
Il guaio di Renzi, in questo assalto all’eredità di Berlusconi come un nuovo “royal baby”, dopo la prima edizione immaginata e scritta da Giuliano Ferrara sul Foglio dei tempi in cui lo stesso Renzi era presidente del Consiglio; il guaio del senatore toscano, dicevo, è che la “timidezza” di Tajani, pur apparendo chiara a lui, sia contraddetta dalla cronaca, diciamo così. Proprio oggi Il Fatto Quotidiano titola che “anche sulla mafia”, oltre che sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, “Nordio e FI se ne fregano del no del Colle”. Un no peraltro che a proposito della cosiddetta “rimodulazione” del reato di concorso esterno in associazione mafiosa propostasi dal guardasigilli è stato condiviso per conto della Meloni dal suo principale sottosegretario a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, ma decisamente rifiutato da Tajani. Il quale si è allineato a Nordio, come anche sulla separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici. Di concreto e reale rimane quindi solo la volontà o l’interesse di Renzi di contrastare la leadership forzista di Tajani, a prescindere.